Capitolo 41

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Sono passati tre giorni da quando sono a Brescia con Peia e posso dire con certezza di non essermi mai sentito così bene. Mi sento tranquillo, apprezzato e sento che potrei dirle qualsiasi cosa ma che lei mi capirebbe.
A differenza di Lele quando non capisce un mio gesto attende che io glielo spieghi, e non scappa via.
In questo momento siamo seduti insieme sul divano e stiamo leggermente discutendo, riguardo ad un'opera d'arte che a suo parere è stupida, mentre secondo me ha un bellissimo significato "Ma stai parlando sul serio? È orribile dai. Come fa a piacerti?" Mi chiede trattenendo a stento le risate, ed io la guardo serio "L'urlo di Munch è un'opera profonda Peia." Mi guarda confusa "Ma a te non mette ansia quel cielo di mille colori?" Scoppio a ridere per quella sua affermazione "Era un'artista dell' espressionismo. Lui voleva trasmettere angoscia alle persone, ecco perché ti mette ansia" le spiego poi tornando serio, mentre lei annuisce e riprende a farmi i grattini sul braccio "Sono molto sorpresa" mi dice poi, e non capendo a cosa si riferisca le chiedo di spiegarmi "Sai tantissime cose sull'arte. Non me lo sarei mai aspettato" sorrido leggermente e le accarezzo una mano "Diciamo che storia dell'arte era l'unica materia che capivo anche senza studiare" annuisce e stringe delicatamente le nostre mani "Eppure sento che non erano tutte rose e fiori" porto il suo sguardo nel mio "Beh.. Sono dislessico. Andavo male in qualsiasi materia, ma per storia dell'arte mi bastava semplicemente ascoltare" prendo un bel respiro, ricordando quanto brutto sia stato il mio periodo al liceo, e dopo di che fingo un sorriso "A te come andava invece?" Le chiedo cambiando argomento.
Non mi piace molto parlare di quel periodo.

"Andava abbastanza bene. Studiavo lingue e me la cavavo, anche se forse avrei dovuto evitare delle amicizie un po'.. così" la guardo serio, e la incito a continuare "Non c'è molto da dire in realtà: Volevano solo farmi fare cose poco carine, ma per fortuna ne sono uscita. Anzi, non ci sono mai entrata a dire il vero. Quindi per il mio paesino sono un po'..." le si incrina la voce e subito la abbraccio. Capisco esattamente cosa si provi ad essere emarginato dalle persone, solo perché ci si rifiuta di fare determinate cose.
"Va tutto bene Peia. Tu non sei quello che dicono loro. Sei stupenda sia dentro che fuori" le dico poi, lasciandole un bacio tra i capelli.

Dal primo giorno in cui l'ho vista ad oggi, sono cambiate tantissime cose. Soprattutto negli ultimi giorni: mi sono reso conto di avere moltissime cose in comune con lei, ed ho cominciato a notare anche quanto bella sia.
Lei è letteralmente quel genere di ragazza con la quale mi fidanzerei, e poi é così dolce e carina con me che quasi quasi temo di innamorarmi.

Mentre questi pensieri attraversano la mia mente mi ritrovo con il naso appoggiato al suo, mentre ci stringiamo delicatamente in un abbraccio "Grazie Tancredi. Avevo proprio bisogno di un amico come te. Ti voglio bene" le lascio un bacio proprio sulla punta del naso e riprendo ad abbracciarla.
È letteralmente quasi come se fosse una bambina in cerca di protezione, ed io gliela darò, fosse l'ultima cosa che faccio.

"E pensare che all'inizio mi odiavi" le dico poi staccandomi dal nostro abbraccio, mentre lei sorride "Beh.. Avevo una ragione per farlo" la guardo confuso in attesa di una spiegazione "E quale sarebbe?" Le chiedo poi, mentre lei abbassa lo sguardo.
Potrei giurare che non volesse dire quello che ha appena detto.
Dopo più di dieci minuti finalmente riesco a convincerla a parlare, e dopo averle stretto entrambe le mani comincia a parlare "Conosco Lele da quando eravamo due adolescenti, ma non ci vedevamo da tanto" annuisco e la incito a continuare "Così: gli ho proposto di vederci qualche mese fa. Esattamente un mese dopo il tuo litigio con Diego" continuo a non capire il suo discorso, ma decido di non interromperla "Lele era distrutto. Letteralmente a pezzi: aveva costantemente gli occhi rossi, sia per il pianto che per le canne che aveva iniziato a fumare.
Aveva le occhiaie fin sotto i piedi, era sempre triste e non aveva più voglia di fare nulla" fa una pausa, e dopo aver preso un bel respiro riprende il suo discorso "Così un giorno stufa di vederlo in quelle condizioni gli chiesi cosa gli stesse passando per la testa, e lui mi rispose semplicemente che l'amore era una merda e che era stato distrutto da un bastardo" spalanco gli occhi "Chi era quel bastardo?" Le chiedo poi, mentre lei abbassa per un attimo lo sguardo.

"Eri tu Tancredi. Lele era innamorato di te già prima che tu litigassi con Diego." A quelle parole rimango spiazzato.
Lele era innamorato di me da prima che litigassi con Diego? Quanto prima?
Era davvero innamorato?
Ed è bastato così poco per fargli scordare di me....
Sento un groppo alla gola, mentre la ragazza di fronte a me continua a parlarmi, ma sono così  occupato ad ascoltare le voci nella mia testa, che non ho la più pallida idea di cosa lei stia dicendo.
Sento semplicemente una vocina sussurrami che sono un idiota e che ho perso una grande opportunità ma che allo stesso tempo l'ho fatto per lui e che forse è stato meglio così, perché sarei finito col rovinare la nostra amicizia.

Sento la testa scoppiare e mi appoggio le mani sulle tempie. Vorrei scappare dalla mia mente. È tutto così affollato lì dentro che non ci capisco più nulla nemmeno io.
Vorrei solo che Lele uscisse dalla mia testa, e che la mia vita tornasse ad essere quella di un puttaniere che ne cambia una a sera, senza sentirsi in colpa.
Vorrei che la mia vita tornasse ad essere quella di un ragazzo che non ha idea di cosa sia l'amore, e che per esso non ha mai versato una lacrima.
Ma quella vita non esiste più, o meglio, è stata sostituita dalla vita di un ragazzo che non sa più cosa vuole.
Un ragazzo che però è certo di volere solo lui, e nient'altro al suo fianco.

"Tatuato sul mio cuore"~Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora