15. Dieci anni

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Un russare pacato ma continuo disturba il mio sonno piacevole. All'inizio cerco di ignorarlo, ma più passa il tempo più diventa fastidioso. Mugugno un'imprecazione e, sconfitta, sbuffo rumorosamente e mi tiro a sedere, accendendo la luce sul comodino. Con gli occhi socchiusi mi volto a guardare Seth, spaparanzato al centro del mio letto, che sta dando il meglio di sé in quanto a prestazioni canore. Maya, dall'altro lato, non sembra affatto infastidita dal suo concerto, anzi respira tranquilla con le mani sul petto neanche fosse Tutankhamon. Forse la mascherina per gli occhi ha anche dei tappi incorporati.
Con un grugnito mi trascino fuori dal letto ed esco in corridoio, stiracchiandomi. Prima faccio tappa in bagno, dove rimango per almeno cinque minuti a fissare la parete di fronte a me, poi scendo le scale rischiando di inciampare come minimo tre volte. All'ultimo scalino impreco, e quando sento un rumore provenire dalla cucina mi prende un colpo. All'improvviso sono sveglia, e mi sbrigo ad afferrare una delle mazze da golf che papà colleziona e tiene attaccate alla parete del salotto. Chi avrebbe mai detto che un hobby del genere potesse tornare utile.
Mi sporgo leggermente dall'arco che collega la cucina alla sala da pranzo, soltanto per vedere una figura incappucciata che armeggia con il lavandino.
Okay, Emma, mantieni la calma. Al tre scatto in avanti e gli tiro una mazzata in testa. Posso farcela. Inizio a contare a bassa voce, in ansia come non mai. Devo difendere la mia famiglia. Devo farlo per loro. Mi sacrificherò, se necessario! D'altronde, ora che Ethan mi ha friendzonato, chi se ne frega di vivere.
«Uno».
Aumento la stretta attorno alla canna della mazza.
«Due».
Respiro piano, tesa come una corda di violino. L'unico rumore nell'aria è quello dell'acqua che scorre nel lavandino.
«Tre».
Sollevo la mazza e... «Emma?»
Grido per lo spavento, ma mi ritrovo subito una mano sulla bocca.
«Sei pazza? Sveglierai tutti!»
«Cedric?» esclamo in un sussurro urlato, la voce attutita dalla sua mano. «Che ci fai qui alle...» Allungo il collo per vedere l'orologio digitale appeso al muro. «...tre di notte?»
Sposta la mano dalla mia bocca e mi osserva con un sopracciglio alzato. «Secondo te?»
Il mio sguardo va a finire alla sua altra mano, che stringe un bicchiere d'acqua.
«Okay, d'accordo, mi sembra ovvio. Io intendevo cosa ci fai a casa nostra. Non che mi stia lamentando, Cheddy, sei sempre il benvenuto nella mia umile dimora», gli faccio l'occhiolino e lui sospira.
«Non ho la forza di tollerare le tue stranezze, ho sonno». Sbadiglia, a confermare la sua affermazione, ma vedendo che non schiodo sbuffa e si siede sul bancone. Faccio altrettanto, in attesa di sentire la storia. «Ieri sera siamo usciti e abbiamo bevuto. Un po' troppo. Siccome non potevamo guidare, Gray ci ha proposto di rimanere qui. Fine della storia».
«Che noia!» esclamo. «Mi aspettavo qualche risvolto drammatico: un incontro misterioso, una scena del delitto, un tocco horror. Sei deludente, Ced».
Lui ride piano, poi scende con un colpo di reni dal bancone.
«Mi dispiace deludere le tue aspettative, Emmy. Ora, però, me ne torno a letto; ho dormito a malapena un'ora. In ogni caso hai davvero il sonno pesante, quando siamo rientrati Grayson ha buttato giù la lampada sul mobile accanto all'ingresso. Credo anche che abbia rubato qualche foglia dalla pianta di Marlow, ma non ne sono sicuro. Ero troppo ubriaco per ricordarmelo».
«Seth russa come uno scaricatore di porto e- Aspetta, hai detto la lampada vicino all'ingresso?» Socchiudo gli occhi, mentre un consueto fastidio, che conosco fin troppo bene, si arrampica lungo le mie gambe e fino alle narici, da cui sbuffo come un toro.
«Sì, perché?»
«Oh, perché Gray-sono-stronzo-come-la-morte-son è finito! Era la lampada che nonna Marlow ci aveva portato dall'Egitto. Si è rotta?»
«Non lo so, Em. Ero ubriaco».
«Qualche scheggiatura?»
«Emma...»
«Il colore si è rovinato?»
«Em!» sbotta Cedric, e io sollevo le mani al cielo in segno di resa. «Ti prego, taci. Ho un mal di testa terribile».
«Okay okay, scusa, Mr. Principe Azzurro», alzo gli occhi al cielo.
«Vuoi vendicarti, non è vero?» sospira lui dopo qualche secondo di silenzio.
Un ghigno malefico si allarga sul mio volto. «Come mi conosci bene, Cheddy».
«Dieci anni di esperienza et voilà, Emma non è più un mistero», mi fa l'occhiolino.
«Sei sicuro di te, vedo», lo schernisco.
«Abbastanza».
«Convinto tu, convinti tutti».
Se mi conoscessi così bene avresti notato che ho avuto una cotta per te per tre anni. Alzo gli occhi al cielo. Uomini. Pensano di sapere tutto.
«Allora, cosa hai in mente?»
«Preparati, Cheddy, perché quando Grayson rimarrà vittima della mia vendetta dovremo essere pronti a correre», ghigno.
«Dovremo
«Sei con me o contro di me, Davidson?»
«Con te, sempre». Mi fa l'occhiolino, e di nuovo si ripresenta la strana atmosfera della volta scorsa, quando sono andata a comprare i fiori per nonna Marlow.
Mi schiarisco la gola e, per rompere il silenzio, vado verso il mobile accanto alla lavastoviglie, da cui estraggo la pellicola per alimenti.
«Sei pronto?»
Lui sospira. «Ho scelta?»
«Conosci già la risposta».

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