Capitolo 36

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Sento qualcuno muoversi sulla mia spalla, e una voce assonnata arriva alle mie orecchie "Non sono Tanc. Sono Cecilia" stringo gli occhi e mi distendo per bene sul divano "No. In realtà l'ho ucciso e ho gettato il suo corpo in un fiume. Ma che domande fai Lele? È ovvio che stiamo insieme" appena sento quel nome subito sussulto e spalanco gli occhi "Tutto bene?" Mi chiede Cecilia, mentre continua a tenere il mio telefono al suo orecchio "Digli che sto dormendo." Lei annuisce confusa, e subito riferisce quello che le ho detto. Subito dopo attacca e si appoggia nuovamente alla mia spalla "Che sta succedendo Tancredi?" Mi sfrego gli occhi e la guardo, mettendomi seduto "È ora di spiegarti un po' di cose Cecia" Lei annuisce e si mette seduta a gambe incrociate di fronte a me.

Prendo un bel respiro e comincio a parlare
"Io e Lele siamo stati insieme credo" un leggero sorriso si fa strada sul suo volto "Quando è successo?" Abbasso lo sguardo e mi torturo le mani "Sarebbe stato un mese la settimana prossima" mi afferra il viso e fa incontrare i nostri occhi "Cosa è successo?" Sento l'ennesima fitta al cuore, mentre gli occhi si riempiono di lacrime, che però ricaccio dentro mentre lentamente deglutisco "Ha..baciato una.." mi accarezza una guancia e mi lascia un bacio sulla fronte "Se vuoi piangere non trattenerti" istintivamente mi sporgo verso di lei e le avvolgo le mani intorno al collo.

Le lacrime che pochi istanti fa avevo ricacciato dentro, vengono fuori e cominciano a scorrere lente sul mio viso, mentre il respiro comincia ad accorciarsi.
Sollevo lo sguardo verso l'orologio e noto che sono le tre e mezza.

Sto davvero passando la mia notte a piangere per un ragazzo?

Cecilia mi culla tra le sue braccia, lasciandomi dei bacini sui capelli, quando improvvisamente sentiamo bussare alla porta di casa sua.
Subito si mette in piedi "Vado a vedere chi è. Aspettami qui" annuisco e mi stringo le ginocchia al petto aspettando che ritorni.
Spero solo che non sia lui.

Dopo poco più di dieci minuti la vedo tornare, con Lele alle sue spalle.
Sospiro rumorosamente e abbasso lo sguardo.
Non voglio ne vederlo ne parlargli.

Cecilia viene a sedersi accanto a me e mi appoggia una mano sulla spalla, sussurrandomi di stare tranquillo.
Magari fosse così facile.
"Cecia, puoi lasciarci da soli?" Appena sento la sua voce sussulto e sollevo lo sguardo, afferrando per il braccio la ragazza che si è appena messa in piedi "Tu non vai da nessuna parte. Non abbiamo nulla da dirci noi due, tornatene a limonarti le tipe durante le feste"sibilo a denti stretti, mentre lui si avvicina a me e mi appoggia le mani sulle cosce "Fammi spiegare.." gli afferro le mani e lo scanso "Numero uno: non toccarmi. Numero due:non spiegarmi nulla, ho già visto tutto da solo e infine numero tre: l'hai detto tu prima: noi due non stiamo insieme, quindi puoi fare quello che vuoi, compreso limonare chi ti pare" avvicina il suo viso al mio e mi guarda negli occhi "No Tancredi, non puoi farmi questo. Io ti amo cazzo, ti amo tantissimo" sorrido amaramente, mentre Cecilia rimane in disparte a guardarci "Se mi amassi come dici, non staresti con le altre" mi metto in piedi e mi dirigo all'appendiabiti "Grazie di tutto Cecia, io me ne vado" mi infilo la giacca, e prima che uno dei due possa proferire parola esco da quella casa correndo.

Sono le cinque del mattino quando arrivo in hotel e afferro la mia valigia, portandomi dietro tutti i ricordi vissuti in questo periodo a Roma: dalla nostra prima volta a tutte le discussioni più banali.

Arrivo in stazione e senza pensarci due volte salgo sul primo treno diretto a Milano, e mi infilo le cuffiette. Ovviamente dalla mia playlist parte solo musica triste, ed oggi più che mai ne capisco il significato.
Mentre le note di "You broke me first"risuonano nelle mie orecchie, le immagini di stanotte continuano a scorrermi in mente facendomi scoppiare per l'ennesima volta in un pianto liberatorio.

Apro gli occhi sentendo una mano scuotermi leggermente "Scusa tanto il disturbo, ma siamo arrivati da dieci minuti" annuisco e ringrazio la ragazza che mi ha gentilmente svegliato.
Quando scendo dal treno l'aria fredda di Milano mi colpisce il volto, e subito chiamo un taxi per farmi accompagnare a casa mia.

Appena apro la porta trovo Zoe e Diego seduti sul divano, che si tengono le mani, mentre Gian e Marta si stanno baciando seduti a tavola "Ao frate sei tornato!" Urla Diego appena mi vede, mentre Zoe corre nella mia direzione e mi abbraccia.
Resto immobile mentre i miei amici mi salutano, e quando hanno finito mi dirigo in camera mia e sistemo la valigia.
Il mio cellulare inizia a squillare e quando leggo il nome di Cecilia sullo schermo rispondo: "Ti cerco da stamattina. Dove sei?" Mi sbatto una mano sulla fronte. Non le ho detto che ripartivo, così la chiamo e prima ancora di farla parlare la rassicuro "Sono arrivato a Milano."La sento sbuffare "Questo non è il modo giusto di affrontare i problemi. E tu lo sai" sbuffo a mia volta "Non riesco a guardarlo Cecia. L'ha baciata cazzo. E l'ha fatto davanti a me solo per infastidirmi. Come dovrei guardalo in faccia senza prenderlo a pugni?" Tiro un calcio al muro, mentre Cecilia mi dice qualcosa che però non capisco.

Sento qualcuno bussare alla porta, così saluto la mia amica ed apro "Come stai?" Mi chiede Peia comparendo sulla soglia della mia camera, mentre io fingo un sorriso "Una meraviglia." Le rispondo in tono ironico, mentre lei si sistema i capelli "Perché?" Afferro una sigaretta dalla mia tasca e me la appoggio ale labbra "Perchè Lele è un pezzo di merda." Subito mi guarda stupita e mi chiede di cosa si tratti "Mi spiace ma non posso dirtelo." Gli spiego, mentre faccio un tiro dalla mia sigaretta "Va bene. Non ti forzo allora" le sorrido e la ringrazio mentre lei mi accarezza una mano "Se avessi bisogno di aiuto, ci sono io"

"Tatuato sul mio cuore"~Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora