CAPITOLO 5

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Sentii un terribile chiasso disturbare il mio dolce sonno, le lenzuola con le angurie sopra erano ammucchiate ai piedi del mio letto e il cuscino era sotto le mie gambe. Avevo gli occhi semichiusi e intravidi un ombra sfocata avvicinarsi alla mia finestra e aprirla. Il chiasso che mi aveva svegliata aumentò, la figura si avvicinò lentamente. Girai la testa, ma la sbattei contro qualcosa di duro. La figura era accanto a me, sorrise e vidi dei denti perfettamente bianchi avvicinarsi al mio orecchio. Man mano che si fece più vicino riuscivo a cogliere particolari della sua faccia. Aveva due grandi occhi verdi e i capelli castani.

-Svegliati. Ti ho trovato. Sai chi sono, non fingere. Svegliati.- sapevo che era James, ma aveva un che di demoniaco con quella voce dolce e persuasiva. All'improvviso la sua voce cambiò, aveva un che di femminile con un accento inglese. -Kate! Porca puttana, ti vuoi svegliare!- aprii di colpo gli occhi e mi ritrovai davanti la faccia di Kim. Solo un sogno per fortuna.

-Finalmente! Buon giorno.-

-'Giorno- biascicai. Non so perché, ma l'abbracciai. Lei ricambiò e mi strinse più forte.

-Dai, alzati. Dobbiamo a fare shopping oggi.-

-Non possiamo andarci oggi pomeriggio?-

-Si, ma la mattina presto non ci sono code ai negozi. Alzati, principessa, su.-

-Adesso, con calma. Ma che ora è?-

-Le 8.15.-

-Ma tu mi vuoi morta! 'Notte, io torno a dormire.-

-Dai! Alzati!-

-Ok, ma questo lo metto in conto- scherzai, lei mi fece la linguaccia e mi trascinò a fare colazione di forza.

Seduta a tavola, c'era Jen già vestita e lavata che mangiava dei pancakes pieni di sciroppo d'acero come una morta di fame.

-Ancora in pigiama? Dai, che non c'è nessuno a quest'ora. Veloce.-

In tavola c'erano pancakes, donuts, toast, marmellata, nutella, succo, caffè e biscotti.  Presi un po' di tutto e me lo ficcai in bocca senza un'ordine preciso. Kim mangiava con calma e io ero l'unica che doveva fare veloce perché mi ero svegliata tardi.

Finito corsi in camera, mi cambiai e mi lavai.  Feci le scale di corsa e per poco non caddi.

-Pronta! Andiamo?!-

-Che velocità. Perfetto, andiamo! Aspettatemi fuori che chiedo l'auto a mia nonna.-

Io e Jen l'aspettammo vicino al cancello, poco dopo lei arrivò con un mazzo di chiavi e un sorriso a trentadue denti. Salimmo nella macchina, girò la chiave, il motore rombò, posò il piede sull'acceleratore, cambiò le marce, si abbassò gli occhiali sugli occhi.

-Miami è nostra!- esclamò con un che di teatrale e partimmo.

Mi sentivo come una di quelle vip che si vedono nei film, con il vento che scompiglia i capelli e gli occhiali da sole con le lenti a specchio che riflettono tutto.

-Notiziona!- esclamò ad un tratto Kim distruggendo i miei castelli in aria -I miei mi lasciano comprare scarpe con il tacco, massimo tacco 10 centimetri. Mi accompagnate a comprarne un paio? Vi prego!-

-Ok, ma oggi offri tu il pranzo.- sherzai io.

-Grazie! Ti adoro!- mi diede un bacio sulla guancia e l'auto barcollò pericolosamente.

Il primo negozio dove ci portò aveva esposti tutti i tipi di scarpe possibili e immaginabili con un grande cartello rosso sul vetro che diceva: "SALDI 70%". Kim ci entrò senza pensarci due volte, noi la seguimmo a ruota.

I HATE YOU, PLEASE LOVE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora