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Lauren's Pov

Mi allontanai da casa di Camila felice. Avevo dubitato fortemente che saremmo state capaci di tenere una conversazione normale tra di noi, ma ci eravamo appena riuscite. Il contratto era stipulato. Io e Camila avremmo dovuto collaborare e sapevamo entrambe che i rumors sulla nostra presunta relazione sarebbero schizzati alle stelle.

Non capivo come il management di Camila avesse accettato un contratto simile. Insomma, Camila faceva ancora parte della Epic Records, che non aveva proprio un occhio di riguardo per le relazioni omosessuali.

Quella mia e di Camila non era però una relazione a tutti gli effetti, diciamo. Ne erano a conoscenza solo le ragazze, mentre i managers pensavano che tra me e lei ci fosse solo amicizia. Nonostante quello, avevano dovuto zittire i rumors affibbiandoci PR e costringendoci ad allontanarci.

Sostenevano che una volta che se il pubblico fosse venuto a sapere di una relazione lesbo, gli ascolti sarebbero calati drasticamente. Non mi capacitavo molto di ciò, dato che tra gli Harmonizers non credevo vi fossero omofobi e sapendo che la maggior parte di loro sosteneva la relazione tra me e Camila.

I rumors mi avevano dato solo fastidio perché mi avevano impedito di sviluppare una sicurezza in quello che ci stava succedendo. Guardavo con invidia Normani e Dinah che non si preoccupava della presunta relazione tra di loro, sia per la scarsezza di rumors, sia perché le due erano brave a farsi scivolare tutto addosso.

Non che avessero qualcosa tra di loro, ma erano solite flrtare, scambiarsi baci all'angolo della bocca e rimanere attaccate tutto il giorno. Tutto ciò che facevamo anche io e Camila, e che però si era evoluto in veri e appassionati baci, struscii vari e io che mi prendevo la sua verginità.

Già, avevo un bel po' di motivi per invidiare Dinah e Normani.

La relazione già sul filo del rasoio tra me e Camila era precipitata quando avevo detto al management di essere bisessuale. Ci avevano convocato due giorni prima dell'inizio del 7/72 tour e ci avevano chiesto del nostro orientamento sessuale, perché se tutti quei rumors fossero stati veri, un motivo ci sarebbe stato.

Io mi ero orgogliosamente dichiarata bi, negando però la relazione, mentre Camila aveva sostenuto fortemente la sua eterosessualità. Dopodiché i manager si erano mostrati gentilissimi con me, e mi avevano proposto una PR con cui fare coming out. Lucy Vives. La conoscevo da qualche anno, perché era entrata nel mio giro di amici durante i primi anni di High School.

L'unica PR in cui si erano costruiti veri sentimenti col passare del tempo, anche se deboli e poco considerati.

Dopo quell'episodio Camila non mi aveva più rivolto la parola. Alle altre rispondeva male, cercando di tagliarle fuori dalla sua vita.

Iniziò a scrivere piccoli brani da sola, e ogni volta che mi capitava l'occhio sui suoi taccuini e sbirciavo, mi si stringeva il cuore. Parlava di me o della nostra relazione ovunque, e potevo sentire il suo amore per me trapelare da ogni parola.

Spesso lacrime accompagnavano gli scritti. A volte sue, a volte mie, che mi fermavo a leggerli e piangevo.

Molti dei pezzi che avevo visto non li aveva fatti uscire. Probabilmente il management si era opposto quando aveva visto pronomi femminili, palesi riferimenti a tour bus e occhi verdi.

Nonostante ciò, quando il suo primo singolo era uscito, ero stata probabilmente la prima persona al mondo ad ascoltarlo. E con "Crying in the Club" avevo sentito anche "I Have Questions".

Avevo pianto istericamente, svegliando nel profondo della notte le mie compagne di band con i miei singhiozzi, che si erano precipitate in mio soccorso. Una sola occhiata al cellulare e mi avevano proibito di ascoltare ancora un'altra canzone di Camila.

Io non le sentivo, perché nella mia testa risuonavano le sue parole, e tutto ciò che volevo era uscire dal bus, cercarla, abbracciarla, chiederle scusa per tutto quello che le avevo fatto e poi non lasciarla mai più. Le ragazze erano state pazienti con me e mi avevano assistito in quei giorni in cui mi ero atteggiata come uno zombie. Gli unici giorni in cui eravamo state tutte insieme.

Quando tutto l'album di Camila era uscito ci era stata una paralisi di gruppo. Io piangevo tutto il tempo, e le altre non sapevano come reagire. Ed era abbastanza sorprendente, perché dopo tutto quello che era successo, l'ultimo concerto con Camila eravamo serene. Ci aveva avvertito due settimane prima di quello che avrebbe fatto, e prima di salire sul palco, ci aveva detto che nelle sue canzoni ci saremmo state anche noi.

La mattina, però, quando se ne era andata, io non avevo avuto tempo di metabolizzare, e così anche le altre. Ci eravamo promesse di non stare in pensiero e di non guardarci con la consapevolezza di non volerla lasciare andare. Beh, non aveva funzionato. Normani aveva provato a chiamarla, ma solo vedere il suo nome nella rubrica la faceva piangere, quindi aveva optato per non farlo. Come se non fosse stato abbastanza, i managers avevano interrotto la nostra mattinata che sembrava una veglia funebre, per dirci di tirarle merda addosso e che lei avrebbe fatto lo stesso con noi. Solo Dinah ascoltò tutto il loro discorso, ma probabilmente aveva le cuffiette Bluetooth nascoste sotto i capelli e non aveva sentito niente. Io e le altre non avevamo resistito e ci eravamo rifugiate nei rispettivi bunk, per annegarci con le nostre stesse lacrime.

Fu in quel momento che mi resi davvero conto di quello che provavo per Camila. Fino ad allora mi ero illusa e mi ero raccontata bugie sforzandomi di crederci. Cercavo di persuadermi che per Camila era solo mera attrazione sessuale, e dovevo costruire qualcosa con Lucy. E ora che Camila se ne era andata, tutto prendeva forma. Riuscivo a spiegarmi le gelosie nel vederla con dei ragazzi, che fossero anche stupide pr o la voglia irrefrenabile di starle attaccata tutto il giorno. Riuscivo a spiegarmi perché fossi l'unica a ridere alle sue battute, perché volessi così tanto essere importante per lei, e non venire archiviata tra "migliori amiche che mi supportano durante il tour".

Ma era troppo tardi. Era stata colpa mia, io l'avevo allontanata, cercando di costruirmi muri intorno affinché lei non potesse fare breccia nel mio cuore. E le ragazze avevano dato ragione a me.

Con quale fisica Camila ci avesse sopportato ancora per cinque mesi io non l'avrei mai capito. Sapevo solo che per qualche ragione Ally era tornata sua amica.

E che io non ci avevo neanche provato, fregandomene di tutto quello che ci era successo e di tutto quello che avevamo passato. Dinah e Normani avevano pensato (o forse si erano convinte) che un abbraccio all'inizio della nostra ultima esibizione avrebbe potuto ricucire completamente la ferita che era ormai aperta da tempo.

Avevamo lasciato Camila annegare, nella mare del nostro odio ingiustificato, ed era tempo di rimediare, perché se non l'avremmo fatto, saremmo rimaste deboli e sanguinanti a vita.

Free (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora