«Quindi, fammi capire... tu stavi facendo Tarzan in cima all'albero, sei scivolata e la tua maglietta è rimasta impigliata in un ramo. Secondo quale legge fisica?»
Lancio un'occhiata di fuoco a Seth che sta ricostruendo la mia figuraccia, mentre con la forchetta scanso le verdure bruciate, alla vana ricerca di quelle commestibili.
Sto per rispondere che, a quanto pare, in questo mondo anche la fisica mi è avversa, ma un rumore sordo fa sobbalzare entrambi. Qualcuno ha sbattuto un vassoio sul nostro tavolo con talmente tanta forza da attirare la nostra attenzione e quella di chi è seduto ai tavoli circostanti. Sollevo lo sguardo, confusa, e mi trovo davanti l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere. Taylor ha le narici così dilatate che mi sembra quasi di poter scorgere il suo cervello, mentre le nocche stringono con così tanta forza la plastica del vassoio da piegarla. È furente. Deglutisco, perché un po' mi fa paura.
«Emma. Possiamo parlare?»
Non suona affatto come una domanda...
«Certo», mormoro.
Sento gli occhi di tutti quelli seduti da questa parte della mensa bruciarmi le spalle, ma Taylor se ne frega. Sposta lentamente lo sguardo su Seth, che alza le mani in segno di resa e si defila.
«Cosa hai detto ad Ethan? Stamattina si è presentato al mio armadietto e mi ha chiesto scusa!»
La tensione mi scivola via dalle spalle in un lampo, e aggrotto le sopracciglia, senza riuscire a nascondere la confusione. «E dove sarebbe il problema?»
Taylor mi dà l'idea di essere una a cui non piace che siano gli altri a risolvere i suoi problemi.
Mi squadra con calma, come se avessi il quoziente intellettivo di un sasso, poi assottiglia lo sguardo. Tamburellando con le dita sulla superficie del tavolo, fissa i suoi occhi scuri nei miei.
«Cosa vuoi da me?»
«Eh?»
«So che sei stata tu a dire ad Ethan di chiedermi scusa, non l'avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà. Quindi ti chiedo: che vuoi?»
Lei sarà anche ingiustamente vittima degli stronzi della nostra scuola, ma io non merito di essere trattata così.
«Senti un po'», sbatto il bicchiere da cui stavo bevendo sul tavolo, ma dato che è di plastica non fa l'effetto scenico che mi ero immaginata. Vabbè. «Se posso essere sincera: non me ne frega un bel niente di essere tua amica o di ottenere qualcosa da te, se è questo che intendi. Semplicemente, credo che ciò che Ethan ti ha fatto sia sbagliato, come d'altronde il modo in cui ti tratta l'intera scuola. È suo dovere far cessare i pettegolezzi, dato che è stato il primo a fare in modo che si diffondessero. E mi sembra più che giusto che ti chieda scusa. Tutto qui. Semplicemente, odio i bulli e le ingiustizie; non voglio ottenere un bel niente da te».
La mia risposta fa vacillare la sua sicurezza per una frazione di secondo, ma non abbassa la guardia. E allora capisco la ragione del suo comportamento.
Abbasso la voce. «Taylor, non sto cercando di fregarti, se è questo che pensi. Mi hai detto la verità, come ti aspettavi che mi comportassi?»
«Come tutti gli altri», risponde subito, senza esitazione, e i suoi occhi si soffermano sulle scritte incise sul tavolo probabilmente anni fa.
«Pensavi che avrei lasciato correre?» chiedo, sorpresa. E so già che è una domanda retorica.
Taylor torna a sollevare gli occhi sul mio viso.
«Perché non avresti dovuto?»
«Beh, forse perché non sono una stronza?»
Lei, inaspettatamente, scoppia a ridere, spezzando la serietà del momento. Dopo un attimo di confusione, la mia risata si unisce alla sua.
«Allora ti ho giudicata male, Emma Hawthorne». Allunga la mano verso di me con un sorriso. «Piacere, io mi chiamo Taylor».
Ricambio il suo sorriso e le stringo la mano, ma le nostre risate vengono interrotte dalla voce di Heather Fox, la regina dei pettegolezzi. E colei che ha reso la vita di Taylor un inferno a scuola. Si ferma accanto al nostro tavolo con un sorrisetto sprezzante, ravviandosi i capelli scuri dietro le spalle. «Certo che ne hai di coraggio a farti ancora vedere in giro, Taylor».
Sia io che lei apriamo la bocca per rispondere, ma qualcun altro ci precede: «Piantala, Heather».
I miei occhi, sorpresi, scavalcano la sua figura per fermarsi su Ethan, poco indietro rispetto a lei, che la guarda con fermezza.
«Dopo tutto quello che ti ha fatto passare?!» Heather solleva le sopracciglia in maniera teatrale, allargando le braccia verso Ethan.
«Non ho bisogno che tu, fra tutti, mi difenda», ringhia Taylor, alzandosi in piedi.
In che brutta situazione mi sono cacciata... meno male che i coltelli sono di plastica.
Ethan ignora le parole di Taylor e fissa i suoi occhi verdi in quelli azzurri di Heather, alzando la voce in modo che tutti possano sentirlo: «Devi smetterla di parlare di cose che non sai e mettere in giro voci. Fatti gli affari tuoi, Heather. E questo vale per tutti. Se qualcuno oserà dire o scrivere qualcosa contro Taylor, qualsiasi cosa, vi assicuro che lo porterò io stesso all'attenzione del preside, e non mi darò pace finché non verrà trovato il colpevole».
Se qualcuno facesse cadere uno spillo, si sentirebbe distintamente il suono metallico dell'acciaio a contatto col pavimento. Tutti stanno alternando lo sguardo da Ethan, che ancora fissa Heather con determinazione, a lei, rossa per la vergogna. Un po' mi dispiace, ma la verità è che se lo merita, e sono in parecchi a pensarlo.
Ethan è molto popolare a scuola, ma è sempre stato riservato, quindi nessuno si aspettava questa presa di posizione. Io in primis.
Con un mormorio incomprensibile, è Heather la prima a muoversi. A testa bassa, va verso l'uscita della mensa e, quando scompare oltre la soglia, è come se il rumore della porta automatica che si richiude facesse scoppiare la bolla generata dalle parole di Ethan e che ci aveva inglobati tutti. Le persone ricominciano a parlare, prima mormorando e poi alzando sempre di più il tono di voce, finché il classico brusio della mensa non riprende.
Io sto ancora guardando Ethan, sorpresa dal suo gesto, e quando i suoi occhi si posano su di me, un sorriso timido gli tira le labbra. Mi fa un cenno di saluto, poi mi dà le spalle e torna al suo tavolo.
Quando mi volto verso Taylor, lei è forse più stupita di me. Non ha neanche trovato la forza di ribattere, e considerando quanto è stata veloce nel farlo con Heather, immagino che avrebbe volentieri fatto lo stesso con Ethan.
«Wow», mormora dopo un po'. «Devi piacergli proprio tanto».
«Eh?» tossisco, strozzandomi con l'acqua.
Taylor alza gli occhi al cielo. «Se pensi che l'abbia fatto per me, ti sbagli di grosso».
Le mie labbra si tirano in una smorfia. «Spero che la ragione non sia questa, ma che Ethan abbia finalmente deciso di fare la cosa giusta. Se le mie parole l'hanno motivato, ne sono più che contenta».
Taylor ridacchia, scuotendo la testa. «La tua ingenuità è disarmante, Emma».
Sollevo un sopracciglio. «Ignorerò questo velato insulto solo perché mi stai simpatica, Taylor».
«Che onore», ghigna.
«In ogni caso, almeno così la smetteranno di importunarti. Hai visto quanto era rossa Heather? Non penso abbia più voglia di diffondere pettegolezzi».
Taylor annuisce con un mezzo sorriso. «Era sul punto di scoppiare a piangere davanti ad Ethan. Sono cattiva se ti confesso che un po' mi ha fatto piacere?»
Ci penso su, tamburellando con le dita sul tavolo. «Sì, ma credo sia umano. Heather si è accanita in modo particolare con te».
La mia frase non voleva alludere a niente di specifico, ma lo sguardo di Taylor precipita sulle sue mani incrociate.
«Tra me ed Heather non è mai corso buon sangue», confessa. Io resto in silenzio, curiosa di conoscere la storia. «Abbiamo frequentato le stesse scuole, sin dalle elementari, e c'è sempre stata questa sorta di competizione tra noi, che con gli anni è solo aumentata. Volevamo battere l'altra in ogni campo: scuola, sport, persino nelle relazioni. Quando Heather ha finalmente scovato un mio punto debole, ha sfruttato l'occasione per colpirmi dove sapeva avrebbe fatto più male».
«Ma è terribile», esclamo.
Taylor annuisce, poi un sorrisetto le tira le labbra. «Il record di velocità della squadra di nuoto resta comunque mio, anche se Heather ha distrutto la mia vita sociale».
«Hai un modo strano di misurare le tue vittorie».
Taylor scoppia a ridere, ma io sono abbastanza seria. Un po' mi spaventa. Però sono contenta di aver fatto qualcosa di carino per lei. Non avrei mai potuto continuare a vivere dopo aver saputo la verità, ignorando ciò che lei invece era costretta a subire tutti i giorni, con la consapevolezza di poter fare qualcosa per evitarlo.
Quando la sua risata si esaurisce, Taylor sorride e mi guarda con curiosità. «Sei una brava persona, Emma Hawthorne».
«Ora che me l'hai detto tu, sento di meritare un Nobel per la pace e la carica di senatrice a vita».
Taylor alza gli occhi al cielo. «Che simpatica. Solo una persona dal cuore d'oro come Cedric può sopportare la tua ironia».
Il sorriso mi muore sulle labbra a sentire quel nome provenire dalla bocca di Taylor, perché la prima immagine che mi viene in mente è quella del loro scambio di sguardi al Doc's.
«Da quanto vi conoscete?» le chiedo, un po' per fare conversazione, un po' perché voglio conoscere la sua versione.
Taylor non sembra cogliere il cambiamento nel mio tono di voce, perché risponde in tutta tranquillità: «Ci siamo conosciuti il primo anno, e siamo diventati amici. Avrà sicuramente negato quando te l'ha raccontato, ma Cedric aveva una cotta stratosferica per me», ridacchia, senza accorgersi del mio shock totale. «Anche io pensavo di provare qualcosa per lui, così una sera siamo usciti in maniera più... seria, ma è stato talmente strano e imbarazzante che abbiamo deciso di lasciare le cose come stavano... alla fine io mi sono messa con Ethan e non ci siamo più parlati».
Il tono divertito si spegne sulla parte finale del racconto, e quando Taylor solleva lo sguardo su di me, la sua espressione pensierosa viene spazzata via da una confusa.
«Va tutto bene?»
Sto per rispondere, quando mi rendo conto di avere già la bocca aperta.
«Tu e Cedric siete usciti insieme?» È l'unica cosa che riesco a dire.
Taylor aggrotta le sopracciglia, ancora più confusa. «Non te l'ha mai detto?»
Scuoto la testa, mentre la confusione, il fastidio e la delusione si danno battaglia dentro di me.
«Ops», mormora lei, a disagio. «Siccome vi conoscete da anni ho dato per scontato che... Scusami... credo?»
«Non devi scusarti», sospiro, tentando di combattere la frustrazione che sento. Perché Cedric non mi ha mai raccontato di Taylor? Eppure il suo nome è venuto fuori tante di quelle volte...
Taylor si scruta le mani, imbarazzata, prima di tornare a guardare me. «Emma, perdonami ma devo chiedertelo... ho frainteso la situazione fra te ed Ethan? C'è qualcosa tra te e Cedric?»
«No!» esclamo, quasi urlando, e lei sgrana gli occhi. «Assolutamente no, per l'amor del cielo! È solo che... mi hai colto alla sprovvista». Deglutisco, schiarendomi la voce. «È che conosco Cedric da tanti anni, e l'idea che possa avere una ragazza... è un po' strana».
Taylor solleva un sopracciglio, scettica. «Liam è stato fidanzato per anni, non è tuo amico anche lui?»
«Sì, ma-»
«E Seth?»
«Certo, però-»
«Tuo fratello è uscito con Vanessa Sinclair per tre mesi l'anno scorso».
«D'accordo!» esclamo, battendo le mani, e lei finalmente tace. «Ho capito il punto».
Taylor fa un ghigno divertito, e io alzo gli occhi al cielo. Congiunge le mani, poi si sistema meglio sulla sedia, accavallando le gambe.
«Così sì che sembri una psicologa», commento.
Lei mi ignora. «Mi stai quindi dicendo che se qualcuno volesse uscire con Cedric a te non farebbe né caldo né freddo?»
«Stai chiedendo la mia approvazione?» ribatto, stizzita.
Taylor sorride, come se avessi dato esattamente la risposta che si aspettava. «No, non ne avrei bisogno. Però mi sembra evidente che con lui ci sia un rapporto... diverso».
Mi metto sulla difensiva, tirando fuori tutte le armi in mio possesso. «Non mi conosci neanche, Taylor. Ora non comportarti come se fossimo amiche da una vita solo perché ho risolto un tuo problema».
Il suo sguardo muta, incupendosi, e mi rendo conto di avere esagerato. Sto per chiederle scusa, ma quell'ombra scompare da sola e lei torna a sorridere pacatamente. «Hai ragione, non sono affari miei».
Cala uno strano silenzio imbarazzato, e le sue parole riecheggiano nella mia testa come i rintocchi di un pendolo. Dopo un po', Taylor apre la bocca, esita per qualche secondo, ma alla fine aggiunge: «Credo che dovresti pensare di più a come questa cosa ti fa sentire».
Mi strofino il viso, frustrata, e mugugno: «Non voglio pensarci. Non c'è niente a cui pensare».
La campanella suona, ed entrambe ci alziamo quasi di scatto, ma lei si ferma per qualche secondo prima di fuggire via come invece stavo per fare io.
«Grazie per quello che hai fatto, Emma. A volte so essere davvero... dura, e ho difficoltà ad accettare l'aiuto che mi viene offerto, quindi... ti ringrazio».
«Non c'è di che, Taylor», sorrido.
«Mi sembra che tu abbia usato la parola amiche, prima».
Assottiglio gli occhi, divertita. «E con questo?»
«Beh...» si arrotola una ciocca color caramello attorno all'indice, in imbarazzo. «Potremmo esserlo?»
«Certo, Tay Tay!»
Mi lancia un'occhiata infuocata prima di precipitarsi verso l'uscita, sibilando: «Chiamami un'altra volta così e ti distruggo!»
«Aah, è sempre bello trovare nuovi amici».La giornata scolastica è finalmente finita, e come una brava figlia – in punizione – sto aspettando l'autobus per tornare a casa, dato che Grayson ha gli allenamenti. Sto rovistando nello zaino come una disperata che non vede cibo da tre giorni, alla ricerca della barretta di Mars che sono sicura di aver gettato dentro stamattina, quando una voce familiare mi fa quasi prendere un infarto.
«Ehi». Ethan si avvicina con le mani affondate nelle tasche della felpa della squadra scolastica, mentre il vento fresco di marzo gli getta i capelli in tutte le direzioni. È bellissimo, ovviamente.
«Ehi».
Sembra a disagio, quando mi chiede: «Come stai?»
La verità è che non lo so più nemmeno io, e non ho una risposta, quindi preferisco dirgli ciò che mi rimbalza in testa da qualche ora: «È stato bello quello che hai fatto per Taylor, spero che la smetteranno di accanirsi contro di lei».
Ethan sospira. «Lo spero anch'io».
Restiamo in silenzio per qualche secondo, finché non trovo il coraggio di chiedergli: «Va tutto bene?»
Dà un calcio ad un sasso, spedendolo poco lontano, poi alza gli occhi su di me. La tristezza al loro interno mi spezza il cuore. «In realtà no. Puoi darmi un'altra chance, Emma? Voglio dimostrarti che ne valgo la pena».
Il cuore mi schizza in gola, e vorrei terribilmente rispondere di sì, invece do voce ai pensieri che avevo troppa paura di rivolgere persino a me stessa: «Sai, ho riflettuto parecchio durante questi giorni di reclusione. Su noi due, intendo. E mi sono resa conto che io non so niente di te. Non so qual è il tuo piatto preferito, il film che rivedresti senza mai stancarti, se sei il tipo che prima versa il latte e poi aggiunge i cereali o viceversa... sono cose importanti. E io non ne so neanche una».
Un piccolo sorriso divertito gli tira le labbra, ma i suoi occhi restano tristi. «Lo so, Em, ma è l'occasione perfetta per rimediare! Prenditi tempo fino a domenica... pensaci! E quando non sarai più in punizione, fammi sapere se hai intenzione di uscire con me ancora una volta».
La verità è che, oltre a questo, ci sono anche le parole di Taylor, e forse è proprio per scacciarle via, in un angolo della mia mente, che sorrido e rispondo: «Va bene, ci penserò».Ciao fiori di campo!🙊
È nato un nuovo duo! 👯♀️
Sono tornata, finalmente! Scusate se sono sparita, ma ho avuto un piccolo periodo di blocco in cui non sapevo come scrivere (perché cosa lo so eheheh)
Perdonatemi 😅
Comunque... cosa ne pensate dell'amicizia nascente tra Emma e Taylor?
Vi piace Taylor??
È uno dei miei personaggi preferiti 🥺Pensate che ci abbia visto giusto su Emma e Ced?
Cosa farà Emma con Ethan? Gli darà un'altra chance??
Lo scoprirete presto (si spera)! 😁
Un bacio e ancora grazie per la pazienza, per farmi perdonare il capitolo è significativamente più lungo del solito 💘
Come sempre, vi ricordo la mia pagina Instagram (@xholdonpainends) in cui pubblico anticipazioni e contenuti extra 💘
Al prossimo capitolo! 🔜
-A✨
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Che disastro!
RomanceQuando Emma Hawthorne è venuta al mondo, il Signore onnipotente l'ha impostata secondo criteri non riscontrati in nessun altro essere umano: per la maggior parte sarcasmo - un solido settanta percento -, una consistente tendenza a straparlare - alme...