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Lauren's Pov

Ero stata un'idiota a pensare che non saremmo state a disagio se ci fosse stato contatto fisico tra di noi. Appena avevo poggiato la mano sulla sua spalla era scattata sull'attenti e aveva smesso di ridere, per poi allontanarsi da me. In quei pochi minuti in cui le nostre risate si erano mischiate, avevo sentito sgretolarsi il muro tra noi, ma subito dopo la reazione di Camila l'avevo sentito ricostruirsi immediatamente

-Troppo presto, eh?- chiesi io, per sdrammatizzare, ma Camila sembrò prenderlo sul serio e annuì con il viso spezzato dal dolore. Proposi poi di andare a conoscere meglio la regista, e scendemmo le scale insieme.

Il disagio pervase la nostra caminnata, e ci stanziammo entrambe agli estremi opposti della scala. Arrivammo nel corridoio al piano terra, e vedemmo Cathy ad aspettarci. Ci accolse con un sorriso radioso, ovviamente inconsapevole del casino in cui ci aveva messo, e posò una mano sul braccio di ognuna.

Io rabbrividii.

Odiavo che le persone sconosciute mi toccassero come fossero state mie migliori amiche per una vita.

-Bene ragazze, sapete se possiamo entrare in una delle sale di registrazione?- annuimmo entrambe, e Camila indicò quella alla nostra destra

-Quella lì di solito è sempre vuota a quest'ora.-

-Ok, perfetto, andiamo lì!- disse la bionda trascinandoci. Entrammo nella sala e ci accomodammo sulle sedie girevoli vicino al tavolino, che era comunque pieno di testi e fogli. Quella non aspettò un secondo e iniziò a dare sfogo della sua parlantina

-Allora, la trama del film non è molto semplice, ma corrisponde più o meno agli altri film della "Suicide Squad", voi siete fan?- io e la cubana ci guardammo per poi annuire incerte. Non la conoscevamo per niente, ma per evitare un plateale imbarazzo non esprimemmo la nostra ignoranza.

-Perfetto!- continuò lei con il suo sorriso perfetto stampato in faccia.

Ma non le facevano mai male i muscoli facciali?

-Allora saprete che è tutto pieno di esplosioni, colpi di scena e combattimenti violenti, ma ciò non deve interessarvi. Ho richiesto un contratto con voi due perché vorrei sentirvi cantare un brano sull'indipendenza. Pensavo a qualcosa come la liberazione da catene...- ci guardò mentre faceva gesti convulsi con le mani. Io rivolsi i miei occhi a Camila, e vidi anche lei presa in contropiede.

Non era un tema facile da affrontare per nessuna delle due, dato che avevamo vissuto e stavamo vivendo la nostra vita intrappolate da contratti e management. La cubana rispose per entrambe

-Ok, possiamo farcela.- disse, sorridendomi dolcemente

-Giusto Lau?- il mio cuore mancò un battito. Mi aveva chiamato Lau.

-Sì-ì, possiamo.- risposi balbettante. La regista ci guardò sorridente, poi si alzò dalla sedia e si congedò

-Vi lascio al vostro lavoro, allora.- appena uscì dalla porta io e Camila ci rivolgemmo uno sguardo, per poi scoppiare a ridere insieme per la seconda volta in quel giorno.

-Ma quel cazzo di sorriso non se lo leva mai?- chiese lei, tenendosi gli addominali

-Oddio, ti giuro che stavo scoppiando!- risposi io.

-Santo cielo, mi sembrava di plastica!- continuammo a ridere senza ritegno. E poi sentii qualcosa sfiorarmi la spalla. La mano di Camila, come la mia pochi momenti prima, stava cercando un appoggio. Io al contrario di lei la lasciai lì, interrompendo però le risate. La cubana alzò gli occhi preoccupata per la mia reazione, e io, sorridendole dolcemente azzardai a fare una mossa pericolosa.

Free (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora