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Camila's Pov

Passai la notte a piangere, ricordandomi il volto sconvolto di Ally. Lei, la piccola e dolce Allyson, che tante volte nella vita mi aveva protetto e accudito, ancora una volta aveva scelto di farlo, anche se non me lo meritavo.

Era sempre stata la più forte e la più integra nel gruppo. Fin dall'inizio si era resa conto che si sarebbe dovuta prendere cura di noi, perché era l'unica che riusciva sempre a mantenere speranza in sé stessa, oltre ovviamente al fatto che aveva un forte istinto materno.

Sapevo che era ancora la più forte, quella che dopo la fine di tutto aveva consolato le altre, che aveva mantenuto il sorriso per non far cadere gli altri, mentre all'interno soffriva. Il dolore lo aveva tenuto per sé tutti quegli anni.

Come una brava mamma.

Sarebbe stata un genitore fantastico, ma come ben sapevamo e come ci aveva ribadito più volte, non voleva avere figli. Curioso, già.

Quando ero piccola pensavo che fosse perché non volesse avere troppe responsabilità, ma quando crebbi capii che era perché fare la mamma per cinque anni ad un gruppo di quasi coetanee, l'aveva sfinita. Per la vita era a posto. Non avrebbe desiderato di più perché le sue energie materne si erano consumate. La sua tempra nel trattenere il dolore, nell'ascoltare le storie altrui e nel consolare era finita.

Ora era lei che necessitava di qualcuno che si prendesse cura del suo dolore, ma nessuna di noi si era fatta avanti per prendersi questa responsabilità. Quanto avrei voluto farlo io. Ma non avevo avuto il tempo materiale. Ora non mi restava da sperare che trovasse qualcuno che lo facesse.

Mi passai la mano sul viso, sentendolo stropicciato dalle lacrime che lo avevano solcato tutta la notte. Mi diressi ciondolante in bagno, per sistemarmi un attimo. Avevo sì rifiutato un nuovo contratto, ma non per questo non mi sarei presentata in studio.

Guardai la mia faccia sconvolta allo specchio. Occhi rossi, guance screpolate, capelli sfatti, labbra gonfie... forse non sarei dovuta andare in studio. Mi lavai i denti, decidendo di rassegnarmi ad una giornata di serie TV.

Mi stavo accomodando sul divano con la busta di biscotti, che mi arrivò una chiamata da Lexie, una delle tecniche del suono e più fidata amica a Los Angeles.

Decisi prima di ignorare la la chiamata, ma il telefono riprese subito a squillare. Capitava spesso che Lexie mi chiamasse le mattine, per farsi recuperare all'uscita di un locale di periferia mezza ubriaca e a volte anche fatta.

Constatando che non avrei avuto niente di meglio da fare, decisi di rispondere. Appena portai il telefono all'orecchio sentii un respiro agitato

-Camila, non puoi capire cosa sta succedendo!-

-Lexie, ascolta, oggi non sono dell'umore di venirti a prendere fuori da un loc...- mi interruppe bruscamente

-Sono in studio Camila, e tu non hai idea di chi ci sia qui!-

"Merda! Merda! Merda!" pensai

-Oh no, ti prego, non dirmi che... - dissi, passandomi la mano sugli occhi per l'ennesima volta

-Sì Camila. Lauren è qua. E sembra intenzionata ad accettare la proposta.-

🌕☀️🌕

Lauren's Pov

Forse avevo fatto una cazzata. Una cazzata grande.

Ero agli studio della Epic Record, posto che non mi suscitava esattamente bei ricordi; e davanti a me avevo Roger, il manager da cui più di una volta ero stata contatta e minacciata di privazione di contratto a causa di un indiretto su Twitter di troppo.

Tara era di fianco a me, in piedi, mentre Lucas doveva ancora raggiungerci.

Roger aveva in mano il telefono e stava provando a contattare Camila.

Io cercavo di celare le mie risate, perché sapevo benissimo che a quell'ora del mattino la cubana non avrebbe mai risposto ad un manager.

La mia manager mi guardava dubbiosa. In effetti dopo aver urlato contro a Lucas, non era così scontato che accettassi il contratto.

Camila, nel frattempo, non sembrava dare segni di vita al telefono, quando ad un certo punto entrò trafelata una ragazza, che riconobbi come una tecnica del suono.

-Roger, Camila sta arrivando!-

Merda. Ero stata una stupida a non prepararmi a quella evenienza (che tanto evenienza non era). Vedevo già il suo viso deluso dalla mia scelta. Beh, non poteva urlarmi contro o simili, dato che non avevamo l'intimità per permettercelo.

Respirai profondamente più volte, ma ovviamente il mio cuore non accennava a rallentare i battiti. Dovevo prendere una boccata d'aria -Esco un attimo.- dissi. Attraversai di corsa i corridoi tra le sale di registrazione, aprii violentemente le porte e mi sedetti sulle scale. Inspirai ed espirai profondamente.

"Ce la puoi fare Lauren. Ce la puoi fare."

Una macchina blu metallizzata parcheggiò davanti a me. Qualcuno scese. E la vidi. Rimanemmo immobili, l'una davanti all'altra.

La frangia disordinata ricadeva su quegli occhi in cui mi ero persa troppo volte.  Il labbro inferiore che avevo baciato fino allo sfinimento veniva torturato dai denti. Le mani che mi avevano accarezzato senza preoccupazioni ora sfregavano l'una contro l'altra insicure e timide.

-Ciao...-

al sentire la sua voce dal vivo quasi piansi.

Mi trattenni dall'avvicinarmi, perché sapevo che avrei potuto farle del male o baciarla davanti ad un centinaio di persone sulla 44esima a Los Angeles.

Mi raggiunse lei. In un lasso di tempo che per me durò anni, se non decenni, salì le scale. I suoi movimenti erano cambiati. Dimostravano un'eleganza che non era mai stata sua, e una sicurezza disinibita che mi colpì.

Aprii la porta per lei e la affiancai all'interno. Non parlammo e neanche ci guardammo. Raggiungemmo insieme la stanza della direzione ed entrammo.

Roger ci accolse con un sorriso enormemente falso e ci fece accomodare.

-Bene ragazze- cominciò -ora che siamo qui riuniti dobbiamo prendere una decisione. Siccome Lauren ha accettato, ora Camila la scelta finale è tua.- si rivolse alla ragazza di fianco a me. Vidi la cubana abbassare lo sguardo, come se fosse in cerca di una risposta, ma io sapevo benissimo che non poteva essere così. Lei non abbassava mai lo sguardo quando pensava.

Sapeva benissimo anche lei che Roger l'avrebbe costretta ad accettare con la forza in meno di una settimana, se non l'avesse deciso in quel momento.

-Va bene, dov'è la penna?- setenziò alla fine. Roger congiunse i pugni in segno di vittoria e iniziò a borbottare allegro tra sé e sé.

-Ad una condizione, però.- ci richiamò lei -Se dovesse ricapitare la situazione di qualche anno fa non voglio che vi intromettiate.-

Spalancai gli occhi a quella richiesta. Stava davvero chiedendo di ignorare i rumors che si sarebbero creati e che ancora persistevano? La nuova Camila che avevo davanti agli occhi allora era davvero fantastica come dicevano.

-Dipenderà Camila, dipenderà...- disse Tara

-Sono d'accordo con lei- presi parola io -se dovesse accadere voglio che non cerchiate di celare o zittire i rumors. Che dicano quello che vogliano.-

Sapevamo entrambe che sarebbe stato rischioso, perché alla lunga i rumors ci avrebbero stufato. Ma sapevamo anche che se tutto, ma proprio tutto, sarebbe tornato quello di una volta, i rumors non ci avrebbero infastidito più di tanto

-E va bene- approvarono riluttanti i due managers. Io e Camila ci scambiammo uno sguardo complice, che anche se non lo sapevamo ancora, sarebbe stato il primo di una lunga serie.

Free (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora