↬voragine.

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L'erba era soffice, mossa dal vento altrettanto delicato e inscurita dall'inverno. A tratti c'erano margherite, piuttosto rade in numero per via della stagione. Erano rovinate, alcuni petali erano staccati o erano diventati più trasparenti, lasciando intravedere la fragile struttura che le sorreggeva. Essa era instabile, mutevole, ma in qualche modo permetteva loro di fronteggiare il gelo dell'inverno. Così Mike, seduto su quella collinetta, si chiese se le margherite fossero grate alle loro ossa.

Avrebbero forse voluto di più? Avrebbero voluto essere più forti, più durative, non lasciarsi raccogliere così facilmente? Però si rispose che una margherita che non viene mai raccolta non vede mai il mondo.
Fuori dal suo campo può essere posata sull'orecchio di un poeta, schiacciata in un libro di ricordi, regalata da un innamorato, annusata da una fanciulla che non conosce altro se non i suoi sogni. Le possibilità di una margherita sono infinite.

Ma la margherita lo sa? Sa che anche se la sua struttura è fragile, se la margherita è rovinata o è di un colore un po' diverso, è comunque una margherita? E sa che quando non ha voglia di danzare al vento, quando si chiude, quando non risplende di un bianco brillante, lei è nata per essere una margherita e niente potrebbe toglierle il suo valore?

Questi pensieri si scostarono quando nella testa di Mike si fece spazio un altro pensiero: dov'era Will? Controllò l'orologio, 2.45 precise.
Come al solito, Mike era arrivato prima pure dell'orario previsto.
Dopo qualche secondo, eccolo farsi largo tra le macchie di cielo. Bizzarro che Byers fosse in perfetto orario.

Mike era steso sul prato, rotolò per trovarsi a pancia in giù e si alzò di scatto per correre da lui, poi lo abbracciò e gli diede un bacino, facendo qualche battuta sulla sua sporadica puntualità.
Byers pronunciò un lieve "ciao". Da subito, questo era sospetto. Perché non era emozionato di vederlo? Incontrarsi era la gioia più grande ogni volta per loro. Forse era cosi solo per Mike. Questo pensiero lo fece soffrire, ma cercò di scacciarlo.

Byers, quel giorno, era piuttosto strano. Lo seguiva in silenzio, rispondeva solo allo stretto necessario, si guardava intorno ossessivamente senza mai incrociare il suo sguardo. Sembrava stesse annegando nell'ansia.

I due avevano pianificato di vedersi alla collinetta del loro primo appuntamento. Arrivando li Mike già pregustava la gioia, si immaginava tutto quello che avrebbe detto e fatto e come l'amato avrebbe reagito. Già scegliendo la sua camicetta, Mike vedeva il sorriso di Will ogni volta che, sbattendo gli occhi, la realtà era solo un'opzione. Talvolta pensava pure ad alcune cose intelligenti, romantiche o divertenti da dire. Non lo si può chiamare un programma, quanto più una lista di cose da fare prima della fine di quell'appuntamento per rendere anch'esso memorabile. Così immaginando, anche le reazioni di Will erano importanti. Detestabile però, come quella volta ogni sua predizione fosse stata sbagliata.

Il protagonista del capitolo, se così possiamo chiamarlo, decise dunque di usare produttivamente questo tempo parlando dei sentimenti del proprio ragazzo, poiché farlo altrove sarebbe risultato scomodo.

Quanti tentativi devono vanificarsi prima di riuscire a succedere? La risposta è solo il numero di cambiamenti che dobbiamo apportare al nostro piano d'azione. Ma per raggiungere l'obbiettivo dobbiamo avere una buona squadra: non si può aiutare qualcuno senza il suo stesso aiuto.

<<Vuoi parlare di cosa è successo ieri, al campo con le zucche?>>
<<No. È stato un attacco di panico. Succede a tantissimi ragazzini.>>
<<Solo perché succede a tante persone non significa che tu debba ignorare i tuoi sentimenti!>>
<<Ah no? Tu però li manipoli i tuoi. Tu puoi fingere di amare Undici e allo stesso modo puoi fingere di amare me. La verità è che io non sono abbastanza per te e non lo sarò mai. Quello che scrivi su di me, sono solo bugie. Io non sono come tutti voi pensate che io sia. Io sono inutile! Io sono vuoto, senza senso e senza sogni, io sono spaventato, non prendo mai il controllo della mia vita e io sono fumo, non sono un'artista, io sono solo aria e voi pensiate tutti che io sia così grandioso, ma io sono piccolo e sono fragile e sono così piccolo che ogni tanto sparisco e non so nemmeno io dove ritrovarmi. Tu vuoi questo? Tu vuoi questo da me?>>

Le mani di Will tremavano.
Mike le prese tra le sue e lo guardò, aspettandosi qualche parola di spiegazione. Non ne arrivò alcuna. Silenzio. Perché aveva così tanta paura? Si sentiva a disagio con lui?
Mike sentiva il cuore di Will battere forte dai polsi e vide i suoi occhi piangere.

<<Che succede Will?>>
Will lo guardò negli occhi, piangendo lentamente. Era paralizzato. Mosse le labbra senza che nessun suono riuscisse a uscirne. Masticò qualche sillaba. E finalmente, seppure balbettando, parlò.
<<Paura.>>

Will scappò. Iniziò a correre lontano. Lontano, sempre più lontano. Lontano da Mike, lontano dalla collina, e più si allontanava dalla realtà e più si avvicinava ai suoi sentimenti.

Wheeler lo inseguì. Non capiva cosa stesse succedendo, ma inseguirlo fu il suo primo istinto. "Dove vai? Perché fuggi?" Gli gridava. Ma di nuovo, le risposte gli furono negate.

I due corsero attraverso il bosco di Hawkins. I rami sfregiavano il viso di Mike, il vento gli portò le lacrime agli occhi, gli insetti gli cadevano addosso, le sue vesti si strappavano, ma nulla gli importava: lui guardava Will come punto fisso, e lo seguiva. Tra il casino del bosco, i colori e le ferite, il dolore e la confusione, si aggrappava alla vista di quella camicia svolazzante davanti a lui e dovunque essa andasse, lui andava.

Arrivarono al campo di zucche. Will scrutò tutti i buchi rapidamente, ne riconobbe uno, ci si avvicinò e ci si calò dentro ma prima di sparire completamente guardò Mike, con le lacrime che gli illuminavano il viso e il vento che gli scompigliava i capelli.
Sembrava stanco, addolorato, distrutto. Stava lottando contro qualcosa di invisibile eppure così potente, e si vedeva. Si stava aggrappando con le unghie al terreno ma poi, all'improvviso, si lasciò cadere.

Con gli occhi fissi nel punto dove prima c'erano quelli dell'amato, Mike non aveva in testa altro che una voragine.

Pastelli. ~BylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora