CAPITOLO 22

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Mi strofinai gli occhi e finii di bere il mio caffè. A tavola c'era silenzio, non perché avessimo sonno, magari quello, io e Kim eravamo in ansia. Tanto in ansia. Erano passati tre giorni da quando avevo parlato con mia madre e i nostri genitori sarebbero arrivati oggi all'ora di pranzo. Eddy provava a rallegrare l'atmosfera, ma il sorriso che ci spuntava a malapena sul volto si spegneva subito.

In quei tre giorni eravamo rimaste sempre a casa, un paio di volte siamo uscite a fare un bagno in piscina. Jack ci veniva a trovare, ma gli altri non si erano mai fatti vivi.

Finito di mangiare, andai in camera mia a lavarmi e cambiarmi.

Da alcuni cassetti tirai fuori l'intimo da indossare e mentre mi mettevo il reggiseno il telefono squillò. Finii di allacciarmelo e risposi.

-Pronto.-

《Ciao, Kate.》era James

-Oh, ciao.-

《Come va?》

-Potrebbe andare meglio.-

《Non è per colpa mia, vero?》

-No, no. Tranquillo.- ci riflettei -Bhe... forse un po'-

《In che senso?》

-Lascia perdere.-

《Comunque... oggi ti andrebbe di uscire? Ti dovrei parlare.》

-Oggi non posso. Arrivano i miei da New York.-

《Ah, capisco. Domani?》

-Non lo so. Dipende dai miei genitori. Ti faccio sapere.-

《Okay. Ciao.》

-Ciao.-

Guardai nell'armadio, cercando di trovare qualcosa di adatto da indossare. Che non faccesse pensare che fossi troia o che fossi un stupida che si veste da omino Michelin d'estate. Dopo numerosi tentativi, scelsi un vestito rosa pastello lungo fino alle ginocchia, con le spalline in pizzo e stretto sotto il seno. Mi guardai attentamente allo specchio. Okay, poteva andare. Un accenno di trucco, una pettinata ed ero pronta.

Raggiunsi le altre in giardino dove due auto erano parcheggiate.

-Un'auto non basta per ospitare tutti quanti, quindi una di voi deve prendere l'altra e andare con quella.- ci annunciò Eddy.

-Guido io se vi va bene.- dissi.

-Se vuoi vengo con te, cosí non rimani da sola.- si offrì Jen.

-Perfetto!-

Eddy e Kim salirono nella decappottabile, mentre io e Jen nell'altra auto. Quando fui salita sentii il telefono vibrare, guardai il display e spuntò la notifica di un messaggio da James: "Sei bellissima con quel vestito rosa. :)". Nello specchietto retrovisore vidi il suo riflesso, in mano aveva un frappè al cioccolato e lo alzò verso di me per poi berne un grande sorso. Involontariamente sorrisi e arrossii.

Mettemmo in moto e partimmo per andare all'aereoporto. Io non sapevo la strada e cercai di rimanere piú vicina possibile a Eddy mandando a quel paese le distanze di sicurezza.

-Felice di rivedere i tuoi?- mi chiese Jen.

-Sono così contenta che la felicità mi scaturisce dai pori della pelle.- risposi ironicamente.

-Non saranno così arrabbiati.-

-Certo, come no. Veranno da me, mi abbraccieranno e mi diranno che sono molto orgogliosi della loro figlia minorenne che si ha bevuto come una spugna.-

-Come la fai tragica.-

-L'unico felice di vedermi sarà mio fratello.-

-Ma...- non sapeva più che dire, sapeva che avevo ragione. Restammo in silenzio fino all'aeroporto.

Arrivate, parcheggiamo le auto e andammo al gate di arrivo ad aspettare. A poco a poco si riempiva sempre di più, c'erano un paio di omoni vestiti molto elegantemente con pantaloni, giacca e cravatte neri, una camicia bianca e scarpe di venice talmente lucide che ti ci potevi specchiare, in mano tenevano un cartello con su scritto cognomi assurdi. Bambini insterici strattonavano le madri e le assilavano ripetendo sempre la stessa domanda. Ragazze giovani giocavano nervosamente con le mani. Altra gente era comodamente seduta su delle sedie di plastica che leggevano o bevevano. Vicino c'era un bar affollato dal quale si sentivano voci tutte diverse tra loro, gente che beveva caffè e chiacchierava.

Dopo qualche minuto d'attesa un voce di donna annunciò l'arrivo dell'aereo. La gente seduta si alzò di scatto. Le porte scorrevoli si aprirono ed uscirono delle coppie che facevano notare da un miglio che erano ricche, si fecero accompagnare fuori dagli uomini con i cartelli e qualche secondo dopo le porte si aprirono di nuovo. Le prime persone iniziarono ad uscire con valigie e borsoni nelle mani. Jen saltellava da un piede all'altro in attesa che sbucassero i nostri genitori e finalmente sentii la vocetta di mio fratello e di sua sorella.

-Katy! Katy!- mi corse in contro e mi saltò in braccio. Lo strinsi forte e poi li rimisi a terra.

-Luke! Com'è andato il viaggio?-

-Alla grande! Io e Madison abbiamo guardato un film durante il viaggio.-

-Wow! Bello! Va a salutare anche le altre.- andò dalle ragazze e alla fine salutò un po' timidamente Eddy.

-Ciao, Kate.- arrivarono anche gli adulti.

-Ehm... ciao.- salutai nervosamente i miei genitori.

Mio padre tese le braccia verso di me e io lo abbracciai. Dovevo stare calma. Fare finta di niente.

-Saluta anche tua madre, Kate. Anche io sarei arrabbiato con te.- arrossii e andai ad abbracciare mia mamma. Lei non disse una parola, mi porse una valigia e andammo via.

-Avete pranzato in aereo?- chiese Eddy.

-No, ma non si preoccupi.- rispose la mamma di Jen.

-Ma dovete mangiare qualcosa! Adesso torniamo a casa e vi preparo qualcosa di consistente.-

-Mamma, ci basta solo un panino.- disse la mamma di Kim.

Eddy sbuffó, ma alla fine ci portó in un bar lí vicino a mangiare. Ordinammo i nostri panini e mangiammo lentamente.

-Allora, cosa avete fatto questi giorni.- chiese la mamma di Jen per smorzare il silenzio.

-Siamo andate in spiaggia tutti i giorni, qualche volta siamo andate a fare shopping e basta.- rispose Kim.

-Nient'altro?- chiese suo papà.

-No, non mi pare.-

-Vi siete divertite immagino.- aggiunse mio papá. Annuimmo all'unisono.

Continuammo a parlare della vacanza e del viaggio, tralasciando sempre quella festa. Io ero molto nervosa e affamata. Mangiai il mio panino praticamente senza accorgermene. Quando tutti finirono, tornammo verso casa. In macchina con me vennero i miei genitori, mio fratello e Kim; nell'altra macchina salirono Jen, i suoi genitori e sua sorella; i genitori di Kim presero un taxi. Il tragitto fu molto silenzioso, intervallato da commenti sul paesaggio e sulla città. Finalmente arrivammo davanti al cancello, parcheggiammo ed entrammo in casa. Eddy fece accomodare tutti in salotto. Mentre noi entravamo, la signora delle pulizie se ne andava.

-Mrs. Campbell, scusi.- la signora fermò Eddy.

-Si?- avevano bloccato l'entrata

-C'era un ragazzo molto insistente fuori dal cancello. È stato lì fermo da quando siete andati via fino all'ora di pranzo, poi è tornato e l'ho fatto entrare. Non è un problema, vero?-

-Un ragazzo?-

-Si. Un tipo abbastanza alto, capelli castani, occhi verdi e, se posso dire, anche molto bello.-

-Okay. Non preoccuparti. Ci vediamo la settimana prossima.- si salutarono.

Quando sentii la descrizione del ragazzo sussultai. Non poteva essere lui. Non doveva essere lui.
"Oddio! Terra inghiottimi prima di raggiungere il salotto!" pensai.
Appena messo piede nella sala sentii le gambe cedermi. Suduto su una poltrona c'era James che sorrideva a tutti gli adulti e li stringeva cordialmente la mano.

I HATE YOU, PLEASE LOVE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora