↬Jumping Man.

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<<Si cazzo, si!>> disse Mike, in camera sua, al mattino di quel freddo primo Febbraio dell'85.
<<Tesoro il linguaggio!>> lo rimproverò Karen dall'altra stanza. Il ragazzo aveva notato di aver perso la giacca, lasciandola da Will. Ne era estremamente contento perché sarebbe stata un scusa per andare da colui che amava segretamente da anni.
Dopo essersi vestito e preparato, come al solito saltando le ridicole colazioni in famiglia di sua madre (detestate da tutti i membri), saltò in sella alla sua bici e partì per un'altra giornata di scuola.

Il vento gli sferzava leggermente il viso, le sue mani congelavano appoggiate sul manubrio in ferro e plastica e lo infastidivano i capelli scompigliati che si era ritrovato. Poi si ricordò che Will lo avrebbe visto in quelle condizioni e d'istinto se li sistemò con una mano, guidando con l'altra e sbandando leggermente per questo. A terra vedeva ancora qualche rivolo di neve, soprattutto ce n'era molta sugli alberi perché ne avevano spalato la maggior parte dalle strade.
Nel tragitto verso scuola non faceva altro che pensare a quando richiedere la giacca a Will. Sarebbe andato a casa sua? A sorpresa o sotto avviso? Comunque nel frattempo ne aveva indossata un'altra, e la cosa non lo turbava affatto. Ci sarebbe andato domani sera, dopo l'uscita coi ragazzi, perché oggi doveva essere da Undici. Cazzo, Undici! Mike non ci aveva ancora pensato quella mattina; oggi sarebbe dovuto andare a casa sua per lasciarla.

Ormai un uomo aveva cantato sul monte, e l'eco sarebbe stato destinato a tormentare Mike per il resto del viaggio. Per il restante tragitto verso scuola infatti, non fece altro che pensare a come rompere con lei e a come l'avrebbe presa. Lui avrebbe voluto rimanere suo amico, ma lei che ne avrebbe pensato?

Tra un pensiero e l'altro, arrivò a destinazione e corse in bagno a darsi una sistemata, poi entrò in classe salutando il prof della prima ora. Era giovedì primo Febbraio. Una data da ricordare, pensò Mike.

Non stava facendo nulla di particolare, sistemava i libri distrattamente e pensava. Seduto sulla sua sedia, davanti al suo banco, nella sua classe, con il suo prof davanti. La noia lo dominava.
Ma poi, la sua quiete fu rotta.
Era Will, appena entrato.

"Cazzo che bello." non potè fare a meno di pensare Mike ammirando quegli occhi verdi.

Non lo merito. È perfetto. Intelligente, coraggioso e determinato, empatico e dolce. E io sono solo un codardo. Da domani, le cose cambieranno. Eccome. Oh e, mamma ha ragione, dovrei dire meno parolacce. Ma cazzo se è perfetto.

La lezione iniziò. Prima ora del giovedì uguale lezione di inglese. Che merda.

Il secondo figlio dei Wheeler passò la lezione a guardare la neve che cadeva dai rami degli alberi; se non avesse osservato con attenzione, avrebbe creduto che nevicasse. Avrebbe voluto guardare qualcosa di meglio, tipo Will.

Era nervoso perché sarebbe dovuto andare da Undici, e soprattutto avrebbe dovuto piantarla. Sarebbe stato difficile. Ma avrebbe voluto tantissimo rimanere suo amico; lei lo ascoltava sempre, anche quando non sapeva il significato delle sue parole. Certo, non che parlassero tanto ultimamente. In realtà non hanno mai parlato tanto. Undi era stata nutrita a TV per quasi un anno, era piuttosto ovvio che la sua idea di amore fosse baciare un ragazzo e basta, nulla di più. Mike nella loro relazione era lì fisicamente, ma da Will mentalmente. A volte, pomiciandola, si immaginava addirittura che lei fosse il ragazzo che ama. Ma oggi tutto questo tormento sarebbe finito. Si, l'uscita di oggi sarebbe stata come la vista della finestra della classe; un'ultima nevicata falsa che segnava la fine di quella vera. Un'ultima volta a casa sua, un'ultima giornata passata a fingere.

Una svolta.

Per qualche attimo, Mike si era calmato. Si era sentito coraggioso. Ma poi si era ricordato che altri problemi dovevano ancora arrivare.

Pastelli. ~BylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora