↬buche saltate.

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"Tre! Cazzo"
"Come tre?"
"È proprio un tre. Siamo finiti, finiti ragazzi, ve lo dico io!"
"No, no, c'è ancora speranza! Se il nostro ranger otterrà un numero superiore al diciassette allora salveremo il popolo!"
"Mike, è praticamente impossibile..."
"Zitto Lucas, tira quel dado!"

Se foste stati a casa Wheeler in quella fredda sera di inverno inoltrato questo è certamente quello che avreste sentito; le voci del quartetto di nerd di Hawkins accompagnate da una vecchia e rilassante canzone jazz che proveniva dalla radio di Mike ed il rumore della lavatrice in funzione là accanto.

Erano seduti intorno al grande tavolo a giocare a D&D come programmato, e la partita sarebbe proseguita ancora a lungo. La stanza era illuminata da una calda luce gialla e cosparsa di coperte e fogli di carta, per la maggior parte disegni di Will. Era tiepido quel posto. Ai ragazzi piaceva. Fuori era freddo e pioveva, il che rendeva ancor più confortante l'atmosfera.

<<Ragazzi! È pronta la cena!>> gridò Karen tutta fiera del suo arrosto di tacchino con insalata di arance e vogliosa di ricevere qualche complimento in proposito.
I ragazzi si guardarono e poi Lucas lanciò il dado; non potevano aspettare di sapere cosa sarebbe successo. I poligoni in plastica colorata fluttuarono per un attimo nell'aria, mostrando tutte le loro innumerevoli facce ma cadendo fino a che ad importare fu solo una.
Dustin battè un pugno sul tavolo, Will alzò le braccia in aria con un lamento e Mike e Lucas imprecarono.
<<Non ci credo.>>
<<Ditemi che è uno scherzo>>
<<Ci dev'essere qualcosa che non va' nei dadi, perché altrimenti non trovo nessun'altra spiegazione.>>
<<Arrendiamoci, abbiamo perso. E ora consoliamoci con un pò di cibo!>>

I ragazzi salirono le scale mentre quel poco di speranza che avevano rimasta nei loro cuori si dissolveva, volando via come un palloncino ad elio che non ha più vincoli di legame con la terra.
Ben presto però, dei sorrisi tornarono ad illuminare i loro volti quando videro il tavolo al quale avrebbero cenato ricolmo di delizie. Si fiondarono ognuno al proprio posto, ormai quasi fisso dato tutto il tempo che avevano passato in quella casa.
Subito mangiando iniziarono anche a ridere e a chiacchierare della pioggia e del bel tempo con la famiglia Wheeler.
<<Come sta tua madre, Dustin?>> esordì Karen.
<<Oh tutto bene in questo periodo, sta pensando di adottare un nuovo gatto e ne è entusiasta>>
<<Le farebbe bene, so' che le manca molto Micio...>>
Ed altre inutili fesserie che Mike reputava piuttosto fastidiose. In realtà lui la cena l'aveva passata a fissare Will sperando che lui non se ne accorgesse, e non aveva nemmeno mangiato più di tanto.

La cena finì dopo circa 45 minuti e i ragazzi scesero nel seminterrato dove erano soliti stare. Decisero inoltre di non giocare più a D&D dato che avevano miseramente perso una partita durata ore.
<<Che facciamo adesso?>> chiese Dustin.
<<Credo che mi metterò sul divano a leggere i fumetti>> fece Lucas con un respiro non scocciato, ma quasi un respiro per buttare fuori dell'aria tenuta dentro più del dovuto.
<<Io preparerei già dove dormire, anche se è presto>> propose Will.
<<Io ti aiuto!>> Mike non voleva perdere nemmeno un'occasione per stare con lui.

Quando stava in sua presenza o vi pensava provava una sorta di lieve e piacevole paura. "Ora che sa' che Will ricambia i suoi sentimenti, perché non fa nulla?" vi chiederete. Beh, la situazione è un poco più complicata. Di fatto, era tutto come una bolla di sapone con Will: è bellissima,  ma ci vuole poco per farla scoppiare. Essere omosessuali nel 1985 non era facile, e se Will avesse preferito rinchiudere i suoi sentimenti in un disegno piuttosto che mostrarli al mondo? Se facesse come Mike, che ha ripudiato quello che provava? Oppure se semplicemente avesse paura? Del resto, anche lui ne aveva.

Ma la paura più grande che aveva, più profonda di ogni mostro, bullo, o insicurezza, era perdere Will. Se Will l'avesse abbandonato come tutti, allora Mike avrebbe iniziato a temere ogni cosa. Avrebbe smesso di desiderare il prossimo respiro. Anche se questo, per ora, non lo sapeva nemmeno. Ma sapeva che non avrebbe permesso l'accadimento di ciò. Proprio per questo, aveva deciso di procedere a piccoli passi, non era ancora pronto a pensare "o la va o la spacca" perché prima doveva costruire una base tanto solida da fare in modo che non si sarebbe spaccata, o che perlmeno sarebbe stata riparabile qualora fosse successo.

Pastelli. ~BylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora