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Ancora prima che l'autore iscrivesse la sua storia al mio servizio di recensioni ed io la inserissi "ufficialmente" nella mia lista di cose da leggere sul serio nel più breve tempo possibile, avevo già inserito Le Cronachedi Hectoria nella mia biblioteca di wattpad, perché l'avevo già vista in precedenza e ne ero stata subito attratta. E questo grazie soprattutto alla copertina, per lo meno nell'immediato. Questo vorrà pur dire qualcosa e secondo me i motivi sono essenzialmente due: 1) La copertina salta subito all'occhio perché è particolare e fuori dagli schemi per questa piattaforma, è un tipo di illustrazione (diciamo così) che qui su wattpad si trova raramente, praticamente mai. Questo perché sembra fare riferimento più ad un fumetto o ad una Graphic novel piuttosto che ad una storia vera e propria, ed inevitabilmente finisce per attrarre ed incuriosire; 2) Una volta cominciato a leggere si capisce come essa sia davvero perfetta per il contenuto che deve rappresentare, in quanto una storia che si presenza come poco seria, che vuole esserlo, assumendo i connotati di una favola da leggere in chiave ironica, non può che essere presentata sotto forma di un cartone animato, in cui tutto può davvero succedere. Inoltre in questa parte posso permettermi di fare un appunto sulle meravigliose immagine inserite come copertina ai capitoli e all'interno dei capitoli stessi, disegnate sempre dall'autore stesso, che permettono di completare la storia e le danno maggiormente l'aria di una favola per bambini, anche se in realtà non si tratta assolutamente di questo. La facciata e maschera con cui la storia è stata costruita le fanno soltanto guadagnare punti. [10/10]
Sinossi
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Breve e chiara, dritta al punto ed essenziale. Semplicemente perfetta. Per chi ha il fantastico e raro dono della sintesi, nonché la capacità di dire tutto senza dire nulla, non servono giri di parole, periodi infiniti, paroloni altisonanti. Davvero, non c'è altro da dire. [10/10]
Trama e contenuto La frase che l'autore, molto intelligentemente,ha piazzato in copertina, ossia "un'epopea magica e non molto seria", fa ben capire cosa si troverà davanti chi deciderà di leggere Le Cronache di Hectoria. L'ampia avventura e il tortuoso viaggio che il protagonista Hector si ritrova ad affrontare hanno tutto ciò che può caratterizzare un fantasy classico ma letto in chiave decisamente umoristica. Così abbiamo un eroe che si discosta nettamente dal classico stereotipo: il protagonista Hector è un felimago (ossia un gatto dotato di poteri magici) che è, sì, coraggioso e impavido, ma è anche egocentrico, narcisista, egoista, scorbutico, avido e un gran cascamorto. È inoltre molto ambizioso, perciò nutre il desiderio di diventare il nuovo Re del regno Victoria, il cui nome verrebbe quindi tramutato in Hectoria. Nonostante la sua convinzione di riuscire nell'impresa, Hector non è stupido e sa bene di essere ancora un mago alle prime armi, autore di numerosi problemi ogni qualvolta ha provato a cimentarsi con un Incantesimo, così decide di rubare il potente libro di magia del suo malvagio maestro Lord Zardack, per studiarlo e usarlo per allenarsi in preparazione al suo piano di regnare. Nell'impresa chiede aiuto al goblin Sgrinfio, un aiutante all'apparenza poco utile, perché estremamente fifone, per niente forte o robusto, soggetto alla continua cattiveria del felimago. Inutile dire che i due falliscono nell'impresa e, per evitare una terribile punizione ad opera di Lord Zardack, quest'ultimo gli fa una proposta: conquistare l'inespugnabile Roccanube, ossia il palazzo reale, per suo conto, entro tre mesi. Un'impresa all'apparenza impossibile che però non ferma Hector, il quale, aiutato da Sgrinfio e nuovi personaggi che incontrerà nel suo cammino, affrontando pericoli ad ogni angolo di ogni sorta, uomini senza scrupoli posti sulle sue tracce per fermarlo, tenterà di dare una svolta alla propria vita e di riscattarsi davanti a chi non ha mai creduto in lui. E tutto ciò descritto in maniera egregia e fiabesca, condita da una dose abbondante di comicità ed ironia mai minimamente celata, in cui spesso gli avvenimenti stessi paiono comici, talvolta perfino i modi in cui i protagonisti si levano dagli impicci paiono ridicoli, ma danno in questo modo spessore ad una storia che vuole essere esattamente questo. L'azione non viene mai a mancare ed ogni capitolo è un'avventura con un ostacolo da superare, così che il lettore non sappia neanche cosa sia la noia. [10/10]
Personaggi Tutti i personaggi de Le Cronache di Hectoria, chi più e chi meno, rappresentano in buona misura un capovolgimento degli stereotipi dei personaggi tipici di una storia e, più nello specifico, di una fiaba. Hector stesso, come già scritto prima, ha ben poco del classico eroe protagonista, eppure l'ho adorato dall'inizio alla fine, nel suo lento mutare ed evolversi verso una nuova consapevolezza di se stesso. Questo perché è stato caratterizzato così bene e la sua trasformazione seguita passo dopo passo senza fretta, da renderlo un personaggio senza maschere e senza filtri. Allo stesso modo tutti gli altri personaggi sono chiari nella mente dell'autore così come in quella del lettore, quindi abbiamo Sgrinfio, l'aiutante pauroso ma fedele fino alla morte, Brog, lo gnomo Ammazzafolletti sadico ma dal cuore d'oro, l'elfa Palmyra disinteressata ma dall'anima estremamente particolare e tanti altri. Ognuno di loro è stato amato e odiato per diretto intervento dell'autore stesso, che ce li ha serviti per intero a 360 gradi per passare sotto il nostro giudizio. [10/10]
Ambientazione Le Cronache di Hectoriamantiene la sua comicità anche per quanto riguarda alcuni luoghi, specie nella scelta dei nomi. Ognuni di essi, inoltre, sembra ancora una volta essere uscito da un libro di fiabe e fa venire voglia nell'immediato di fare un biglietto (magari di sola andata) per Victoria. La cosa interessante è come ciascun nome non sia stato dato a caso ma sia stato scelto per una particolare caratteristica di quel posto, come Val di Lagna, i cui abitanti passano il loro tempo a lamentarsi dei ricchi che non lavorano la terra. Anche le descrizioni sono suggestive e si impegnano a dare informazioni importanti, non necessariamente ai fini della trama, su quella particolare Ambientazione, per non renderla soltanto scenario di un determinato avvenimento ma parte di un mondo che l'autore si è impegnato a creare. Come se fosse il pezzo di un puzzle da completare o un mattoncino di un palazzo da costruire. Qualcosa in questa parte è mancato per questo motivo, perché ho visto quanto l'autore ci tenesse a presentare le sue bellissime ambientazioni, e mi è dispiaciuto vedere come in pochi punti (davvero pochi) questo sia andato leggermente perdute. [9/10]
Grammatica, lessico e stile Ho apprezzato tantissimo lo stile fluido e lineare dell'autore, il suo intervenire spesso in prima persona nella narrazione con la rottura della quarta parete è una scelta azzardata e non sempre apprezzata da tutti, ma per me perfetta in questo contesto, in una storia come questa che somiglia ad una favola. Il lessico è ben curato, il registro medio, l'autore non desidera peccare di presunzione, ma raccontare una storia semplice in modo semplice catturando il lettore con altri espedienti narrativi che funzionano decisamente meglio, come la chiave comica con cui va letta l'opera e il suo intervento anch'esso ironico, nonché il suo discutere con i personaggi in modo diretto. Errori veri e propri non ce ne sono, così come refusi di qualunque tipo, o un uso sbagliato della punteggiatura, tuttavia i verbi sarebbero da rivedere, in quanto più di una volta si passa in modo incongruente dal passato al presente e viceversa, confondendo un po' la sfera temporale. Questo è l'unico appunto che ho da fare su questa parte. [9/10]
Originalità Di per sé Le Cronache di Hectorianon hanno niente di originale, perché partono da elementi visti e rivisti che sono praticamente i capisaldi del fantasy: alla fine, si tratta di un mago dalle sembianze di un gatto che parte per un viaggio per conquistare un castello e diventare il nuovo re. Detto così non c'è niente di strabiliante, ma sta proprio qui l'originalità, e il potenziale, di questa storia: l'autore costruisce attraverso elementi semplici una storia particolare fuori dai soliti schemi, a partire dai personaggi che sono l'antitesi di ciò che dovrebbero essere e la chiave umoristica che mette in dubbio ogni cosa e risolve le situazione più disperate nei modi più disparati. Sicuramente il tratto più originale di questa storia non è la trama in sé ma il modo in cui l'autore l'ha costruita e si è divertito a smembrare, pezzo dopo pezzo, ciò che sarebbe dovuto essere e ciò che invece non è stato, senza cadere mai nella banalità, un po' come Brog l'Ammazzafolletti che usa le ossa delle sue vittime per creare ogni volta nuove creazioni in modi diversi. [10/10]
Parere personale Come al solito, dopo tutto ciò che ho detto fino ad ora, sembra inutile scrivere qui sotto se la storia mi è piaciuta e perché. Ovviamente tutto ciò di cui ho parlato fino ad ora ha contribuito al mio giudizio e mi sembra abbastanza ovvio che la storia mi abbia decisamente entusiasmata. Prima di tutto, come ripetuto più volte, sono un'amante dei gatti (è quasi riduttivo, visto che è il mio animale preferito e ne ho tre, più i randagi di cui mi occupo a tempo pieno), quindi un felimago come protagonista ha subito attirato la mia attenzione. Poi contro ogni previsione, nonostante io non sia una grande amante del genere comico, questa storia è riuscita a strapparmi un sorriso in tante occasioni e mi ha permesso di affezionarmi ad ogni singolo personaggio ed odiare invece chi si metteva sulla loro strada per ostacolarli. Si tratta di una favola di altri tempi in chiave a tratti moderna (ci sono stati più riferimenti a elementi del nostro presente) come ne esistono poche, capace di far tanto sorridere quanto riflettere. Una bella fuga dalla realtà. [10/10]
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