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Narratore Esterno

Camila scrutò il telefono nervosamente per la terza volta in meno di due minuti, in attesa di ricevere un messaggio. La ragazza che le stava truccando il viso non se ne preoccupò, dato che molto probabilmente vedeva star ansiose tutti i giorni, ma quel gesto non passò inosservato a Roger, che ora, a New York, aveva attivato la modalità "controllo-Camila-fino-allo-sfinimento"

-Che succede?- chiese, avvicinandosi alla ragazza e poggiandole la mano sulla spalla, lanciando uno sguardo alla truccatrice perché li lasciasse soli.

-Niente, va tutto bene.- ribatté la cubana, decisa a non condividere con il suo manager che aveva intenzione di incontrare Normani

-Non sembra.- rispose Roger, spostandosi davanti alla ragazza -Conosco quello sguardo.-

-Sei l'ultima persona che potrebbe dire di conoscermi, al momento.- ribatté la cubana, acida. La fronte del manager si corrugò. Aveva ormai capito che Camila gli avrebbe sempre rinfacciato del contratto della PR rinnovato, ma non per questo voleva smettere di esserle d'aiuto

-Pensavo di essere stato il tuo migliore amico in questi anni.-

-Sei il mio manager. Hai sbagliato a considerarti così.- Roger sbuffò -Devi dirmelo sei vuoi andare da qualche parte, almeno ci possiamo organizzare.-

-Cosa ti fa pensare che io voglia andare da qualche parte?-

-Usi il telefono solo se devi farlo. Ti conosco, Camila.-

-Non dirlo, per favore.- mormorò la ragazza, sentendo un attacco di nausea a quell'affermazione. Il manager annuì in silenzio e la guardò per qualche istante, allontanandosi poi dalla ragazza e dal tavolino su cui erano posati i trucchi, serrando il suo viso sull'espressione neutra che adorava fare

-Ti aspetto di là.- disse, facendo rientrare i truccatori e gli stilisti -E chiamami, se hai bisogno di andare da qualche parte.- ribadì, cercando di far entrare il concetto nella testa della ragazza, che però, dal canto suo, non lo guardò neanche, troppo impegnata a sorridere nel vedere il messaggio di Normani illuminarle lo schermo.

La sua ex-compagna di band le chiedeva di raggiungerla nel suo appartamento di New York, dove sarebbero state al riparo dagli sguardi indiscreti. Inutile dire che a Camila l'idea andava più che a genio.

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Camila era entrata con molta più delicatezza di quanta ne avesse mai ostentata nell'atrio del palazzo dove Normani aveva un appartamento (condiviso un tempo con Ally, per aggiungere una breve informazione), cercando di non rovinare il magnifico marmo che si estendeva sotto i suoi piedi. Non si aspettava di vedere la maggiore sorridente ad aspettarla, ed infatti prese l'ascensore automaticamente.

Ebbe il desiderio improvviso di tirare un pugno al ragazzo che molto gentilmente le aveva chiesto a che piano doveva andare, giusto per sciogliersi un po' quel nodo che le attorcigliava le budella.

Quando si trovò sul pianerottolo della ragazza, però, non poté tirarsi più indietro e suonò per un breve istante il campanello (la cui targhetta recitava ancora Kordei-Brooke). Normani aprì la porta il secondo dopo e Camila ebbe il dubbio che fosse rimasta lì dietro per un bel po', aspettandola

-Ehi.- la salutò. La maggiore rispose con un sorriso e un cenno della testa, spalancando un po' di più la porta, lasciandola entrare. Una volta che Normani le prese il cappotto, le due si distanziarono e si fissarono negli occhi. Camila capì che doveva fare qualcosa per rendere la situazione meno imbarazzante

-Posso abbracciarti?- chiese, quasi sottovoce. La maggiore si sciolse subito

-Oh, Camila!- disse, raggiungendola e tirandola a sé, stringendola forte -Hai dormito?- domandò subito dopo, spostandole leggermente i capelli dal volto

Free (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora