Le persone sono fatte di sentimenti.
Per quanto possiamo fingere, tutti adesso proviamo qualcosa. Ma se questi sentimenti non si manifestano, con ad esempio con le lacrime, è raro che ci fermiamo a riflettere su quale sia il nostro reale stato d'animo. Io mi chiedo spesso se sono davvero felice o se sto solo fingendo, e anche alla mia età non riesco a trovare una risposta.Chi sa cosa prova è potente, per questo gli umani sono così deboli. Bastano un paio di parole a farli vacillare, convincerli del falso e influenzarli: questo perché nessuno sa davvero cosa prova.
Ci sono però delle persone, sempre meno rare da incontrare, che ripudiano il loro essere persone. Costoro hanno capito che esistere significa soffrire e dunque lo evitano, ignorando il fatto che vale la pena di soffrire anni e anni per un attimo di amore.Seppure sopprimere i sentimenti possa sembrare la soluzione migliore, dobbiamo dare un senso a questa vita. E sapete da cosa deriva la parola senso? Dal latino sensus, che può significare due cose: sentimento o pensiero. I Romani avevano dunque capito qualcosa che a noi sembra essere ancora estraneo: il senso della vita.
Viviamo per pensare e viviamo per provare.Ma cosa succede se questi pensieri e questi sentimenti vengono messi da parte, accantonati in una zona del cervello che ancora non conosciamo?
Questo i ragazzi ancora non lo sapevano, ma presto lo avrebbero scoperto.Mike corse a casa di Lucas. Era completamente in preda al panico.
<<Will...in una fossa...è sparito!>> riuscì solo a dire.
L'amico, che seppure confuso decise di mantenere la calma, lo condusse dentro casa e gli offrì dell'acqua, tenendogli il polso col pollice e l'indice. Sin da quando erano piccoli e Mike aveva paura di qualcosa, Lucas aveva sempre fatto così. Non era un tipo molto affettuoso, ma era intelligente: tenendo le dita in quel punto riusciva a monitorare il suo battito del cuore, e agire di conseguenza. Ancora oggi, se metteste il pollice sopra al polso di Mike Wheeler e l'indice sotto pressando leggermente, lo vedreste sorridere, calmarsi e commuoversi un po'.Lucas parlava piano e dolcemente, nonostante, senza capire la situazione, fosse molto preoccupato. L'amico non riusciva ad esprimere cosa stesse succedendo e lasciava che il povero Sinclaire vagasse nella nebbia affidandosi alle proprie paranoie e conclusioni affrettate. Si sa che temiamo ciò che non conosciamo. Ma presto, ciò che i due temevano gli sarebbe apparso molto più familiare.
Quando Wheeler riprese il controllo della propria lingua disse: <<Ero con Will in quella collinetta dove andiamo sempre, la più alta di Hawkins. Lui sembrava strano, come paranoico. Non lo so, era piatto. Era come privato di se stesso. Non era lui. Dopo un po' mi ha detto di avere paura ed è scappato attraverso il bosco, siamo arrivati al campo di zucche e si è buttato in una delle fosse. Ne ha passate in rassegna un po' prima di gettarsi, facendo slalom tra le verdure, sembrava che dovesse entrare in una in particolare. E quando ci ho guardato dentro, lui era sparito.>>
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
<<Will?>>disse Lucas, guardando dallo spioncino e aprendo. Era proprio lui.
<<Will?!>> ripetè Mike. La sua istintiva reazione fu alzarsi, facendo quasi cadere la sedia in legno, ed abbracciare il ragazzo che pensava di aver perso mentre gocce di lacrime cadevano libere dai suoi occhi spalancati. <<Ho avuto così tanta paura! Stai bene?>>Le spiegazioni potevano essere rimandate, l'importante era che Byers fosse vivo. Ma egli, indispettito, si allontanò e disse:<<Mike! Cosa ci fai qui? Sei scappato dalla biblioteca piantandomi per stare con Lucas?>>
<<Biblioteca? Cosa? No! E tu non eri in un buco?>>
<<Quale buco?>><<Ragazzi, cosa succede?>> intervenì Lucas, appoggiandosi con le braccia allo schienale di una sedia.
<<Io e Mike dovevamo vederci alla biblioteca, lui è arrivato in ritardo, ha dato di matto e poi se n'è andato.>>
Will cercava sempre di non essere troppo scortese, ma questa frase gli era uscita con un tono proprio scortese.
<<Che cosa? Non è vero! Dovevamo vederci alla collina, hai iniziato a fare discorsi depressi e poi hai pianto e tremavi e io non sapevo cosa fare, poi mi hai detto di avere paura e poi sei scappato! E quando sei scappato sei andato al campo di zucche e ti sei infilato in uno dei cinque buchi che abbiamo lasciato aperti, e quando sono andato a controllare non c'eri più.>>Quel 12 di Febbraio sembrava proprio il giorno della confusione, sopratutto in cucina Sinclaire. Il cucù li spaventò tutti uscendo dalla sua casetta di legno: erano le 4. <<Tra mezz'ora dovrebbe arrivare Max, quindi sbrigatevi. Avete visto due persone diverse?>>
<<Oh cazzo, avrei dovuto capirlo! Quel coso non sembravi tu! Tu non mi avresti mai fatto stare in quel modo, non mi avresti mai insultato così!>>
<<Insultato? Amore mio cosa ti ha detto quella merda?>><<Dovremmo concentrarci su altro! Per Hawkins girano cloni di voi due?>>
Will e Mike si guardarono negli occhi, e senza rendersene conto, avevano smesso di respirare.Improvvisamente sentirono battere forte alla porta; un rumore ripetuto, veloce, incessante, ansioso.
Byers aprì e fu investito da una Max pallida e piangente che si buttò di filato tra le braccia di Lucas, senza guardare in faccia nessun altro. Piagnucolava come una bambina e lo stringeva forte senza parlare. Lui le sollevò il viso dalla propria spalla, la guardò con amore e le chiese cosa stesse succedendo. <<I miei si sono lasciati!>> disse lei, continuando a singhiozzare.Lucas ritrasse la testa sul collo e strizzò gli occhi, che sentiva inumidirsi per empatia. Se Sinclaire fosse stato il personaggio di un fumetto, intorno a lui sarebbero stati disegnati decine di punti interrogativi. Non l'aveva mai vista piangere per questo, e non era certo una cosa nuova nella sua vita.
<<Ma non è successo un po' di tempo fa?>>
<<Si- e si asciugò il naso gocciolante sulla spalla del ragazzo- ma sono ancora separati! Io mi sveglio tutti i giorni sperando che sia solo un incubo, ma è sempre vero! Loro si odiano tutti i giorni, è vero tutti i giorni Lucas! Capisci il dolore che provo, il peso che porto? Io non ce la faccio più! Ne ho abbastanza! A volte vorrei solo essere una bambina, essere indifesa ed amata incondizionatamente, vorrei che qualcuno si prendesse cura di me e vorrei poter abbassare la guardia...>>Parlava con un tono di voce mai sentito. Quella non era Max. Max era forte, coraggiosa, risoluta, determinata. Quel giorno era vulnerabile come non era mai stata.
<<Però tu non mi lascerai mai vero? Io e te staremo insieme per sempre! Io ti amo Lucas! Non mi lasciare mai o potrei morire!>>
Lucas si insospettì. Max diceva sempre che il futuro non contava quanto il presente, e che non si prometteva mai qualcosa che non si poteva controllare. Forse la questione dei suoi genitori le aveva insegnato a godere dei sentimenti finchè li si prova, perché essi si sciupano e non sono mai garantiti. Max non avrebbe mai chiesto a Lucas di prometterle amore eterno, perché sapeva che con molte probabilità quella promessa sarebbe equivalsa ad una bugia. Nonostante questo, il suo istinto paterno la spinse a rassicurarla, dicendole dolcemente: <<Si piccola si, io sono con te>>Sinclaire guardò gli amici cercando di comunicare con gli sguardi che c'era qualcosa che non andava. D'un tratto, Max si ristabilì. Smise di piangere, e i suoi occhi presero l'aspetto di quelli di un soldato.
Alzò il naso all'insù e si allontanò da Lucas; pareva un cane cha avesse appena fiutato un odore sconosciuto nell'aria. <<Lei è qui.>>disse solo, e fece per scappare, ma Lucas la prese per una mano. Per errore, nel tentativo di trattenerla per ottenere spiegazioni, le graffiò il dorso della mano con le proprie unghie. Max guardò la mano, atterrita. Il sangue che ne usciva era nero.Riuscì a scappare, e nessuno ebbe il tempo di inseguirla perché subito la rividero sulla porta. <<Hey sfigati, che fate, una riunione?>>
Mike la trasse a sé ed esaminò la sua mano: perfettamente intatta.
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Pastelli. ~Byler
Fanfiction"Un pastello non si rompe mai davvero, perché anche se è spezzato in due, caduto al suolo, può ancora fare i disegni più belli del mondo. E poi, due pastelli dello stesso colore, entrambi spezzati, possono ricostruirsi a vicenda." -tratto dal capito...