❥tenue nebbia.

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Will si svegliò di soprassalto. Aveva di nuovo avuto un incubo. Quell'incubo. Lo stesso incubo di ogni volta, che come ogni notte, tornava a tormentarlo. Si sedette sul letto, si portò la gambe al petto e iniziò a dondolare leggermente per calmarsi ripetendo "era solo un sogno". Non raccontava mai a nessuno i suoi sogni, si sarebbe sentito giudicato, lui stesso si giudicava e non aveva abbastanza fiducia in qualcuno da dirglielo.

La sveglia trillò. Per una volta, il piccolo Byers si era svegliato di mattina invece che nel mezzo della notte. Guardò fuori dalla finestra; la neve non c'era più. Sua madre lo avrebbe mandato a scuola nonostante il raffreddore, quel giorno, a patto che lui fosse stato ben coperto.
Alzandosi notò una giacca sulla sedia. Doveva essere di Mike. Come aveva fatto a non accorgersene ieri sera? Forse era semplicemente la stanchezza. Avrebbe dovuto riportarglielo a scuola, ma Will Byers è noto per la sua intelligenza, così elaborò un ragionamento più che sensato: se non lo avesse riportato a Mike, lui sarebbe stato obbligato ad andare a casa Byers a riprenderlo. E lui voleva che succedesse. Se avesse chiesto qualcosa, avrebbe finto di esserselo dimenticato.

Si preparò ed arrivò alla Hawkins Middle School.

Will entrò in classe non esattamente gioioso (chi lo è di mattina?). Guardando il calendario si ricordò che era il primo giorno di Febbraio, ciò significava che il prossimo mese ci sarebbe stato il sul compleanno. Questo pensiero lo fece sorridere. Era un giovedì, quindi alla prima ora di lezione avrebbero avuto inglese.

Appena appoggiato lo zaino sul banco fu accolto dagli amici: batté il pugno a Dustin e salutò Lucas e Mike. Quest'ultimo indossava un'altra giacca, notò Will, diversa da quella che aveva lasciato a casa Byers.
<<Allora ragazzi pronti per domani? >> esordì pimpante il ricciolino. Sembravano tutti contenti.
<<Si, era da troppo tempo che non venivamo da te! Porto D&D?>>chiese Will felice, e soprattutto speranzoso che la risposta fosse affermativa.
<<E lo chiedi pure, Will il Saggio?>>disse Lucas. Lui sorrise. In quell'attimo, tutti sembravano tornati bambini, tornati a quando i demogorgoni erano quelli dei giochi di ruolo,  e per sconfitta si intendeva beccare un due di dadi, e non un due di picche.

I ragazzini continuarono a ridere e chiacchierare: questi erano i momenti di felicità intensa di Will. Non avrebbe mai voluto che finissero. Non avrebbe mai voluto che qualcuno di loro uscisse dal gruppo, cambiasse, o rompesse una delle loro "tradizioni", come leggere gli stessi fumetti, vedersi all'arcade e giocare a Dungeons&Dragons. Dopo che era stato tutto solo per una settimana in un'altra dimensione, aveva imparato ad apprezzare anche le più semplici cose. Quei momenti nel quale sei tanto felice, così tanto che nemmeno te ne accorgi perché troppo impegnato a gioire. Will assaporava ogni abbraccio della mamma e si perdeva nel calore delle coperte, si lasciava trascinare dalle risate e viveva ogni momento.

Sentiva che il sottosopra aveva portato via una parte di lui.
E non si sa' perché, sentiva che solo Mike avrebbe potuto colmare quel vuoto.

La campanella suonò. Inglese, più particolarmente grammatica. Una barba totale.

Mentre la prof spiegava gli state verbs il piccolo e annoiato Byers non potè fare a meno di viaggiare con la mente per scappare da quel posto. La cosa bella di questo tipo di viaggio è il fatto che non solo può essere intrapreso nello spazio, ma anche attraversare il tempo o magari nebulose ed inesistenti dimensioni cosmiche.

Will come al solito, potendo estrarre una qualsiasi cartella dall'archivio dei ricordi, ne scelse una del quale Mike era il protagonista.
Ripensò ad un periodo più che ad un momento. il periodo nel quale aveva capito di essersi innamorato di lui. Si ritrovava spesso fermo su quella memoria perché quello fu un periodo di totale confusione per il piccolo Byers, e come si sa' ogni nodo viene al pettine, anche se alcuni sono maggiormente difficili da districare. Lo aveva chiamato "tenue nebbia". Nebbia perché, come quando vi è tale fenomeno, non sai da che parte andare, non sai da che parte stai andando, e hai la costante e angosciante paura di andare a sbattere. La nebbia è soltanto una nuvola che è scesa in basso così da mostrarsi, ma in realtà c'era anche prima, seppur nascosta.
Tenue invece perché il tenue non è di per sé un colore, ma da un lato lo è. Indica una quasi assoluta trasparenza, così che le persone guardino ciò che si trova al di là dell'oggetto considerato. Come un vetro contro il quale ti schianti violentemente e per non fare una figuraccia fingi di guardare fuori. Questo era esattamente ciò che Will faceva in quel periodo con i suoi sentimenti. Le sue insicurezze sulla sua sessualità c'erano sempre state, ma in quei momenti aveva semplicemente deciso di affrontarle, come una nube calata. Esse provocavano in lui ansia, e paura che ogni sua mossa risultasse sospetta. Proprio perchè aveva deciso di affrontarsi però, l'autenticità dei suoi sentimenti lo aveva spiazzato e per del tempo li aveva nascosti addiritura a sè stesso. Ma poi qualcosa cambiò. Si, semplicemente la sua sopportazione era giunta ad un limite. Non riusciva più a mentire se stesso, e dopo tanto arrivò finalmente ad accettarsi. Il fattore scatenante non ci fu. Will progressivamente capì i suoi sentimenti sempre di più.

Un altro ricordo affluì alla sua mente, per ragioni che nemmeno lui comprese.
Tanti anni fa', la separazione dei suoi genitori. O meglio, di sua madre e di quel maiale di Lonnie. Era stato un periodo difficile per lui, tanto quanto per Jonathan. Ma almeno, Lonnie non diceva a Jonathan di essere un finocchio, non cercava di renderlo più uomo, non lo obbligava a fare attività "maschili" al quale non era interessato. Ma a Will si. Da quando se ne andò la sua vita migliorò molto, ma c'era una parte di lui che avrebbe solo voluto che tutto tornasse a quando, ancora, lo chiamava papà.

In quel periodo aveva iniziato a disegnare. Era il momento nel quale ne aveva più bisogno. Poteva non pensare a niente, buttarsi nel suo mondo immaginario e tentare di non uscirne. Anche lì, suo fratello era stato il suo miglior alleato. Gli regalò un libro dalle pagine bianche. Gli disse "riempilo con ciò che vuoi". Molte pagine Will le strappò, perché voleva donare i disegni che ci aveva fatto sopra a Mike. In qualsiasi suo ricordo, c'entrava sempre lui, come un'ombra, o meglio una luce, che filtra dalle finestre di qualsiasi edificio per illuminare le stanze più buie.

Anche se il disordine mentale sulla sua sessualità e sui suoi sentimenti era stato riordinato, adesso doveva addirittura cercare di comprendere i sentimenti per Mike. Certo, era sfuggito al tenue nebbia delle sue emozioni, ma non aveva ancora capito quelle della persona che amava. D'altronde come avrebbe potuto fare?
Aveva anche bisogno di uno sfogo, ma l'unica persona che lo sapeva era Jonathan e Will non voleva "usarlo" troppo per i suoi problemi. Inoltre c'erano cose che nemmeno a lui avrebbe detto.

"Ma se usassi quel libro bianco come diario?" si chiese. Sembrava un'ottima idea; uno sfogo segreto. Un modo per riordinare i pensieri, e magari disegnare anche qua e là.

Tornando ai sentimenti di Mike, perché diamine stava con Undici? La loro relazione era davvero strana. Max e Lucas parlavano dei loro problemi, si tiravano sù il morale e si rendevano felici a vicenda, e proprio perché si conoscevano nel profondo a volte litigavano. Lucas è stata la prima persona con il quale Max non si è sentita sbagliata, l'unica col quale abbia mai potuto confidarsi. Will trovava che questa fosse la relazione perfetta. Michael e Undici, invece, parlavano a malapena. Secondo Will, lui sembrava l'oggetto inconscio di lei, ma questa era un'altra cosa che non avrebbe mai detto. Lui viveva la sua vita, poi ogni tanto si vedevano e a detta di Hopper (origliato dalle chiamate con Joyce) non facevano altro che pomiciarsi. Sembrava che la ragazza fosse attratta dal corvino, e ovviamente dopo il suo trauma come dovrebbe fare a sapere che significa amore? Il ragazzo invece non parlava di lei, e sembrava quasi sotto pressione nei suoi dintorni. Avere la saliva di qualcuno in bocca non è un sentimento, è solo disgustoso. O almeno questo era quello che il piccolo Byers credeva.

I suoi pensieri erano fraintendibili; Will voleva tanto bene a Undi. Lei lo aveva salvato, erano amici. Era una bella persona, simpatica e coraggiosa, forse non molto sveglia ma cosa si può pretendere da qualcuno che ha subito un trauma come il suo? Will un pò ci si ritrovava in lei; avevano in comune un'infanzia passata a sentirsi diversi, a stare in un mondo distinto, avevano entrambi "padri" terribili ed entrambi erano stati traumatizzati dal sottosopra.

Però, lei lo metteva in soggezione. Sapere che Mike aveva scelto lei era come un contratto firmato da Wheeler che attestava la superiorità della ragazza rispetto a Will. E questo lo disturbava.

Il suono della campanella lo riportò alla realtà. Forse, era meglio così.
Di solito l'immaginazione fa' bene, ma il limite fra immaginazione e insicurezze, fra fantasia e paura, fra inventiva e dubbi, è davvero sottile.

Sottile, come una molecola di nebbia.

Pastelli. ~BylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora