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Lauren si svegliò agitata nel letto.

Un incubo, come al solito. Da quando era tornata a vivere a Los Angeles la perseguitavano. Ogni notte si svegliava sudata nel letto, ansimando, e non aveva nessuno con sé.

Da quando le Fifth Harmony si erano sciolte, aveva rifiutato di tornare a Miami se non per le feste o i compleanni di famiglia. Era stata una pessima idea. A Los Angeles era sola, a parte manager che la rincorrevano tutto il giorno o tecnici di registrazione che diventavano compagni di bevute la sera.

Lauren si passò una mano sulla fronte e poi sugli occhi, fermando la caduta delle gocce di sudore. Alzò le coperte e poté constatare di non necessitare un cambio d'abito. Cercò di addormentarsi spostandosi sull'altro lato del letto matrimoniale, che sarebbe stato sicuramente più freddo. Nonostante fosse effettivamente meglio, non riuscì comunque a prendere sonno.

"Maledetto alcool!" pensò.

La sua serata era stata parecchio movimentata, e, dopo aver speso quasi tre ore in sala incisione, aveva optato per passarla in compagnia di Jackson, il suo più fidato tecnico. Avevano passato del buon tempo insieme, e lei lo aveva ascoltato vaneggiare sul cucciolo che tanto desiderava da undicenne, attutendo ogni tanto la squillante voce del ragazzo con un sorso di vodka.

Poi però, era successo l'impensabile. Jackson, scaldato dall'alcol, aveva dato di matto quando un altro ragazzo gli aveva per sbaglio urtato la spalla. Così i due avevano risolto la questione con le cosiddette botte "da vero maschio virile, che servono a denominare l'alfa", come le soprannominava Lauren.

Con lo sconosciuto però, vi era una ragazza.

Lauren non aveva progettato di rivedere quella ragazza, neanche di chiamarla.

Eppure, non sapeva neanche come, si era trovata a tirare fuori dai guai il suo amico e uno sconosciuto insieme a Normani Kordei.

La nera le aveva rivolto un piccolo sorriso prima di lanciarsi con la sua energia verso il ragazzo che l'accompagnava e separarlo da Jackson. Lauren, dopo un primo momento di esitazione, aveva seguito l'esempio della sua vecchia migliore amica e si era gettata a capofitto tra i due ragazzi.

Dopo un momento di ligata col padrone del pub, i quattro erano usciti dal locale, promettendo di non mostrarsi mai più.

Una volta all'esterno Normani sussurrò qualche parole all'orecchio del suo accompagnatore e si diresse verso Lauren.

-Ehi, mi dispiace se ci siamo viste in queste condizioni, ma sai, i maschi- disse l'afroamericana, con un pizzico di esitazione e timore. La corvina le rivolse un sorriso poco convinto. Non sapendo che parole poterle rivolgere era già in procinto di salutarla, ma questa la interruppe.

-Laur, se ti va potremmo vederci.- disse di getto, e Lauren si girò sorpresa. Nel loro ultimo anno e mezzo di convivenza l'aveva trattata malissimo e ignorata, e  definitivamente non si aspettava una richiesta del genere.

-Sì, potremmo- rispose girandosi. Normani l'afferrò per un braccio e la fece rigirare

-Laur, intendo un incontro vero. Dove parlare di quello che abbiamo fatto in tutto questo tempo‐ la corvina tremò ancora al sentire quel vecchio soprannome.

Nel frattempo Jackson si stava riprendendo dalla rissa e chiedeva di essere riportato a casa. Lauren lo fermò con un gesto della mano e si rivolse a Normani, questa volta più convinta

-Certo che potremmo vederci, fammi solo controllare quando sono libera dalle registrazioni- estrasse il telefono dalla tasca e iniziò a leggere gli impegni che aveva riportato sul calendario -Venerdì alle sei può andarti bene?- chiese.

La nera annuì freneticamente, come se non vedesse l'ora che quell'incontro prendesse atto.

Prese poi a braccetto il suo accompagnatore si allontanò con questo ‐Ti faccio poi sapere dove- disse sorridendo.

Lauren si riscosse dai pensieri rivolti all'inusuale serata che aveva passato e si avvicinò alla vetrata che le mostrava il caotico panorama di Los Angeles. Si chiese dove potesse vivere Normani e chi fosse l'accompagnatore che aveva con sé. Rimase ancora un poco ad ammirare la città sotto di lei, che, nonostante la tarda ora continuava a vivere. Una delle poche cose che le piacevano veramente di Los Angeles.

Quando capì che non sarebbe riuscita a dormire si diresse verso il salone della casa. Era molto disordinato, dato che aveva totalmente rifiutato di assumere una donna delle pulizie.

Non voleva qualcuno che violasse il suo spazio personale.

Tranne i suoi genitori, i suoi fratelli e Dinah, nessuno vi era mai entrato a parte lei. Mai una festa o una semplice riunione coi manager.

Quella era casa sua, di nessun altro.

Nonostante quello, se qualcuno vi fosse entrato, non ci sarebbe stato alcuno modo di ricondurla a nessuno, se non per un piccolo particolare.

Una foto.

Sopra il camino vi era, incorniciata con cura e trattata come oro, una foto che ritraeva Lauren e le sue più grandi amiche.

Dinah, Normani, Ally e Camila. Le Fifth Harmony, alla loro prima uscita di gruppo.

Avevano ancora gli sguardi felici e non avevano la minima preoccupazione per quello a cui andavano incontro. Un mondo spaventoso e terribile, che le avrebbe mutate e fatte uscire di testa.

La corvina guardò la foto sorridendo e ripercorrendo i tratti del viso di ogni ragazza.

"Com'eravamo piccole e innocenti" pensò.

Sorrise.

Ogni volta che Dinah entrava in casa sua la accusava di essere una terribile nostalgica, ma Lauren la contraddiceva sostenendo che quella fosse la sua unica foto di sedicenne in cui fosse venuta bene. Quando Dinah usciva da casa sua però, le dava ragione, e ammetteva a sé stessa di essere una terribile e inguaribile nostalgica.

La bionda era l'unica ragazza del gruppo con cui Lauren avesse parlato amichevolmente e non sotto stretta necessità durante interviste o sul palco dopo quel dicembre.

Nonostante avesse ancora i numeri di tutte, ma proprio tutte, e le seguisse ancora su Instagram (seguiva anche Camila, ma su il profilo privato che aveva, dato che dopo tutto quello che avevano passato insieme le era sembrato cattivo non farlo), Dinah era l'unica con la quale avesse ancora un rapporto.

Sospirò e distolse lo sguardo dalla foto, mentre un vortice di ricordi le passava davanti agli occhi. Si premette le mani sulle tempie cercando di fermarli.

Dopo tutto quel tempo le bruciava ancora tutto.

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allora come vi sembra il primo capitolo? ditemi se vedete errori di grammatica, vi prego, e fatemi sapere se certi passaggi sono troppo noiosi o inutili. Come già detto sono alla mia prima storia, perciò non ho ancora ben inquadrato lo stile di scrittura apprezzato su Wattpad. Detto questo,

see u🥀🌈

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