27. Ricordi

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Un altro lunedì, un'altra settimana che inizia nel peggiore dei modi. Stamattina, Grayson si è alzato mezz'ora prima pur di non incontrarmi, e se c'è una cosa che mio fratello odia, quella è svegliarsi presto. Non ha fatto colazione e ha preso l'autobus per andare a scuola pur di non salire in macchina con me.
Mi ha ferita? Abbastanza. Lo capisco? Purtroppo sì.
Allora ho deciso, per una volta nella mia vita, di lasciar perdere e dargli tempo. Ho già fatto abbastanza danni.
Sul fronte Cedric, stesso silenzio. Gli ho scritto per chiedergli se voleva fare colazione da Starbucks prima della scuola, ma non ho ricevuto alcuna risposta.
Con Seth, invece, le cose sembrano andare meglio. Non è tipo da rimanere arrabbiato troppo a lungo e, per fortuna, due giorni gli sono bastati a smaltire l'ira nei miei confronti. Ha acconsentito ad incontrarmi questo pomeriggio per chiarire le cose. Gli devo delle scuse, e spero che le accetterà.
A quanto pare, avevo frainteso la situazione con Riley sotto ogni punto di vista, e lei sta solo con Seth. Nonostante tutto, è un sollievo. Seth se lo merita, e io avrei dovuto pensare di più prima di combinare l'ennesimo dei miei casini.
Lo sportello dell'auto si apre all'improvviso, facendomi sobbalzare e sbattere le mani contro il clacson. Nella foga, urto pure la leva dei tergicristalli, che stridono contro il vetro asciutto.
«Gesù, Emma, ti ho anche salutata con la mano! Ma a cosa stavi pensando?»
Liam si chiude lo sportello alle spalle e ferma i tergicristalli. Quando il respiro è tornato regolare, mi volto a guardarlo. Non è aggiornato sugli eventi dell'ultima settimana e, nonostante siamo dei pessimi amici, è una fortuna, perché almeno lui non ce l'ha con me. C'è da dire che Liam difficilmente ce l'ha con qualcuno, ma penso che anche lui avrebbe da ridire sulle mie azioni nell'ultimo periodo. Ma non è di me che parleremo oggi.
Metto in moto mentre lui si allaccia la cintura e imbocco la strada che porta alla scuola dei miei fratelli.
«Come va?»
Da Liam proviene solo silenzio per così tanto tempo che inizio a pensare non mi abbia sentita, allora mi volto a guardarlo, beccandomi un colpo di clacson da una mamma pazza con la macchina piena di bambini urlanti sulla corsia opposta. Alzo una mano in segno di scuse.
«Se riuscissi a sopravvivere alla tua guida sprovveduta sarebbe meglio», mi prende in giro Liam. Noto con la coda dell'occhio che è aggrappato alla maniglia sopra la portiera.
«Ehi, io guido benissimo! In ogni caso, il fatto che desideri vivere mi fa ben sperare».
Sospira, e quel sorriso tirato che aveva messo su crolla come un castello di carte.
«Ci sono giorni in cui sto meglio e giorni in cui non ho neanche voglia di uscire. Sai quanto Melanie fosse importante per me; è stata il mio primo tutto: il primo bacio, il primo appuntamento, il primo muffin salato alle verdure, il primo film di Nolan, la prima notte insonne trascorsa a parlare di cose stupide, la prima persona che io abbia mai amato... a volte sento che senza di lei non sono nulla. Pensavo davvero che l'avrei sposata, Em...»
Quell'amara rassegnazione che si mescola alla tristezza nella sua voce mi fa stringere il cuore.
«So che la amavi, Liam, ed è questo che devi conservare del tempo trascorso insieme. Quella bellissima sensazione che provavi ogni volta che lei era con te, e tutti i bei ricordi che avete accumulato, finché non diventeranno cicatrici che sfiorerai con un sorriso, ripensando a quanto ti hanno fatto stare bene».
Mi lancia un'occhiata corrucciata. «Non so se l'idea mi faccia sentire meglio, non dovrei cercare di dimenticarla, piuttosto che ricordarla?»
Faccio spallucce. «Puoi anche provare con il metodo tradizionale, ma secondo me non funziona, perché ti ritroverai soltanto a cercare di reprimere dalla tua testa qualcosa che ha fatto parte di te per tantissimo tempo, e finirai per nutrire sentimenti d'odio verso una persona che è stata la più importante per te, al punto che quello che avete vissuto ti sembrerà marcio e insignificante».
«Wow, oggi sprizzi positività da tutti i pori».
Gli tiro un pugno contro il braccio e lui ride.
Continuo il mio discorso: «Quello che intendo, è che tentare di cancellare ciò che è stato non porterà nulla di buono, ed è impensabile. È meglio vedere quei momenti sotto un altro punto di vista ed abituarti a considerarli dei ricordi di ciò che avete avuto, conservandone la magia, piuttosto che tentare di distruggerne l'essenza».
Liam tace, ma allunga una mano per darmi un buffetto sulla guancia.
«Sei la più saggia, Emmy».
Parcheggio con un sorriso. Almeno qualcuno pensa ancora che io sia una brava persona!
Liam lancia un'occhiata al cielo plumbeo che incombe sulle nostre teste prima di incamminarsi verso la scuola.
«Che tempo di merda».
Seguo il suo sguardo, che punta alle nuvole grigie. Il vento caldo scuote le palme che costeggiano la strada, facendole ondeggiare come spighe di grano.
«È in arrivo una tempesta tropicale dall'America Centrale, ma dovrebbe calare d'intensità e trasformarsi in un semplice temporale entro qualche giorno, o così dicono».
«Oppure in un uragano», commento.
Non sarebbe strano, non a Miami.
«Oppure in un uragano», ripete Liam. «Ma non sembra il caso... comunque, cerca di stare attenta nei prossimi giorni».
«Certo Lili, come faresti senza di me, altrimenti», gli do una spallata, sbeffeggiandolo.
Liam scuote i ricci scuri e alza gli occhi al cielo.
«Dove ci aspettano Daisy e Jake?»
«All'uscita».
Ci dirigiamo verso l'ingresso della scuola, un edificio color crema con un ampio cortile pieno di bambini dai sei ai tredici anni, un incubo per tanti, ma non per me che ci sono abituata. Salgo sul marciapiede rialzato che costeggia la scuola per scrutare in lontananza, oltre gli scuolabus parcheggiati che si stanno riempiendo di bambini, ma non vedo i miei fratelli.
Sta cominciando a salirmi l'ansia, finché il cortile non si svuota un po' e riesco a scorgere Daisy accanto alle colonne all'ingresso, di spalle, che parla con un bambino.
Senza distogliere lo sguardo, colpisco ripetutamente Liam per attirare la sua attenzione.
«Che succede?»
Aggrotta la fronte per guardare nella direzione indicata dal mio dito.
«Quello è il bambino che piace a Daisy!»
Liam ride. «È più coraggiosa di te!»
«Ehi», protesto. «Ognuno ha i propri tempi».
«I tuoi tempi si traducono in anni, Em».
Se la ride, e anche se lo fa a mie spese, sono contenta che sia più allegro.
Lo trascino a cercare Jake per lasciare a Daisy ancora qualche minuto con la sua cotta, ma mio fratello non sembra essere da nessuna parte. Sto per andare in iperventilazione, quando Liam propone di cercarlo sul retro della scuola, ed effettivamente lo troviamo, ma lo spettacolo che si apre di fronte ai nostri occhi mi causa un capogiro.
«Jake, che è successo?!»
Mi inginocchio accanto a lui, seduto sulle scale di emergenza con la testa penzoloni tra le gambe, gli occhiali rotti ai suoi piedi. Non emette un fiato, e per un attimo penso al peggio. Lo afferro con delicatezza per le spalle e lo costringo a guardarmi negli occhi.
Spalanco la bocca di fronte al suo occhio sinistro tumefatto, il cuore prende a corrermi all'impazzata nel petto e il livello della pressione si alza pericolosamente.
«Chi ti ha fatto una cosa del genere?»
Sono sorpresa di quanto la mia voce suoni calma, perché dentro vado a fuoco. E finalmente ogni tassello va al suo posto. Jake era strano la mattina del brunch, turbato, inoltre ultimamente era sempre più chiuso in sé stesso. Vorrei prendermi a calci per non averlo notato prima. La cosa deve andare avanti da un po'.
«Ti prego, non dirlo a mamma e papà!»
Mi supplica di getto, con l'occhio sano traboccante di lacrime.
Stringo i denti così forte da sentirli scricchiolare. Mi alzo in piedi di scatto, ma Liam mi afferra per la spalla prima che possa fare qualcosa, i muscoli già protesi verso la porta sul retro.
«Em... dovremmo chiamare i tuoi genitori e farli parlare col preside».
«No, per favore, Emma!»
So che dovrei ascoltare Liam, ma il sangue mi pulsa nelle orecchie. Lui aiuta Jake ad alzarsi da terra e raccoglie gli occhiali. A vedere la montatura spezzata e le lenti rotte, però, prevale l'istinto.
«Dimmi chi è stato e ti prometto che non lo dirò ai nostri genitori».
«Emma!»
Ignoro le proteste e lo sguardo infuriato di Liam.
Jake si asciuga le lacrime con mani tremanti e raggiunge il marciapiede da cui si riesce a vedere il cortile, dove indica un gruppo di ragazzini più grandi che stanno ridendo tra loro.
«Aspetta qui con Liam».
«Emma, è una pessima idea!»
La voce di Liam è solo un'eco lontana, annebbiata dalla mia ira. Quando sono abbastanza vicina, i ragazzini smettono di ridere e mi osservano con dei sorrisetti di scherno.
«Che vuoi, signora?»
Individuo subito il capobranco, ovvero quello che mi si è appena rivolto come se avessi quarant'anni e, in ogni caso, senza il dovuto rispetto. Gli altri mi guardano in attesa.
Allungo una mano e lo afferro per la maglietta, finché il suo viso non è a un palmo dal mio. Gli altri bambini indietreggiano, terrorizzati.
«Ma che fai? Lasciami!»
Se c'è una cosa che ho imparato nella mia vita, è che i bulli capiscono solo le maniere forti.
«Se ti vedo un'altra volta vicino a mio fratello ti spezzo tutte le dita, una dopo l'altra, sono stata chiara?»
In risposta, scoppia a piangere. Lo lascio andare, pronta a tornare indietro, ma mi ritrovo di fronte una donna con indosso dei pantaloni dal taglio elegante, una blusa ed una giacca.
«Signorina, questo comportamento è intollerabile nel mio istituto, e le chiedo di allontanarsi immediatamente da quei bambini prima che chiami la polizia».
Cazzo.
Jake corre verso di me, tallonato da Liam, e si aggrappa alla mia felpa.
«No, per favore, signora Wilson... Emma mi stava solo difendendo».
La donna nota l'occhio nero di mio fratello e sembra fare un passo indietro. Si abbassa per controllare il viso di Jake, senza perdermi di vista.
«Cos'è successo?»
«Non è evidente? L'hanno picchiato! Che razza di scuola è questa?» esplodo.
Liam mi guarda male, ma la donna continua a scrutare mio fratello.
«Vorrei che fosse Jacob a raccontarmi ciò che è successo, nel mio ufficio». La donna guarda prima me, poi Liam. «Venite anche voi. Devo chiamare i vostri genitori».
Jake mi lancia uno sguardo di puro terrore, ma io mi sforzo di sorridergli per tranquillizzarlo. Quando si volta per seguire la Wilson, lo stesso identico sguardo si dipinge sul mio volto.
È Liam a dare voce ai miei pensieri: «Siamo nella merda».

Ciao fiori di campo!🙊

Sono tornata col botto!! 🥳

Innanzitutto, buona Vigilia a tutti, spero che stiate bene e vi raccomando di rispettare le disposizioni per proteggere voi stessi e gli altri, prima restiamo uniti contro questo nemico invisibile, prima ne usciremo. Un piccolo sacrificio oggi, per un domani migliore per tutti 🙏🏻

Ora veniamo al commento...

È tornato Liam! E, a quanto pare, sta ancora sotto a un treno per Melanie 🥺
Credete che Emma gli abbia dato un buon consiglio? È meglio ripensare ai momenti passati insieme come a dei ricordi, oppure reprimerli?

Poi, poi, poi...

Jake è vittima di bullismo. Ve lo aspettavate? Pensate che Emma abbia agito nel modo giusto?

Sono molto curiosa di conoscere le vostre opinioni su questi temi...

Nel prossimo capitolo torneranno Will e Cindy e – spoiler – saranno molto alterati 😁

Ci vediamo presto! 💘

Come sempre, vi ricordo la mia pagina Instagram (@xholdonpainends) in cui pubblico anticipazioni e contenuti extra 💘

Al prossimo capitolo! 🔜

-A

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