L'errore

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<<Ora sei soddisfatto?! Hai idea di quello che sei riuscito a combinare in meno di cinque minuti?>> Blake continua ad urlarmi contro da non so quanto tempo. Mi viene ancora il nervoso nel pensarla su quella moto... stringo forte i pugni e chiudo gli occhi per cercare di rilassarmi. <<Non so cosa mi sia preso ok? Ora la smetti di urlare e cerchiamo un modo per trovarla, ora e vulnerabile e potrebbe fare cose che non vorrebbe>> <<Ah perché ora ti preoccupi? Poco fa l'hai minacciata sperando che Edward la trovi prima di noi.... che gioco stai giocando Thomas?>> Gli lancio un'occhiataccia facendogli segno che c'è ancora Elisabeth accanto a noi. Mi da fastidio anche solo saperla respirare. <<Ora verremo con te a casa sua, ci presenterai a sua madre come suoi amici, capito?>> Elisabeth annuisce ma percepisco che non è d'accordo. <<Sua madre parla l'inglese?>> chiede Blake. Io non ci avevo neanche pensato. Lei annuisce di nuovo. <<Hai perso finalmente la lingua?>> le lancio un occhiataccia. <<Vorrei solo capire cosa è successo e soprattutto perché siete qui? Non dovevi picchiare quel povero ragazzo cosa ti ha fatto? Chi è Edward? E cosa vuole da Beatrice? E.......>> <<Ti preferivo un secondo fa! Siamo qui per Beatrice, non per te sia chiaro! Quel tipo non doveva intromettersi, non le avrei sfiorato neanche un capello e Edward non è affar tuo... dimentica quel nome.>>  alza l'indice indicando una macchina <<Eccola, è arrivata.>> Ci avviciniamo  e avrei capito da lontano che quella fosse stata la madre di Beatrice, è praticamente uguale, solo con qualche ruga in più. <<Francesca, questi sono Blake e Thomas, sono venuti fin qui per fare una sorpresa a Beatrice. Possono venire con noi?>> <<Hai detto Blake? Sono proprio curiosa di conoscerti! Ho sentito parlare di te. Salite.>> Blake mi lancia un sorriso pieno di se. <<Ha sentito parlare di me>> mima soddisfatto sottovoce mentre sale in macchina. <<Dov'è Bea?>> chiede la madre. <<E' con un suo vecchio compagno di classe, Filippo. Le ho detto di andare a fare un giro con lui sapendo che loro stavano per arrivare in modo che la sorpresa sarà ancora più inaspettata>> le risponde subito Elisabeth. <<Per caso sa dove abita?>> mi viene da chiedergli d'istinto. Gli occhi della signora mi guardano dritto dallo specchietto retrovisore, poi abbassa lo sguardo, poi lo rialza ancora, come se la mettessi a disaggio. <<Si, ma che sorpresa sarebbe se vi portassi da lei a casa di uno sconosciuto? Aspettiamo che torni, sarà veramente sorpresa di vedervi.>> Sorride dolcemente a Blake. Sbuffo e giro gli occhi all'aria buttandomi sullo schienale, cercando con tutte le mie forze di non offenderla. <<Che guardi?>> dico a Elisabeth che mi fissa in un modo fastidioso. Si gira di scatto per guardare fuori dal finestrino. <<Ecco, brava>>.  

Nel soggiorno non riesco a stare seduto. Vado avanti e indietro da circa mezz'ora passandomi ripetutamente la mano tra i capelli. Sono nervoso e il non sapere il motivo mi rende ancora più nervoso. Mentre Blake sembra a sua aggio con la madre di Beatrice, chiacchierando e bevendo caffè come se fossero amici di vecchia data. <<Potresti fermarti? Mi stai innervosendo>> Lancio un occhiataccia ad Eli senza rispondere e continuo ad attraversare la stanza avanti e indietro. Ad un tratto mi prende per braccio. <<Ti potresti dare una calmata? Qual'è il problema?>> mi strappo via dalla sua presa, affrontandola faccia a faccia. <<Non azzardarti più a toccarmi con quelle mani schifose>> indietreggia lentamente. <<Tu hai seri problemi! Ecco perché preferisce Blake, lo dice sempre che è molto più dolce e gentile di te!>> <<Se credi di provocarmi ti sbagli di grosso. Non m'importa di quello che dice o di quello che preferisce. A dirla tutta non m'importa niente di lei! Vuole Blake? buon per loro. Dopo tutto come si dice? Dio li crea e poi li accoppia.>> sicura di se si riavvicina <<E allora perché sei così nervoso se non t'importa niente di lei?>>  Mi avvicino ancora di più a lei guardandola dritta negli occhi con fare severo <<Thomas vorresti un caffè?>>  mi chiede con fare gentile Francesca. Distolgo lo sguardo da Eli, che ormai è diventata dura come una pietra dalla paura, per rivolgere un sorriso falso a quella donna. <<La ringrazio ma no, sono già abbastanza nervoso di mio>> resta ferma per un attimo sorridendomi, come per dire " si l'ho capito". <<Vado a prendere un pò d'aria fresca>> annuncio. <<E se ti perdi?>> chiede preoccupato Blake. <<Magari>> ribatte Elisabeth. <<Saprò cavarmela>> rispondo brevemente. Apro la porta d'ingresso e mi ritrovo Beatrice di fronte. <<Oh cazzo>> esclama. La spingo leggermente indietro per non farla entrare e chiudo la porta. <<Oh cazzo? oh cazzo si! Dove sei stata?>> capisco dal suo sguardo che è ancora arrabbiata con me. <<Fammi passare Thomas!>> dice con tono decisa. <<Non devo darti nessuna spiegazione, sono abbastanza grande da poter decidere da sola dove e con chi andare.>> mi spinge via con forza, tanto da perdere quasi l'equilibrio. <<Non ho paura di te!>> mi urla guardandomi negli occhi. Mi abbasso con la testa su di lei <<Invece dovresti>> resta in silenzio. L'unica cosa che riesco a sentire e il suo respiro sulle mie labbra. Senza rendermene conto la sua lingua e già nella mia bocca ansimando. Mi tiro indietro per guardarla negli occhi e capisco che mi vuole. <<Per favore>>. Non riesco a resistere a quella supplica. La prendo in braccio mentre le nostre lingue continuano a danzare allo stesso ritmo. La porto sul retro della casa, dove non può vederci nessuno. La sbatto contro al muro e inizio a leccarle il collo mentre con una mano le accarezzo i capezzoli e con l'altra le tengo ferma la testa. <<Thomas>> ansima forte. <<Cosa vuoi?>> le chiedo fermandomi. <<Continua>> mi esce un sorriso spontaneo. <<Pensavo avessi capito come funziona con me>> le strizzo delicatamente l'altro capezzolo facendola sussultare. <<Ti prego Thomas, continua>> il suo respiro ora è più pesante, la sua voglia di avere di più cresce secondo dopo secondo. Le alzo la maglietta e inizio a fare dei cerchi con la lingua sul suo seno, evitando i capezzoli. Alzo gli occhi per guardarla mentre soffre di desiderio. Prova a spostarmi con le mani nel punto in cui desidera sentire la lingua, così gliele afferro stringendole forte in una mano. <<Ansima più forte>> le ordino <<Perchè mi fai questo?>> lentamente inizio a baciarle la pancia, scendendo sempre più giù. Sento il suo corpo tremare sotto la mia presa. Le abbasso i jeans e con la mano mi faccio strada verso il suo punto debole. Mi passo le dita sulla lingua bagnandole per poi accarezzarla sul clitoride. Sento il suo corpo irrigidirsi mentre le dita massaggiano sempre più forte. Penso sia prossima all'orgasmo. Le lascio le mani e con fare veloce la giro di spalle. La mia erezione e già pronta per soddisfarla. La esco e gliela faccio sentire. La guardo mentre si dimena su di esso, volendolo impazientemente. <<Dimmelo>> le dico mentre la schiaffeggio. <<Scopami>> <<Non ho sentito>> la schiaffeggio ancora. <<Ti supplico Thomas, scopami!>> con fare sicuro sono dentro di lei in un attimo. Inizio a muovermi lentamente per faglielo sentire tutto. Dentro e fuori per poi darle un colpo secco facendola sussultare e ansimare contemporaneamente. Man mano aumento il ritmo, e anche le sue urla iniziano ad essere più forti. <<Thomas io sto per....>> <<Vieni per me>> battendo forte con lo stesso ritmo, scoppia in un orgasmo soffocando un grido. Assicurandomi che sia finito il suo orgasmo, la faccio inginocchiare e glielo metto in bocca, riempiendola. 

Le allontano il viso e l'aiuto a rialzarsi, accarezzandole le guance. Le stampo un bacio in testa e le ribasso la maglietta. <<La prossima volta che scapperai da me ti farò soffrire ancora di più.>> <<Allora dovrò scappare via più spesso>> mi dice ridendo affannata. Ma il suo sorriso svanisce subito quando nota che non sto scherzando. <<Grazie per la scopata, ne avevo bisogno.>> La sua espressione cambia d'improvviso. <<Quindi per te sono solo questo? Una scopata?>> Alzo un sopracciglio. Pensa davvero che potrebbe essere di più? <<No, puoi essere anche due o tre o più scopate.>> Le dico mentre mi riallaccio il bottone dei jeans. <<Perchè, speri o pensi che sarebbe stato qualcosa di più?>>  Le sue guance iniziano a diventare rosse dal nervoso. Con gli occhi pieni di lacrime mi molla uno schiaffo. <<Bea>> non riesco a finire che me ne tira un altro. <<Senti...>> questa volta la precedo e le afferro la mano. <<Tra me e te oltre a questo non potrà mai esserci niente. E tu lo sapevi già da tempo.>> analizza attentamente le mie parole restando in silenzio, un silenzio che sembra interminabile  <<L'unica cosa che so da tempo è che tu sei il mio più grande errore!>> Con furia si stacca dalla mia presa e corre dentro casa. Prima o poi capirà. 

Damon ScottDove le storie prendono vita. Scoprilo ora