CAPITOLO 11

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Fui svegliata da un urlo isterico di donna.

-Cos'è successo qui!- veniva dalla cucina. Eddy.

Mi alzai dando una testata sul mento di James che si svegliò.

-Che succede?- chiese ancora intontito. Lo gurdai terrorizzata e lui comprese al volo. Ci eravamo dimenticati di pulire la cucina.

Guardai l'oroligio del lettore DVD, segnava le 15:45. Quanto avevamo dormito?

Kim arrivò di corsa in salotto e mi guardò con due occhi da cane bastonato. Ero in piedi, ancora col felpone e James in mutande.

-Cos'è successo?- chiese allarmata.

-Non è come sembra, fidati.- le dissi in fretta. Squadrò James da capo a piedi.

-Mia nonna è incazzata nera e se vi trova così...- non finì la frase che Eddy entrò come una furia.

-Kate! Dammi qualche buona spiegazione?- posò uno sgurdo carico di rabbia su di me, poi girò la testa verso James. Il mio cuore accelerò il battito -E chi saresti tu?-

-James, sono...-

-Il fidanzato di Kate!-

-No, è solo un amico.- dissi trafelata, speravo non pensasse male.

-Non si direbbe.- stava pensando quello che volevo non pensasse.

-Eddy, non pensare male. Non è successo niente.-

-Dovrei avvisare i tuoi genitori, signorina.-

-No, ti prego. Ma sono sincera. Non è successo niente, volevamo solo fare una torta e alla fine abbiamo fatto una lotta.-

-Uno: niente lotte in casa mia, sopratutto con il cibo. Due: si sta vestiti e non in mutande o con roba che copre poco. Tre: mi si avvisa prima di fare qualcosa!- almeno non aveva notato le mutande di James.

-Scusami, ma...-

-Niente "ma". Adesso tu- e indicò James -vai a vestirti e te ne vai.-

-Ma piove.-

-Non m'interessa. Esci di qua giovanotto.- uscì a testa china guardandomi preoccupato.
-Spero che tu abbia uno scusante per tutto ciò.-

-Ma non ho fatto niente. Lui è arrivato tutto bagnato e l'ho invitato ad entrare. Si è asciugato e visto che pioveva e non sapevamo cosa fare, abbiamo deciso di fare una torta.-

-Ah, e la torta l'avete fatta distesi sul tavolo cospargendovi di non so cosa?-

-Ti giuro! Non abbiamo fatto niente!- si avvicinò a me e mi sollevò la felpa per vedere se avevo le mutande. Quel giorno avevo messo le mutande senza elastico che mi entravano nel culo. Le odiavo, ma le altre erano a lavare o in altri cassetti.

-Queste le chiami mutande?-

-Nonna!- la richiamò Kim.

-Sta zitta, Kim. Adesso va da Jennifer e dille di scendere.- Kim obbeddì e rimanemmo solo io e lei.

Si sedette stanca sul divano e mi guardò sconsolata. -Kate, non rovinarti così, per scemenze. Sembravi una ragazza così per bene.-

-Fidati. Non ho fatto niente con James. Ti prego, non pensare a me come... come una...- non trovavo il termine adatto, non volevo essere volgare.

-Tranquilla, non lo penso e ti credo. Ma preferirei essere avvisata quando inviti qualcuno.-

-Grazie!- le saltai al collo e l'abbracciai. Sapevo che non si poteva arrabbiare così tanto. -Scusami, ancora.-

I HATE YOU, PLEASE LOVE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora