Capitolo 43

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Con ancora Peia al mio fianco, infilo la chiave nella serratura ed apro la porta, trovandomi subito di fronte Gian, Diego e Zoe. Quest'ultima non appena mi nota, mi salta letteralmente in braccio ed io perdo l'equilibrio, cadendo a terra, con lei su di me che intanto scoppia in una fragorosa risata, seguita poi da Peia e dagli altri due "Mi sei mancato tanto Lil!" Urla allacciando le braccia intorno al mio collo, mentre io le do un leggero pizzico sulla fronte "Se ti sono mancato così tanto perché hai provato a farmi fuori?" Le chiedo scoppiando a ridere anche io, mentre finalmente Diego si avvicina a noi e ci aiuta ad alzarci.

Lascio Peia in salotto con loro, e con estrema calma mi dirigo in camera mia per poi sistemare la valigia ai piedi del letto.

Torno nuovamente in salotto e li trovo tutti e quattro intenti a giocare a qualche gioco di squadra della play, così mi avvicino e gli chiedo se anch'io posso giocare "Ma é ovvio Nano!" Mi urla Diego, ed istintivamente sollevo il mio dito medio, per poi avvicinarmi alla play pronto ad afferrare un altro controller, ma il suono di una notifica mi fa sussultare.
Ripongo il Joystick al suo posto e afferro il cellulare, dove un messaggio di Aur.x brilla sulla home.
Senza pensarci troppo entro nella chat:
"Ho visto dalle pagine gossip che sei tornato a Milano. Possiamo vederci più tardi?"
Abbasso lo sguardo sui miei piedi, e dopo qualche istante di esitazione digito una risposta "Alle 16 ci vediamo a City Life" non ho molta voglia di vederla, ma è da letteralmente una settimana che mi chiede di vederci, ed oggi ho deciso di scoprire cosa vuole da me.

"Che palle Diè. Abbiamo perso per colpa tua" urla il mio migliore amico, tirando un pugno sulla spalla al ragazzo al suo fianco, che improvvisamente ha smesso di ridere voltandosi nella mia direzione "Che hai Tanche? Sei strano." Faccio spallucce e fingo un sorriso "È solo una tua impressione Diè, adesso me ne vado in camera mia a fare qualche disegno. Voi intanto trattate bene la mia pischella" dico, facendo poi un occhiolino scherzoso a Peia, mentre Zoe mi fa la linguaccia e gli altri due ragazzi annuiscono.

Appena rientro in camera mia, mi avvicino alla scrivania e afferro un foglio e delle matite per poi cominciare a disegnare un omino stilizzato avvolto nel buio.
Non mi è mai piaciuto ritrarre le persone esattamente come le vedo, perché nonostante ci avessi già provato parecchie volte in tutta la mia vita, finivo sempre con lo sbagliare qualcosa, il che mi infastidiva e non poco.
Detesto che le cose da me progettate vengano male, quindi preferisco creare delle scorciatoie, pur di arrivare al mio scopo.

A risvegliarmi dai miei pensieri è la voce di Gian, che mi chiede di andare a pranzare, lasciandomi un attimo confuso.
Sono appena entrato in camera e lui già mi chiama per pranzo?

Con questa domanda che mi vaga per la testa, esco dalla mia stanza e torno in sala da pranzo, dove trovo quei quattro matti seduti intorno al tavolo, con dei piatti davanti "Non guardami così nano. Sono già passate due ore da quando ti sei chiuso in quel buco di stanza" spalanco la bocca.
Quando sono passate due ore?

Analizzo la frase di Gian, e dopo essermi seduto al suo fianco gli tiro uno scappellotto sul retro del collo, facendolo sussultare "Non osare mai più chiamarmi nano. Idiota" le ragazze, sedute di fronte a me, scoppiano a ridere, mentre Diego gli accarezza una spalla "Sai che odia essere chiamato in quel modo"Guardo anche lui e gli lancio un'occhiata di fuoco "Non credere che mi sia scordato che anche tu stamattina mi hai chiamato così" abbassa lo sguardo e riprende a mangiare, mentre io ingoio un boccone di pasta e mi metto in piedi "Scusate ma non ho molta fame" li avviso poi, tornandomene in camera mia, per finire il mio disegno.

Afferro un pennarello nero, per definire i contorni, e quando una mano mi scuote la spalla sussulto, tracciando una linea fuori posto. Istintivamente mi volto con sguardo omicida versa quella mano, che scopro essere quella di Peia, e la fulmino con lo sguardo "Ti sembra modo di chiamarmi? Stavo disegnando cazzo. Perché dovete scuotermi?" Mi metto in piedi e lancio il disegno dall'altro lato della stanza, per poi fare la stessa cosa con il cellulare.
Sono incazzato,solo per uno stupido disegno?
No. Certo che no. Sono incazzato perché sono tornato in questa stupida casa da più di sei ore, e non l'ho ancora visto, ma ovviamente questo non posso dirlo agli altri "Mi dispiace..volevo solo chiederti se volessi venire a fare un giro con noi..Sono già le quattro e quindi.." mi volto nella sua direzione e noto che ha lo sguardo basso, così mi avvicino e le sollevo la testa, trovandola con gli occhi lucidi "Mi dispiace P. Non..non volevo prendermela con te..È che.." mi blocco e la stringo in un abbraccio.
Mi dispiace vederla con gli occhi lucidi per colpa mia. Insomma lei è stata carina con me, mi ha persino portato a casa sua pur di farmi stare bene, ed io la tratto male.
Sono proprio un infame.

Sento che mi stringe le mani intorno al collo, e così le lascio un bacio sulla guancia "Mi dispiace davvero" le sussurro vicino all'orecchio, mentre lei solleva leggermente le spalle "Fa nulla Tanche. Adesso dimmi: ci vieni con noi?" Mi guardo il polso e quando noto che sono le 16:07 mi stacco bruscamente dal nostro abbraccio, correndo ad infilarmi una giacca "Mi dispiace scappare così. Ho un impegno, e sono già in ritardo" le urlo poi, correndo verso la porta di casa, mentre in lontananza le sento dire che non fa nulla.

Esco di casa e correndo come un matto, dopo venti minuti arrivo a City life.
Intravedo Aurora in lontananza e mi avvicino a lei, che subito mi da un bacio sulla guancia, per poi trascinarmi su una panchina, abbastanza appartata.
Finalmente scoprirò cosa vuole.

"Tatuato sul mio cuore"~Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora