6.ritiro la domanda, vostro onore.

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Le porte della sala si aprono, maestose porte in legno alte un paio di metri.

Harry è al mio fianco, con il mento alto e le braccia ai lati del suo corpo, mentre le mie mani sono posate davanti alla pancia, incrociate. Il mio sguardo vaga nervoso per la sala.
La prima cosa che i miei occhi incrociano sono delle persone, nascoste da un banco di legno accanto al piccolo "altare" dove siederà il giudice, che presumo essere a questo punto la giuria.

Successivamente mentre percorriamo il breve corridoio, giurerei di aver riconosciuto dietro al banco del pregiudicato, che in questo caso sarei io, una chioma bionda e ogni dubbio sparisce quando mia sorella si gira verso di me.

Avvolta in un vestito nero a maniche lunghe e un cardigan del medesimo colore. I capelli le ricadono con graziosi boccoli sulle spalle, in questo momento mi sembra di rivedere nostra madre e nonostante il dolore mi viene da sorridere. La guardo con orgoglio e anche se mai queste parole sono uscite dalla mia bocca, io sono davvero orgoglioso di lei.
Mi sorride a sua volta e senza dire una parola mi segue con lo sguardo mentre mi siedo un metro più avanti a lei. Sono stato tentato di abbracciarla ma per adesso devo aspettare, posso aspettare.

Il signor Styles si siede ancor prima di aver sistemato la cartellina blu scuro sul tavolino, si sistema la giacca e poi i capelli guardando davanti a se e poi le sue mani con uno sguardo duro. Un occhiata, solo allora, va alla mia destra, dove una donna dai capelli castani scuro aspetta, in piedi, mentre picchietta il piede sul pavimento anch'esso in legno, seguo i suoi movimenti mentre sposta lo sguardo sul suo polso sbuffando leggermente, la riconosco come l'avvocato dell' accusa.

Dopo una manciata di minuti entra in aula un altro ragazzo, lo noto per il rumore dei suoi mocassini sul pavimento e appena mi volto lo vedo: dei capelli neri sono tirati su dal gel, come a formargli una cornice intorno al viso. I tratti orientali e gli occhi scuri spiccano sul suo viso e posso dedurre che lui sia Zack, Zed o su per giù.

Era così anche quando ci siamo scontrati? Non ricordo molto anche perché sennò prima di spaccargli la faccia gli avrei chiesto il numero.
Cazzo, mi ero promesso di non farlo.

Non ho il tempo di metabolizzare le cose che un giovane avvolto in una specie di tunica fa il suo ingresso dal davanti della sala.
Tunica? Louis davvero?

-"Per favore in piedi, entra in sala il giudice Monris." tutte le persone, compresa la giuria, si alzano in piedi. Così sono costretto anche io, mentre mi sistemo la cravatta che inizia a dare problemi. Già l'aria non è delle migliori, questo cappio al collo non fa altro che aumentare le mie palpitazioni. Una donna sulla sessantina entra nell'aula con l'andatura sicura, degli occhiali da vista neri sono posati sul naso e i capelli sono ondulati e vanno a finire poco sotto le orecchie.

Si siede e si posa meglio gli occhiali sul naso. Non da segno di sorriso, di emozione o niente e adesso capisco che essere delle rocce senza sentimenti fa parte del pacchetto per questo mestiere.
-"Oggi con i presenti, dobbiamo discutere della sentenza che porta in causa il signor Tomlinson sotto l'accusa di omicidio, da parte della famiglia del Signor Blake, prematuramente scomparso. Avvocato Styles a difesa dell'imputato. Avvocato Greys a difesa della famiglia. Possiamo iniziare." ingoio il groppo che ho in gola e potrei giurare di sentire il cuore martellarmi nelle orecchie tanto che batte veloce.

***
-"Signor Malik?" il giudice pronuncia il nome del moro alla mia destra come a invitarlo e lui non se lo fa ripetere ancora, si alza con estrema lentezza e con un andatura sempre lenta si va a sedere accanto al giudice nell'apposita seduta.

Harry mi prende impreparato perché si alza, facendo strisciare con un rumore impercettibile la sedia. Appena in piedi, si sistema la giacca e con una mossa secca si stringe il nodo della cravatta per poi guardare i giurati uno a uno.
-"Signor Malik, può spiegare come è avvenuto l'incontro tra lei e il mio cliente?" Il moro alza la testa e esita a rispondere, poi però la sua voce roca a causa del fumo esce dalla cassa toracica, troppo ferma.

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