26.il mio bellissimo arcobaleno.

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Possono essere passati all'incirca venti minuti, come possono essere passate delle ore, è difficile a dirlo. E' difficile misurare il tempo quando nella testa hai tutto tranne che la lucidità di svolgere le cose più basiche, quando non hai nemmeno la forza di pensare. Mi sono annullato, mi sono autodistrutto non chiedendo aiuto pensando che tutto andasse per il meglio. Ho creduto di essere forte abbastanza, ho creduto che tutto questo potesse essere alla mia portata e non ho minimante pensato al fatto che in realtà, potevo rimanere sommerso dalle macerie. Può essere passato perfino un giorno intero per quanto mi riguarda, non mi importa quanto tempo è trascorso, non mi importa nemmeno se il tempo si è fermato. Ho le sue braccia, ho il suo respiro che arriva sul mio collo, ho le sue carezze e i suoi sussurri. Ho tutto quello che ha deciso di offrirmi, non ne ho sprecato nemmeno una briciola, mi sono aggrappato a ogni parola di conforto e ogni stretta. Ho lui e per adesso è l'unica cosa che conta.

-"Che ne dici se proviamo ad alzarci?" sento una voce dolce, un sussurro, un richiamo che mi porta ad alzare gli occhi. Mi porta ad uscire dallo stato di trance in cui il mio cervello aveva deciso di chiudersi. Alzo gli occhi mantenendo la testa sul suo petto, sentendo ancora il su cuore battere a un ritmo regolare e sentendo la cassa toracica che si apre insieme al respiro. Incontro i suoi occhi verdi, pieni di colore, pieni di speranza, di consapevolezza e di sicurezza. Incontro la pace, la spensieratezza e la compassione, ma incontro anche la paura, la tristezza e i sensi di colpa. Mi immergo ancora di più nei suoi sentimenti, mi perdo nelle sfaccettature e nelle pieghe di ogni suo colore e quando riesco a leggere quegli occhi, quando incontro ogni piccola sfumatura, posso affermarlo con certezza. Posso affermare che Harry è uno splendido arcobaleno.

-"Lou?" per la seconda volta il riccio mi richiama, chiudo gli occhi per un secondo e poi li riapro guardandolo e annuendo in contemporaneo. Mi stacco dal suo petto e involontariamente una smorfia sia apre sul mio volto, lui sguscia via da sotto di me per poi tirarsi velocemente in piedi aiutandomi. Piego le ginocchia e facendo leva sulle braccia cerco di tirarmi su, appena le mie gambe si stendono però uno scossone mi fa cedere le ginocchia e come se mi si fossero rotte le congiunture, mi ritrovo a toccare quasi terra, se non fosse per Harry che mi afferra da sotto le braccia e mi tiene.

-"Ehi, piano..." sussurra e solo dopo essermi aggrappato alla sua spalla, comincio a riprendere la stabilità nelle gambe, mi passo una mano sulla faccia sentendo le lacrime secche sulle guance che mi fanno graffiare la pelle. Mi giro verso di lui e gli sorrido, o almeno ci provo e lui mi sorride a sua volta, mostrandomi le fossette e provando a portarmi almeno sul divano. Il primo passo è stato traumatico, le gambe completamente molli e percorse da un formicolio insistente e fastidioso, a tratti anche doloroso. Dopo aver preso un certo ritmo arriviamo sul divano che ormai sono quasi tornato in possesso di tutte le mie capacità motorie, mi sento terribilmente stanco, tanto stanco che mi sento le palpebre pesanti e in procinto di chiudersi.

-"Come..." Harry esita, si passa una mano tra i ricci e appena sposto lo sguardo sulla sua camicia mi sento mortificato nel vederla spiegazzata e con ancora alcune macchie bagnate.

-"Come ti senti?" mi chiede e mi passa una mano sul ginocchio, una mano che accetto volentieri e che lascio stare. Mi lascio consumare dal quel tocco che tanto desidero ma che tanto mi uccide e quando mi ritrova a fissare la sua mano sul ginocchio, interpreta male il gesto e fa per staccarla. Sono più veloce di lui perché gliela riafferro, quasi facendogli male, guardandolo in modo spento, supplichevole. Annuisce in silenzio, con l'altra mano afferra la mia che tiene ancora la presa ferrea sul suo polso e la massaggia, cerca di tranquillizzarmi in modo di farmi lasciare la presa. Appena mi rendo conto che sto ancora stringendo lascio come se mi fossi scottato e lui non perde tempo, riappoggia l'enorme palmo sul mio ginocchio e ogni tanto muove il pollice per accarezzarmi.

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