CAPITOLO 39

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Allora, le magliette le avevo messe vie, i pantaloni pure, l'intimo anche... cosa mancava?
Stavo facendo la valigia. Era il mio ultimo giorno. Era mattina, ma volevo portarmi avanti col lavoro.
Ogni abito che mettevo dentro mi sembrava un ago infilato nella pelle. Faceva male sapere di dover lasciare tutto e tutti. Mi stancava tutto quello che facevo, anche solo ripiegare una canottiera mi costava una terribile fatica.
Spostai la valigia dal letto e mi distesi a pancia in su. Presi il telefono e guardai le foto di quei tre mesi. Mentre le scorrevo con il dito, sentii selire un nodo alla gola. Appoggiai il cellulare sulla pancia e strozzai gli occhi. Lacrime calde scivolarono lungo le tempie e si appoggiarono sul cuscino. Non volevo andarmene. Non volevo lasciare James.
Ok. Non dovevo piangere. Calma e sangue freddo. Finché non partivo potevo divertirmi.
Indossai un costume azzurro e andai in giardino dove c'era la piscina. Jen e Kim mi aspettavano lí. C'era un sole cocente, la ghiaia sul giardino bruciava da morire e io saltellavo come una cogliona per non scottarmi. Anche l'erba era calda. Non mi sentivo piú la pianta dei piedi.
Raggiunta la piscina mi truffai subito in acqua.
Kim era distesa sopra un materassino gonfiabile che prendeva il sole, io restai a mollo finché non sentii i miei piedi tornare a temperatura ambiente e Jen era distesa su una sdraio sotto l'ombrellone a messaggiare. Per scherzare le mandai un messaggio.

K: "Ehi"

J: "Scema :')"

K: "Non voglio tornare a New York :("

J: "Io si invece? :/"

K: "Non sei eccitata di rivedere la prof di matematica? :')"

J: "Gesú... ma sai no?"

K: "Ma Kim dorme?"

J: "Bho, prova a schizzarla."

K: "S'incazzato si brutto..."

J: "Daiii! Fallo!"

-Jen! Vado?- le chiesi appoggiando il telefono sul bordo della piscina. Alzó i pollici in alto come risposta.

Stavo per schizzare Kim quando diede segni di vita.

-Vi sento e vi vedo, brutte troie! Schizzami e sei morta.- disse placidamente con gli occhi ancora chiusi.

-Io? Schizzarti? Ti sembro una persona che potrebbe schizzarti?-

Abbassó lo sguardo su di me con un sorriso trattenuto sulle labbra.

-Mmm... si!- mi rispose e tornó a ignorarci.

-Posso appoggiarmi al materassino?- le chiesi.

-No, mi ribalti.-

-Ma no. Mi appoggio solo coi gomiti, sta tranquilla.-

-No, non farlo!-

Troppo tardi. Ormai mi ero appoggiata a lato del materassino che affondó sotto il mio peso. La parte in acqua sbilanció l'equilibrio e... SPLASH! Kim cadde in acqua.

Vedendo la scena, Jen rise come una matta e io pure. Quando Kim riemerse mi lanció uno sguardo carico d'odio. Ancora ridendo uscii dall'acqua e lei m'inseguí, ma la sentii fermarsi.
Ma mi paralizzai. Aveva preso il mio cellulare e lo teneva sospeso sopra l'acqua.

-Ehi, ehi! Amica, non farlo! Lo sai che ti voglio un bene dell'anima, vero? Sai che la nostra amicizia potrebbe finire se lo fai, vero?- Kim si morse un labbro per non ridere -Jen, fa qualcosa!- e rideva. Io ero nel panico. Non c'era niente da ridere. Si trattava del mio amatissimo cellulare.

-Dai, Kim. Non vedi questa povera bimba?- le disse Jen avvicinandosi a noi -È indifesa, dalle il suo cellulare.- e rise. Ancora. E che cazzo!

-A una condizione: deve dire che sono fantasticamente fantastica!-

I HATE YOU, PLEASE LOVE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora