Capitolo 19

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Ho il viso che va a fuoco mentre il mio migliore amico continua a fissarmi "allora? Quando è successo?E com'è stato?" Mi copro la faccia con le mani, mentre Gian continua a fissarmi "Che c'è? Da quando ti imbarazza parlare di qualcuno che hai baciato?" Mi chiede poi scoppiando in una leggera risata, mentre io gli tiro un pugno scherzoso sul braccio, per poi tornare serio "È successo, ieri. Ieri sera. Eravamo in un posto, da soli, sotto le stelle e allora..."comincia a sbattere le mani, come una ragazzina "Ma sei impazzito o cosa?" Gli chiedo sconvolto, ed in risposta lui mi guarda e si copre il viso con le mani "Sono troppo felice! Sapevo che sarebbe successo!" Gli lancio un'occhiataccia "Non c'è nulla tra noi Gian. È un ragazzo. A me non piacciono i ragazzi" torna serio e si siede accanto a me "Non ti piacciono i ragazzi. Però quando stai accanto a Lele diventi un coglione e cominci a sentire le farfalle nello stomaco" lo guardo negli occhi "Gian: io non so nemmeno cosa si provi ad avere le farfalle nello stomaco. Non le ho mai provate" ed è vero. Io non ho mai avuto quel genere di sensazione. Con nessuno. E non sarà di certo un ragazzo a farmele provare.

"Ma te la dai una svegliata?" Richiama la mia attenzione, mentre mi guarda quasi incazzato "Quei fottuti dolori che sentivi alla pancia. Quelle sono le farfalle allo stomaco."
Spalanco gli occhi "Ma cosa stai dicendo?" Sono confuso. Io non ci capisco più nulla.

"Tanche, tu sentivi quei dolori solo quando c'era Lele. È sempre stato un caso? No.Io non ci credo" mi infilo la mano nei capelli e comincio a tirarli.
E se avesse ragione?

"Oppure vogliamo parlare del fatto che quando stavi male volevi stare sempre e solo con lui?" Sollevo lo sguardo e lo unisco al suo "È normale. È il mio migliore amico" Gian sbuffa e si mette in piedi "Si da il caso che io sia il tuo migliore amico, ma tu hai sempre voluto Lele al tuo fianco perché avevi bisogno delle sue coccole per stare bene" sento il viso arrossire mentre ricordi di quel giorno mi tornano in mente.

"Tanche hai ancora 38,9 c'è qualcosa che posso fare per te?" Mi chiede Gian entrando in camera per cambiarmi il panno, ormai asciutto, che 1 ora fa Lele mi ha poggiato sul capo "Dov'è Lele?" Ignoro completamente la domanda di Gian, per farne una molto più importante "È andato a comprarti qualcosa. Appena viene te lo mando" annuisco e mi appoggio la mano sulla fronte "Tanche: Ma perché sei così ossessionato da Lele?" Sussulto, non appena sento la voce di Gian.
Credevo fosse già uscito.
"Che intendi con ossessionato?" Lui si siede sul mio letto e mi guarda negli occhi "Vuoi sempre che ti stia attaccato. Perché?" Chiudo gli occhi e gli dico la prima cosa che mi passa per la mente "Io ho bisogno delle sue coccole per stare bene. Lui mi fa sentire protetto. Anche tu e Diego lo fate, ma non lo so, Lele ha qualcosa di diverso che non so spiegare"

"Apri gli occhi Tancredi. Ma soprattutto apri il tuo fottuto cuore di ghiaccio" Gian si volta e se ne va lasciandomi tutto da solo sul divano.
Ho bisogno di schiarirmi le idee.

Afferro il mio giubbotto e con la musica in cuffia che mi esplode nelle orecchie, comincio a camminare.
Attraverso le strade di Milano, ascoltando ogni parola di Va tutto bene, mentre ricordi dei TikTok che ho registrato con Lele mi invadono completamente la mente.

Forse per la prima volta però, sento una strofa alla quale non avevo fatto caso:

Amore, sto arrivando lì
Corro forte sono quasi sotto casa.
Ricordo bene la paura di quel giorno sul treno, in attesa di arrivare a Milano. Eppure continuavo a sperare che lui più degli altri mi aspettasse ancora.

Ti prego andiamo via di qui
Non importa quanto lunga sia la strada.
È sempre stato pronto a seguirmi. Persino la notte, quando le sue paure peggiori venivano fuori, lui mi seguiva. Ovunque.

I finestrini aperti e le risate nella notte
Mi basteranno per tornare ad essere più forte.
Quando tornai a Roma, dopo aver discusso con Diego, cominciai a non dormire la notte. Mi mancavano i suoi abbraccio.
Riuscì poi a dormire dopo due settimane di insonnia, pensando a Lele e a tutte le cose belle fatte insieme.

Ci lasceremo indietro quello che non ci appartiene
Ho sempre rotto tutto in questa vita
Adesso voglio stare bene.
Sento una leggera fitta al cuore.
Si. Ho sempre distrutto tutto ciò che mi circondava, solo perché magari non mi sentivo abbastanza all'altezza. Ho sempre avuto paura di fare del male alle persone che amavo, e alla fine l'ho sempre fatto.
Vorrei essere in grado di cambiare.
Non è bello deludere chiunque ti stia intorno.

Mi rendo contro di essere già dentro al cimitero e di averne percorso più delle metà, quando sbatto la caviglia contro un albero, facendomi abbastanza male.

Istintivamente mi accascio a terra e mi tocco il punto dolorante, trovandomi del sangue sulla mano. Proprio quello che mi ci voleva.
Tiro fuori un fazzolettino, dalla tasca dei jeans, e comincio a tamponare ripulendo leggermente la ferita.

Mentre sono ancora accasciato sento delle goccioline d'acqua bagnarmi il braccio "Permetti?" Una signora, abbastanza adulta, si posiziona davanti a me con una bottiglietta d'acqua e senza capire cosa intenda annuisco.
Afferra un tovagliolo dal suo cappotto e lo bagna, per poi passarlo sul mio punto dolorante, ripulendolo per bene "Io..non avevo visto l'albero" le spiego cercando di rimanere il più calmo possibile "Ti stavo guardando e ho notato che eri parecchio pensieroso. Va tutto bene ragazzo?" Annuisco e mi passo una mano tra i capelli "Posso chiederti chi sei venuto a trovare?" Mi chiede poi, allontanando il fazzoletto, mentre io abbasso leggermente lo sguardo "Ne-nessuno. Io a-avevo bisogno di pa-pace" Maledettisima timidezza.

La signora mi sorride e si rimette in piedi "Il cimitero è molto tranquillo. Anche mio marito ci veniva spesso quando voleva rilassarsi" mi porge la mano ed io gliela stringo "Io comunque sono Clelia, è stato molto interessante parlare con te.." le sorrido "Tancredi. Sono Tancredi. Mi scusi se l'ho disturbata io non volevo" Le dico impacciato, mentre lei mi sorride lievemente "Sei così carino. Mi ricordi mio nipote Nicholas. E comunque non mi ha disturbata" mi stringe una guancia "Adesso vado, l'anima mia mi sta ancora aspettando" la saluto e la vedo dirigersi verso una tomba non troppo distante.

La guardo per qualche istante, mentre con estrema dolcezze sistema i fiori nuovi al loro posto e ripone quelli vecchi in un cesto di paglia, e dopo aver visto l'ennesima rosa cadere delicatamente dentro quei così, mi volto nella direzione opposta per poi tornare a casa mia.

"Tatuato sul mio cuore"~Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora