25. Tramonto, oceano e...

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«Sono molto affezionata alla mia famiglia», dico infine.
Ethan smette di aprire le vaschette per guardarmi. Sembra davvero interessato.
«Mia madre e mio padre si sono sposati giovanissimi, e hanno avuto subito me e Grayson. Nonostante siamo quattro, abbiamo ricevuto le stesse attenzioni, e i nostri genitori hanno sempre diviso tutto in modo equo. Soprattutto il loro affetto. Non so come facciano, credo che io avrei un figlio preferito», sposto un'altra foglia di insalata. «In realtà immagino che anche loro abbiano dei preferiti, ma sono molto bravi a nasconderlo... alla fine è umano, no?»
«Io so che mia madre è più affezionata a me che a mia sorella. A mio padre non credo importi più di tanto...»
Mi spezza il cuore la tristezza nelle sue iridi mentre osserva un punto indefinito oltre la mia testa. I suoi occhi scivolano su di me causandomi un brivido e si soffermano sull'insalata che non ho praticamente toccato.
«Oh! Perdonami, ho sbagliato vaschetta, quella è la mia insalata proteica, per te ho preparato della carne».
Con una risata allunga le mani e io ci metto mezzo secondo a restituirgli quella disgustosa verdura molliccia.
«Che roba è l'insalata proteica?»
Solo il nome mi sembra un insulto a qualsiasi tipo di carne, legume o formaggio.
Ethan scoppia a ridere mentre mi porge un'altra vaschetta. Il profumo che proviene dal suo interno mi fa brontolare lo stomaco.
«Un'altra ossessione di mio padre. La mia alimentazione è quasi del tutto vegetale, con pochissima carne, niente latticini né dolci».
Inforco lo spezzatino e chiudo gli occhi per qualche secondo quando colpisce le mie papille gustative.
«Questa è follia!»
Ethan fa spallucce. «Mi ci sono abituato ormai. Il suo- il mio obiettivo è entrare in una squadra professionale».
Indugio, indecisa se dire qualcosa o meno: «Ethan... ti piace il football?»
Lui prende tempo inforcando qualche foglia d'insalata e altra roba che prima non avevo notato. Sembra frutta secca.
«Sì... no? Non lo so», sospira, lasciando perdere l'insalata. «All'inizio mi piaceva. Era un po' il nostro momento padre-figlio, sai? Mi portava al campo più vicino e passavamo intere domeniche a giocare. Forse ho continuato a farlo perché pensavo che così avrei avuto la sua attenzione».
D'istinto allungo una mano fino a sfiorare la sua. Ho sempre osservato Ethan da lontano e, come tutti, lo consideravo il pupillo della nostra scuola. Ha una media impeccabile, è il migliore sul campo... tutti vogliono essere come lui. Io inclusa. Eppure c'è tanta sofferenza dietro tutto quello che sembrava gli riuscisse così facile.
«Non devi continuare se non ti piace».
Ethan ride senza divertimento. «Più facile a dirsi che a farsi. Mio padre non lo permetterebbe mai. O quello, o la scuola di medicina... non so quale sia peggio».
All'improvviso mi viene un'idea. Che poi è il modo in cui convinco tutti a fare ciò che voglio. Spingo la mia vaschetta verso di lui. «Le rivoluzioni iniziano sempre dal basso».
Lui sposta lo sguardo da me alla vaschetta, confuso.
«Mangiane un pezzetto».
«No!»
La allontana da sé come se fosse veleno.
La spingo di nuovo verso di lui. «Forza, Ethan! Vuoi o non vuoi cambiare le cose?»
Indugia sul mio volto talmente a lungo che arrossisco, infine con un sospiro prende un po' di spezzatino e se lo infila in bocca. Sono strana se dico che il modo in cui mastica è affascinante?
«Sei una rivoluzionaria, Emma Hawthorne».
Soddisfatta, mi riprendo la vaschetta.
«Hai cucinato tu?»
Stavolta è il suo turno di arrossire, e non è giusto che sia così carino quando lo fa.
«Ho aiutato mia madre, è lei la cuoca provetta, io le ho solo passato gli ingredienti».
«Falle i complimenti da parte mia, è tutto buonissimo».
Subito dopo averlo detto, mi rendo conto che devono aver parlato di me. L'ansia mi si annida tutta in fondo allo stomaco, e spinge per risalire assieme al cibo. Mi allungo per raggiungere la Mountain Dew e ne butto giù un lungo sorso. Perché l'idea che Ethan parli di me con sua madre mi rende così nervosa?
«Ho anche fatto aggiungere qualcosa solo per te».
Prende l'ultima vaschetta e me la porge come se fosse il Sacro Graal. Al suo interno c'è una fetta di torta al cioccolato con tanto di panna e il mio nome scritto con la glassa.
Un sorriso così ampio da farmi male si allarga sul mio viso.
«Grazie mille, immagino che abbia scritto tu il mio nome con il sac à poche», scherzo.
«Decisamente», ride lui. «Ti piace?»
«Così tanto che mi dispiace quasi mangiarla... quasi».
Il sapore è buonissimo, ma non avevo dubbi. Sua madre è una cuoca straordinaria. Quando sono arrivata a metà, poso la forchetta.
«Il resto è per te».
Mi squadra sconvolto, come se gli stessi proponendo di rapinare una banca, ma alla fine cede senza proteste. Al primo morso, socchiude gli occhi con un'espressione di puro piacere.
«È dal mio undicesimo compleanno che non mangio dolci, non ricordavo avessero un sapore così buono».
Spalanco la bocca per l'incredulità. «Eresia! Come hai fatto ad essere felice senza zuccheri?»
Il modo in cui mi guarda mi fa venire i brividi. «Forse non lo sono mai stato davvero».
Cala il silenzio per qualche secondo. Non penso di essere mai stata più rossa, e più ci penso più arrossisco.
Ethan infila di nuovo la mano in quella busta senza fondo ed estrae qualche candela. Effettivamente il sole è ormai quasi tramontato del tutto.
Mi porge la mano. «Vieni».
Con il cuore che batte contro la cassa toracica come un martello, lo seguo sulla riva, fino a pochi metri dal bagnasciuga. Stende la tovaglia sotto di noi e dispone le candele perché siano stabili, poi le accende e si siede, tirandosi dietro me.
Non pensavo che fosse passato tutto questo tempo, ma manca poco perché il sole si fonda con l'orizzonte. L'oceano mi ha sempre trasmesso calma. Ogni problema sembra insignificante di fronte a questa infinita vastità. Potrei osservarlo per ore senza stancarmi.
«Quando ero molto piccola, spesso non riuscivo a dormire, così mio padre mi infilava nel passeggino e mi portava in spiaggia. Dice che bastava qualche minuto perché crollassi, cullata dal rumore delle onde».
La confessione mi esce di getto, con un sorriso nostalgico.
«Anche per me è sempre stato un compagno insostituibile. Quando sei arrabbiato, non c'è niente di meglio che una camminata a riva, oppure una sessione di surf».
Ethan che fa surf è un'immagine che non mi leverò mai più dalla testa. Con quei pettorali, poi... quasi quasi gli chiedo se ha qualche foto...
«Fai surf?»
Sorride. «Sin da piccolo, mi ha insegnato mio zio. Dovresti provare, ti fa sentire libero, senza vincoli».
Vorrei confessargli che ho l'equilibrio di un elefante ubriaco, invece annuisco.
«Mi piacerebbe».
Sento il suo sguardo su di me, poi la sua mano fa capolino nel mio campo visivo.
«Vuoi fare un bagno di mezzanotte? O meglio, mettere i piedi in acqua alle sei e mezza? Cavoli, non suona altrettanto bene...»
Con una risata seguo Ethan sul bagnasciuga. Ci sbrighiamo a levarci le scarpe e immergere i piedi nella sabbia fresca. La giornata è stata molto umida, dunque è davvero rigenerante. Marzo è appena iniziato, e ogni tanto arriva qualche folata di vento umido a preannunciare l'ancora lontana stagione estiva.
Quando riapro gli occhi, nella mia visuale non c'è più l'oceano ma Ethan. La brezza dell'Atlantico gli fa ricadere i capelli sulla fronte, e il sole s'insinua tra le ciocche, che risplendono come fili d'oro. I suoi occhi non sono mai stati così verdi, sembrano quasi trasparenti. E stanno guardando me. Un brivido corre lungo la mia spina dorsale come una scossa elettrica. Contemporaneamente muoviamo un passo verso l'altro. I suoi pettorali sono così vicini da sfiorarmi la maglietta, e ho paura che riesca a sentire il battito incessante del mio cuore.
Gli ultimi raggi di sole fanno capolino all'orizzonte, illuminando il cielo di un bagliore dorato e denso che ci avvolge. La mano di Ethan stringe la mia, lui si avvicina ancora un po', inclina leggermente la testa e... qualcosa mi colpisce il piede. È viscido e molliccio. Sgrano gli occhi e lancio un urlo assordante. Ethan sobbalza, e succede tutto così in fretta che non so nemmeno come sia possibile, ma ci ritroviamo entrambi in acqua. Devo averlo investito mentre tentavo di liberarmi della... cosa. L'oceano lambisce i nostri vestiti, che s'impregnano di sale e – almeno i miei – di voglia di morire. L'unico pensiero a darmi la forza di nuotare verso riva è il terrore folle degli squali, che cacciano col buio e spesso in branco. E io non voglio finire sbranata, non senza aver baciato Ethan Moore, dannazione!
Quando torniamo col sedere sul bagnasciuga, il mio unico sollievo è che finalmente il sole sia tramontato, così Ethan non può vedere la mia faccia paonazza. L'unica luce proviene dai lampioni sulla strada alle nostre spalle, parecchi metri più indietro.
Nel silenzio della mia vergogna, si fa spazio una risata. È Ethan, che si sdraia sulla sabbia e allarga braccia e gambe. Lo scruto incredula mentre continua a ridere senza alcun motivo, ma alla fine mi sciolgo anch'io, e tutto il resto scivola in secondo piano.

Infreddoliti e ancora un po' bagnati, io ed Ethan siamo arrivati alla porta di casa mia dopo aver passato altre due ore in macchina a parlare di qualsiasi cosa ci passasse per la testa. E ad asciugarci con l'aria calda.
«Allora...»
«Dunque...»
I suoi occhi assumono una tonalità più scura, e il mio cuore risponde al suo tocco. Con delicatezza mi sposta una ciocca umida dal viso. Un leggero sorriso gli increspa le labbra piene, che si avvicinano lentamente a me.
Allarme, allarme: i sistemi non erano preparati!
Ho baciato due ragazzi in vita mia, ed è stato talmente pessimo che non voglio neanche ricordarmelo, specialmente non adesso. La mia esperienza è del tutto inesistente rispetto ai baci da favola che si saranno scambiati Ethan e Taylor. Perché sto pensando a Taylor?
Concentrati, Emma!
Il suono improvviso di un clacson mi fa sgranare gli occhi, e Ethan si allontana di scatto da me, spaventato. Mancava così poco... Non ci posso credere. E poi chi è? Ovviamente, quell'idiota di Grayson. Scende dalla macchina assieme a Cedric e viene verso l'ingresso con finta disinvoltura, come se non avesse suonato apposta. Lo guardo in cagnesco, ma lui sorride candido e concentra la sua attenzione su Ethan. «Oh! Ciao, Moore, non ti avevo visto. Stavi andando via?»
Lui sembra a disagio, mi lancia una breve occhiata, poi si gratta la nuca. «Ehm... sì, buonanotte Emma, ci vediamo a scuola».
Mi rivolge un ultimo sorriso, poi se ne va.
«Grayson!» sbraito. «Sei uno stronzo».
Lui alza le spalle con un sorrisetto furbo. «Ops».
«Comincia a correre», lo minaccio.
Mezzo secondo dopo lo sto inseguendo con in mano l'ombrello di Daisy con la stampa di Elsa di Frozen.
Se lo uccido elimino anche il problema Riley.
«Mamma! Papà! Aiuto!» grida Grayson quando passiamo come due treni in salotto, dove la mamma, papà e Jake stanno guardando un film.
«Ssh», replica lei senza staccare gli occhi dallo schermo, così Grayson si fionda sulle scale ed io lo seguo con la furia omicida che mi annebbia la vista. Avrei potuto baciare Ethan Moore...
«Se ti prendo ti faccio diventare intelligente!»

Ciao fiori di campo!🙊

Ora negate che questo è stato un bell'appuntamento. Vi sfido.
Emma ed Ethan sono stati troppo cute 🥰

Mi avete deluso con il sondaggio, io speravo nella pallonata in faccia o nella tovaglia che prendeva fuoco... quindi tutto è stato più romantico del previsto. Peggio per voi 😈

Tuttavia, vi ho concesso un'ultima gioia e Grayson ha interrotto i nostri piccioncini... ce la faranno a darsi questo stramaledetto bacio? Lo scopriremo nelle prossime puntate!

Giovedì scoprirete come andrà a finire tra Emma, Grayson e Cedric. Gli diranno la verità? E come potrebbe prenderla Grayson??

A presto! 💘

Come sempre, vi ricordo la mia pagina Instagram (@xholdonpainends) in cui pubblico anticipazioni e contenuti extra 💘

Al prossimo capitolo! 🔜

-A

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