CAPITOLO 2

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Mi svegliai totalmente eccitata. Feci colazione e corsi subito a prepararmi.

Nell'armadio erano rimasti pochi vestiti e indossai un camicetta semplice infilata dentro dei pantaloncini a vita alta, presi un paio di All Star alte bianche, lasciai i capelli cadermi sulle spalle con una bandana con il nodo leggermente inclinato verso destra.

Il resto della mia famiglia era ancora assonata e in pigiama. Mio fratello dormiva ancora beatamente. Io ero l'unica sveglia e arzilla.

Saltavo letteralmente per tutta casa come se avessi assunto allucinogeni. Mio papà mi guardava malissimo, mentre mia mamma era troppo impegnata ad ammirare il suo caffè per dirmi di smetterla.

-Kate, sono le 8 ed è sabato. Vuoi calmarti?!- mi richiamò mio padre.

-Ma parto! Sono eccitatatissima!-

-E io mi sono appena svegliato. Siediti!- obbedii anche se di malavoglia.

-Vuoi che ti accompagni io all'aeroporto?-

-Non serve, papà, grazie. Ci accompagna il papà di Jennifer.-

Dopo qualche minuto sentii il telefono squillare: Jen.

《Ti stiamo aspettando, siamo sotto casa tua.》

-Arrivo!- riattacai.

-Adesso devo andare, mi date una mano a portare le valigie?- schioccai un bacio a mio papà e cercai di fargli gli occhi dolci.

-Ok.- si cambiò velocemente e mi raggiunse in entrata.

-Mamma! Sto andando!- le urlai. Arrivò subito e mi abbracciò stritolandomi.

-Sto via un'estate, non vado via per sempre.- continuò ad abbracciarmi. -Mamma...-

-Scusami, tesoro. Ti voglio bene. Divertiti!- stavo già salendo in ascensore -E a volte, ricordati che hai una famiglia!-

-Si. Ciao, mamma!-

Al piano terra c'era Jen che mi aspettava, caricammo le valigie nel bagagliaio e partimmo. Kim era già in macchina, straeccitata, che informava al mondo che stava partendo.

...

In aereo, non appena fummo in quota, incollai  le cuffiette alle orecchie e mi eclissai dal resto del mondo. Jennifer leggeva, mentre Kim dormiva come una bambina emettendo piccoli gemiti ogni volta che cambiava posizione. Era adorabile.

Io guardavo le enormi masse di nuvole che ci circondavano, mentre cercavo di mordere quello robe di cemento che le hostess si ostinavano a chiamare biscotti. Mi venne una voglia matta di zucchero filato, soprattutto perché i mattoni con gocce al cioccolato non erano molto invitanti.

Poco dopo, senza accorgermene, mi addormentai e venni svegliata dalla voce del capitano che annunciava che dovevamo riallaccirci le cinture e spegnere tutti i dispositivi elettronici

Dall'alto si vedevano gli enormi grattacieli che si stagliavano nella città, sorvolammo Miami Beach e le sontuose ville con piscine, le magnifiche spiagge affacciate sull'acqua cristallina dell'Oceano Atlantico. Sorvolammo gli imponenti edifici di Miami, finché non vedemmo l'aeroporto. Atterrammo ed eccoci arrivate al Miami International Airport.

Scendemmo, il motore dell' aereo rombava e sovrastava tutti i rumori circostanti. Andammo a ritirare i bagagli e quando, finalmente, uscimmo dall' aeroporto mi risultò molto difficile individuare la nonna di Kim. Definirla 'nonna' era un eufemismo, era più una giovane che soffriva di invecchiamento precoce? No, non è il termine adatto. Non esistono parole per definirla. Era una nonna, molto, ma molto giovanile. Indossava un paio di bermuda da donna bianchi e una maglietta della Hollister azzurra sfumata con un fiore gigante al centro. Dei Ray Ban quadrati le tenevano su un caschetto di capelli grigi, aveva una grande borsa a spalla blu con su scritto 'Like a Boss'.

Anche Kim sembrava smarrita mentre cercava di trovare sua nonna. Per fortuna ci trovò lei.

-Ragazze! Ragazze! Sono qui!- nonna arzilla alzò una braccio e la notammo subito.

-Nonna!- Kim le corse incontro e l'abbracciò calorosamente.

-Come sei cresciuta, Kim. Magretta, ma bellissima.- le disse prendendola per le spalle -E queste altre due belle giovani, chi sono?- chiese riferendosi e me e Jen.

-Loro, nonna, sono le due mie migliori amiche: Kate e Jennifer.-

-Piacere ragazze. Io sono Edison, ma chiamatemi pure Eddy. Non chiamatevi Signora Campbell, vi ospito per tutta l'estate e non potrei sopportarvi.- si presentò lei con un sorriso a trentadue (probabilmente gran parte di essi erano della dentiera) denti e abbracciandoci come se ci conoscesse da sempre.

La macchina in cui ci fece salire mi lasciò a bocca aperta: era una decappottabile rossa fuoco con i sedili rivestiti in pelle bianca. E come se non bastasse i sedili posteriori erano occupati da una variopinta tavola da surf.

Sfrecciammo nelle trafficate strade di Miami, sorpassammo la città e arrivammo al ponte della Julia Tuttle Causeway che portava a Miami Beach.

Oddio! Ci mancava pure che la nonna di Kim avesse una villa in riva al mare.
Ok, tutto, ma questo proprio non me l'aspettavo: aveva la villa in riva al mare.

-Ragazze, io abito qui!- rimanemmo a bocca spalancata. La villa era gigantesca. Un enorme giardino con l'erba perfettamente curata circondavano l'abitazione. All'entrata c'era una veranda che seguiva il perimetro della casa. Entrammo e mi innamorai della casa, non ci sono parole per descriverla, era assolutamente magnifica! Salimmo al piano superiore per vedere le nostre stanze. Erano una vicina all'altra, mentre quella di Eddy era al piano terra.

La mia camera era fantastica: c'era un armadio gigante con affianco il letto, un enorme porta-finestra apriva alla terrazza, in camera c'era anche una porta che dava a un piccolo bagno.

Mollai le valigie sul letto e andai subito in terrazza: la vista era magnifica! Si vedeva la spiaggia e il mare, esattamente sotto c'era una piscina bellissima con l'idromassaggio.

A pranzo Eddy ci portò in un locale vicino al mare dove ci servirono porzioni giganti di pesce.

-Vi piace Miami, ragazze?- ci chiese Eddy mentre aspettavamo il dolce.

-È stupenda! La casa mi ha lasciata a bocca aperta e questo ristorante fa cibo buonissimo.- risposi.

-Sono contenta che vi piaccia, domani volete fare colazione da Starbucks o a casa?-

-Starbucks!- rispondemmo all'unisono.

Penso che questa sia stata la vacanza più bella della mia vita!

I HATE YOU, PLEASE LOVE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora