↬raccolta di monete.

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<<zitto Wheeler, lo so che mi adori>>

Quelle parole iniziarono a risuonare nella testa di Mike. Si ripresentavano come tante foto di una pellicola fotografica, una dopo l'altra, ma tutte uguali.
Era paralizzato.
Non sapeva cosa dire o che cosa fare.
La paranoia lo conquistò rapidamente.

L'ha capito davvero? Come lo sa? Come l'ha scoperto? Sono troppo trasparente, si vede troppo? Alla fine non so neanche io se sia vero. Non so neanche io cosa stia succedendo nella mia testa. Ma non mi piace. L'unica cosa che so è che sono un codardo. Che non avrei mai dovuto fingere di amare Undici, né tentare di far credere a me stesso o agli altri che fosse così.

Ma del resto qual era l'altra scelta? Stare tra le braccia di chi amo ma avere tutti contro?

Mike non l'aveva mai vista così. Ora che ci pensava, si. Ne valeva la pena. Per Will, ne valeva la pena. Avere tutti contro non importava nulla se Will era dalla sua parte. Ma lo spaventava comunque. Ed era stata proprio la paura a rovinarlo. Era stata proprio la paura a fermarlo da ciò che voleva davvero. Non avrebbe più dovuto lasciarsi controllare da essa. In quel secondo, Mike aveva preso una decisione. Avrebbe smesso di nascondersi. Ma doveva comunque agire con cautela. Sta sera, quando il silenzio avrebbe regnato e le luci si sarebbero spente, avrebbe elaborato meglio come agire.

Quasi senza accorgersene rise nervosamente.

La campanella suonò.

Alla prima ora c'era la lezione di Clarke. Tutto filò liscio. Se per liscio si intende che Mike non riusciva a togliersi Will dalla testa e tutto ciò che fece fu prendere distrattamente appunti, allora tutto filò liscio, come al solito.

Alla seconda ora c'era letteratura. Stavano leggendo una pagina di citazioni dal libro di testo, quando la prof interpellò Will.
<<Se ti piace un fiore, semplicemente lo cogli. Se ami un fiore, lo annaffi ogni giorno.
Buddha.>>
<<Come la interpreta lei Mister Byers?>>
<<Oh... beh... penso significhi che se ti piace qualcuno, tutto ció che vuoi è averlo. Se invece ami una persona, faresti qualsiasi cosa per vederla felice, per farla felice, e vorresti essere nella sua vita solo per migliorarla come puoi. Vorresti sempre esserle accanto e vorresti che lei facesse lo stesso con te, vorresti prendertene cura anche nei momenti peggiori. O almeno, questo è come la vedo io.>>

Che meraviglia, la mente di Will. Così pura eppur così profonda.

Questo fù il primo pensiero di Mike. Ma poi iniziò a pensare meglio a quella frase e a rifletterci. Sembrava quasi un altro tassello inviato dal destino. Mike sapeva le cose, ma non come chiamarle, come un bambino che capisce il concetto di mamma ma non conosce la parola che lo definisce. Sapeva giá come si chiamasse il sentimento che provava per Will, ma non come definire quello per Undici. Ora lo aveva capito. Undici all'inizio gli piaceva, lo ammise. Gli piaceva quel suo parlare piano, essere dolce e prendersi cura di lui. Gli piaceva quel senso di sicurezza.

Ma poi ci fù quell'abbraccio. Dopo aver pianto, urlato, sfoderato il suo coraggio, affrontato un bullo, ma mai perso le speranze, Will era finalmente tra le sue braccia. Fu in quel momento, in quello stramaledetto momento, che si rese conto che tutte quelle cose che gli piacevano di Jane, le faceva Will. E che Undi se ne occupava solo finché lui non c'era.

Quando Will era scomparso, Mike aveva fatto di tutto per riaverlo, e avrebbe fatto altro ancora. Quando invece Undi era scomparsa, Mike era stato tutto il giorno e tutta la notte accanto al letto d'ospedale di Byers. E certo, l'aveva chiamata ogni sera, ma alla fine che erano delle chiamate in confronto a scoprire un'altra dimensione pur di trovare qualcuno? Mike sarebbe morto per Undici, come sarebbe morto per Lucas, per Dustin e forse forse anche per Max. Ma per Will, per Will sarebbe vissuto.

Avrebbe tenuto la mano di Will per un mese in ospedale, avrebbe cucinato per lui tutti i giorni, lo avrebbe baciato sempre nel suo punto preferito, e qualora Byers fosse comunque riuscito ad essere triste, Mike gli avrebbe comprato i cioccolatini dei tre moschettieri, preparato una tisana alla vaniglia e cannella con tre cucchiai di zucchero, e avrebbero saputo cosa dirgli portandogliele. C'era qualcosa in lui che attraeva Mike quasi malsanamente, e totalmente fuori dal suo controllo. Tutto era chiaro ora.
Undici gli piaceva. Will era la persona che amava.

La ricreazione iniziò, ma Mike non aveva ancora finito di riordinare gli appunti. A destarlo dai suoi affari fù la voce di Will, più precisamente una parola da lui pronunciata.

Aveva appena detto "Gentil Mio Bardo". Aveva appena chiamato Dustin "mio". Nemmeno Mike capì cosa gli prese in quel momento. Scattò una molla nella sua mente. All'inizio non la riconobbe, ma era gelosia. Quel forte ed intenso desiderio di essere al posto di Dustin in quel momento.

Si era già posto il quesito "chissà se anche lui mi ama" ma non aveva mai pensato di doverselo guadagnare. Guadagnare... come quando in un gioco devi raccogliere delle monete per sbloccare il premio alla fine. Solo se supererai quel livello che mai eri riuscito a completare.

Mike aveva già capito che avrebbe dovuto iniziare ad agire, ma in quel momento agì davvero. Si intromise ( coraggiosamente a suo parere ) e nel farlo toccò la mano di Will. Lo aveva fatto apposta. Voleva mandargli un "segnale" e sperare che lo avrebbe colto. Avrebbe voluto stringerla, ma anche se migliorato non era ancora così audace. Era per dirgli "hey, sono qui e ci sono per te".

Parlò con loro e si auto-invitò pateticamente, ma aveva uno scopo. Avrebbe fatto ciò che aveva sempre voluto.

A rovinare la sua fierezza fu Dustin. Con una sola frase aveva colpito nello stomaco Mike, mirando senza nemmeno volerlo alla sua insicurezza più grande: il muro di falsità che col tempo, il secondo figlio dei Wheeler aveva costruito.

Scappò, non sapendo come reagire.
Seduto sul pavimento del bagno, avvertì una prima lacrima rigare il suo viso freddo. Non voleva piangere. Ma non sempre le cose vanno come vogliamo.

Piangeva per essersi perdutamente innamorato di un ragazzo, sapendo che era sbagliato, o almeno che questo era quello che dicevano tutti, anche se a Mike sembrava così tremendamente giusto.
Piangeva perché ogni volta che stava meglio i suoi demoni tornavano a tormentarlo, per ogni ragnatela nel quale si era avvolto cercando protezione e trovando solo ragni pronti a mangiarlo.
Piangeva perché non si sentiva all'altezza, ne del mondo, ne di Will.
Piangeva perché nascondere qualcosa di tanto importante era straziante.
Piangeva perché stava male, e perché nessuno sembrava accorgersene.

Pastelli. ~BylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora