Arriviamo al bowling con mezz'ora di ritardo a causa del mio crollo emotivo, ma ne è valsa la pena. Dopo lacrime, urla e disperazione, Grayson si è reso utile e mi ha spiegato che i cinturini sono interscambiabili, quindi siamo corsi al centro commerciale. La tipa del negozio ci ha messo esattamente tredici minuti – e dieci dollari – a cambiare quel dannato cinturino bordeaux, ma finalmente il regalo è perfetto. Ethan sarà così contento! Magari così tanto da chiedermi di nuovo di uscire...
Sono rimasta incollata al cellulare a guardare le storie su Instagram della festa per tutto il viaggio in macchina, incredula di essere stata invitata. Da tre settimane, mi sembra di vivere nei miei sogni più segreti – questione amicizia a parte. Purtroppo, a riportarmi alla realtà c'è la mia caviglia sempre più gonfia e dolorante. Non riesco nemmeno ad appoggiarci il peso del corpo, ma non sarà di certo questo a fermarmi. Per fortuna l'adrenalina mi fa stare in piedi.
Zoppico fino all'entrata dell'edificio a due piani, tallonata da Maya e Grayson che mi guardano con apprensione. Sento i loro occhi bruciarmi sulla schiena, ma li ignoro.
Al piano di sotto ci sono i tavoli da biliardo, da hockey, le roulette, i simulatori di moto, i videogiochi... Al piano superiore, invece, il bowling e il cinema. Veniamo spesso qui il sabato sera o la domenica pomeriggio. Il cinema è bellissimo, con ben otto sale è il più grande in questa zona, mentre il bowling conta più di dieci piste.
Mi fermo di fronte alle porte scorrevoli per cercare di allentare la pressione dello stivaletto attorno all'osso. Le scale potrebbero essere un problema.
«Em...» inizia Maya.
«Ce la faccio».
Non esiste che io perda questa occasione. Mi trascino all'interno, appoggiandomi alle varie attrazioni. Per errore, troppo concentrata a mettere un piede dietro l'altro, invece di aggrapparmi al tavolo da biliardo, afferro la maglietta di qualcuno. Stringo gli occhi e soffoco un grido, pronta ad un incontro ravvicinato col pavimento; l'unico pensiero che inonda la mia mente è: che figura di merda. Ho appena finito di pregare di non spaccarmi i denti, quando due braccia muscolose mi trattengono per la vita. Apro piano gli occhi e metto a fuoco il parquet scuro, il tavolo da biliardo e poi gli occhi blu di Ced.
«Grazie al Signore», rilascio l'ossigeno che avevo trattenuto. C'è mancato poco.
Cedric lascia andare le mie spalle dopo avermi tirata in piedi e mi rivolge un'occhiata scettica. «Grazie a me, il Signore non ha fatto un bel niente, te lo assicuro, Emmy».
«Em, dobbiamo andare all'ospedale», decreta Grayson. L'ansia nella sua voce è palpabile.
«Ospedale?» Cedric mi lancia un'occhiata confusa e preoccupata.
«Emma si è spaccata una caviglia», replica mio fratello senza distogliere lo sguardo dalla mia articolazione pulsante.
«Sto bene, ve lo giuro! Non mi fa quasi più male», mento. L'unica a potermi salvare è Maya.
I suoi occhi indugiano sulla mia caviglia. Stringe le labbra, poi li solleva sui miei. So che riesce a leggere chiaramente la supplica al loro interno. Sospira, poi fa un passo avanti e si frappone tra Grayson e Cedric.
«Probabilmente si starà già sgonfiando, ma se stasera la situazione è peggiorata, andiamo in ospedale».
«Io non resterò a lungo, devo finire il progetto di gruppo per la prossima settimana. Non posso lasciarti così, Em...» sospira mio fratello, massaggiandosi le tempie.
Questa informazione mi fa drizzare le orecchie e risolleva il mio umore. Ancora con il famoso progetto di gruppo...
«Anch'io devo andare via tra un paio d'ore, Liam mi aiuta a studiare letteratura per il compito di lunedì», si aggiunge Maya.
Entrambi i loro sguardi si posano su Cedric, che alza gli occhi al cielo.
«Ci penso io a Emma».
«Non ho bisogno di un babysitter», ribatto, offesa, ma loro tre mi ignorano.
«Cosa ci fai qui, comunque? Perché non sei di sopra?» gli chiede mio fratello.
Cedric fa spallucce. «Nessuno di voi era ancora arrivato, ho incontrato Diego al bar del cinema e abbiamo deciso di fare una partita a biliardo. Non so voi, ma io non muoio dalla voglia di vedere la faccia di Moore».
Io sì, invece!, vorrei gridare, dato che tutti sembrano essersi dimenticati perché siamo qui, ma quel nome attira la mia attenzione. E, a quanto pare, anche quella di Maya e Grayson, che allungano il collo per guardare oltre le spalle di Cedric. C'è un ragazzo dalla pelle abbronzata che non avevamo notato, appoggiato alla stecca da biliardo con un sorriso impertinente. Capelli scuri e ricci, il naso storto percorso da una cicatrice frastagliata, ma è quel ghigno a farmi scattare la scintilla.
«Tizio Rodriguez!» esclamo, per poi tapparmi la bocca, rossa come un peperone. Devo imparare a pensare prima di parlare.
«La chica della punizione», ribatte lui, per niente a disagio.
Il sorriso impertinente non lo abbandona mentre sposta il peso sull'altro piede e solleva la stecca per strofinarci il gesso. La maglietta si tira sui suoi bicipiti, e con la coda dell'occhio vedo Maya osservarlo con curiosità.
«Vi conoscete?» chiede sorpreso Ced, alternando lo sguardo da me a lui.
«Ha tirato un cazzotto in faccia ad Ethan mentre facevo lo sgambetto a Jessica Kensington. Siamo finiti in punizione insieme», spiego.
Diego – finalmente ho scoperto il suo nome, anche se mi ero affezionata a Tizio – si piega sul tavolo con una risatina e colpisce la palla bianca con l'estremità della stecca. Due palle finiscono in buca.
«Ne è valsa la pena».
Maya ride sotto i baffi, e anche Cedric non può fare a meno di sogghignare. Io storco la bocca, infastidita. Ha una gran faccia tosta, dopo quello che ha fatto passare ad Ethan.
«Immagino tu non sia invitato», commenta Grayson con una risata.
Diego punta la stecca verso di lui e gli fa l'occhiolino. «Neanche per scherzo».
«E come mai sei qui?» la nota irritata nella mia voce cattura l'attenzione di tutti. Sento le guance tingersi di rosso.
Lui solleva le mani in segno di resa. «Wow, ricordami di non farti mai arrabbiare, chili. Comunque, ero semplicemente venuto a vedere un film, poi ho beccato Ced. Non sapevo neanche che Ethan festeggiasse qui, sono venuto in pace, giuro».
Odio che sia simpatico. Vorrei essere infastidita dalla sua presenza, almeno per solidarietà ad Ethan, invece mi ritrovo a ridere.
«Beh, direi che è giunta la mia ora», sospira Ced, posando la sua stecca sul tavolo dopo l'ultimo tiro.
«Voglio la rivincita, Davidson», ghigna Diego, mentre si infila una giacca di pelle consunta.
Cedric annuisce con una risata e lui, dopo averci fatto un cenno di saluto, se ne va.
Maya lo osserva finché non scompare oltre la porta scorrevole.
Un sorriso furbo mi tira le labbra. «L'hai squadrato come si fa con un foglio A4 a lezione di arte».
Lei sgrana gli occhi, poi scoppia a ridere per la mia similitudine, ma non riesce a nascondere un leggero rossore che le tinge le guance. Grayson la osserva con una nota indecifrabile nelle iridi chiare, sorpreso. Cedric è il più confuso, e continua ad alternare lo sguardo tra me e Maya.
Lei si schiarisce la gola, a disagio come non l'ho mai vista. «Dovevamo essere alla festa di Ethan un'ora fa».
Sgrano gli occhi e scatto verso le scale. Non pensavo fosse passato tutto questo tempo! La caviglia, tuttavia, mi riporta bruscamente alla realtà.
«Ahi», piagnucolo, aggrappandomi alla macchinetta del caffè nell'angolo.
Una ragazza mi scruta stranita. La capisco, mi sono spiaccicata sul metallo come un polpo.
«Em, aspetta, ti aiuto».
Cedric sospira e mi infila un braccio dietro la schiena nonostante le mie proteste.
«Come diavolo hai fatto a ridurti così?»
Soffio una ciocca di capelli lontano dagli occhi e mi arrendo al suo aiuto, appoggiandomi completamente a lui. La caviglia sembra volermi esplodere.
«Non vuoi saperlo, te lo assicuro».
Ci accingiamo ad affrontare le scale. Maya apre la strada facendo spostare le persone accalcate sui gradini, mentre Grayson è alle mie spalle, pronto a prendermi se dovessi cadere. Non ho espresso i miei dubbi, ma non sono affatto convinta che sia in grado di afferrarmi prima che mi sfracelli al suolo.
Quando riusciamo a raggiungere il bowling, siamo tutti sudati come se avessimo corso una maratona, ma ne è valsa la pena. Ethan ha scelto la pista più lontana dall'ingresso e, circondato dai suoi amici, si sta preparando a tirare la palla. Man mano che ci avviciniamo, il fiato abbandona i miei polmoni come le scialuppe abbandonano una nave che sta colando a picco nell'oceano. È bellissimo. I capelli biondi, altrimenti sempre curati, sono spettinati ad arte; un sorriso leggero gli solleva gli angoli della bocca, e l'esultanza quando colpisce la metà dei birilli è troppo carina. Solleva le braccia in aria e ride, felice come un bambino.
Non riesco a trattenere un sospiro, che mi causa tre occhiatacce.
«Non avete un cuore!» mi difendo, indignata.
La cosa peggiore dell'avere una caviglia slogata è che non posso mostrare a tutti quanto cavolo sono forte nel bowling! Cindy Hawthorne sarebbe fiera del mio spirito competitivo, ma non credo di riuscire a fare anche un solo tiro.
«Ragazzi!» esclama Ethan quando ci nota. «Pensavo non veniste più».
Cerco di darmi un contegno e di nascondere la caviglia gonfia come una mongolfiera. Rapidamente, lascio andare la maglietta di Cedric sotto il suo sguardo indecifrabile.
«C'era traffico», blatero. Davvero difficile, dal momento che casa mia non dista neanche quindici minuti dal bowling. Maya mi tira un calcio sullo stinco buono. La guardo male, e lei fa spallucce in risposta.
«Venite, vi presento gli altri», sorride Ethan.
Conosciamo praticamente tutta la squadra delle cheerleader e il resto di quella di football, e Maya è costretta ad ammettere che le ragazze sono davvero carine, tutt'altro che donne oggetto schiave del patriarcato. Ci chiedono quale anno stiamo frequentando e cosa vorremmo fare dopo il liceo. Condividono addirittura le loro patatine fritte con noi, e per me è più che sufficiente a considerarle mie amiche. L'opinione di Maya sui giocatori di football, tuttavia, resta sempre la stessa.
«Questa è la mia più grande sconfitta contro il patriarcato», mormora, ancora incredula. Siamo sedute al divanetto davanti alla pista. Inzuppa una patatina nel ketchup e la mastica lentamente, scuotendo la testa.
«Sei così melodrammatica».
Le do una spallata, rivolgendole l'aggettivo che è mio per eccellenza, senza distogliere lo sguardo dalla schiena di Ethan che si tende mentre tira la palla.
«E tu sei cotta», ribatte, restituendomi la spallata.
«Non l'ho mai negato», sospiro.
Ethan mi piace davvero, davvero tanto. Spero che un giorno le cose cambino.
«Emma».
Quando sento il mio nome pronunciato proprio da lui, una patatina mi va di traverso. Tossisco con poca eleganza mentre si avvicina a noi. Maya ne approfitta per colpirmi sulla schiena con eccessiva forza.
«Va tutto bene?» si inginocchia alla mia altezza, preoccupato.
«Benissimo», mi sbrigo a rispondere, schiarendomi la gola.
«Perché non fai un tiro?»
«Oh, beh...» temporeggio. Di' la verità, di' la verità... «Non sono capace».
Dannazione, Emma!
Le labbra perfette di Ethan formano una "O", sembra mortificato, e io mi sento terribilmente in colpa. «Potevi dirlo subito! Vieni, ti faccio vedere come si fa».
Lancio un'occhiata a Maya in cerca di aiuto, ma lei sfodera il suo migliore sorriso finto. «Sì, Em, vai!»
«Stronza», mimano le mie labbra mentre Ethan mi trascina verso la pista. Zoppico in modo davvero imbarazzante, per fortuna lui mi dà le spalle. Il dolore mi distrae anche dal fatto che la sua mano è stretta attorno alla mia, altrimenti avrei già avuto un collasso.
Sudo freddo mentre Ethan mi spiega come mettere i piedi e tenere la palla, ma non per l'agitazione, per le stilettate continue che mi lancia la caviglia dolorante e che si arrampicano lungo il polpaccio. Sbatto più volte le palpebre perché centinaia di puntini mi appannano la vista, e tento disperatamente di stringere le dita nei fori delle palle di peso diverso per evitare che mi sfuggano e gli cadano sui piedi.
«Okay, Emma, sei pronta?»
Metto a fuoco il sorriso rassicurante di Ethan, le sue mani tese per prendere la palla che ho scelto di non usare, ed è l'ultima cosa che vedo prima che lui allontani le mani dai miei fianchi e io farfugli «Attento alle palle!», per poi collassare al suolo, con l'ultimo pensiero che echeggia nei meandri sperduti del mio cervello: che figura di merda.Ciao fiori di campo!🙊
Vi è piaciuto il capitolo??
Emma ha sottovalutato il problema alla caviglia, ed è svenuta di fronte ad Ethan... l'avrà conquistato? 😂
Siete contenti di questo ritorno? Ho visto che Diego vi era piaciuto e quindi ho deciso di riportarlo nella storia. Contenti? 🥰
Cosa succederà nel prossimo capitolo? La nostra povera Emma si riprenderà, soprattutto dalla figuraccia??
Lo scoprirete lunedì! 💘
Come sempre, vi ricordo la mia pagina Instagram (@xholdonpainends) in cui pubblico anticipazioni e contenuti extra 💘
Al prossimo capitolo! 🔜
-A✨
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Che disastro!
RomanceQuando Emma Hawthorne è venuta al mondo, il Signore onnipotente l'ha impostata secondo criteri non riscontrati in nessun altro essere umano: per la maggior parte sarcasmo - un solido settanta percento -, una consistente tendenza a straparlare - alme...