13.lui si è preoccupato per me.

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L'ufficio di Harry non è stato come mi aspettavo, non è stato pieno di sfarzo e lusso come il resto dell'edificio, anzi era tutto molto neutrale in modo quasi eccessivo, come se quello non fosse davvero il suo posto. Come se niente di quel posto gli appartenesse per davvero, una semplice scrivania in legno chiaro con una semplice sedia scura di pelle, un armadio e una pianta sicuramente finta, sullo scaffale. L'ufficio era ben arredato, non lo metto in dubbio, ma sembrava sul serio uscito da un catalogo, fatto e messo li. Appena entrati ci siamo messi seduti, uno di fronte all'altro e abbiamo parlato.

A dire il vero una conversazione alquanto piacevole, Harry mi ha chiesto delle mie sorelle, mi ha chiesto cosa studiassi all'università e mi ha perfino chiesto se praticassi qualche sport, mi ha chiesto della mia vita al di fuori del processo. Ha chiesto della mia persona, non amo parlare di me, non l'ho mai fatto eppure con lui è sembrato tutto così semplice. Allora io gli ho parlato di Lottie, di Phoebe e di Daisy, gli ho parlato della facoltà di lettere e della mia passione per il calcio. Ho omesso per adesso la mia passione per il canto, per un ragazzo di venticinque anni è abbastanza ridicolo dire 'nella vita voglio fare il cantante', ormai è tardi penso, non ho avuto l'occasione e posso limitarmi ai miei concerti privati sotto la doccia.

Ha scoperto tante sfaccettature di me, della mia persona, di come sia il mio modo di vedere le cose e avrei scoperto anche io qualcosa se Niall non ci avesse interrotto con il bussare alla porta.

Sempre il biondo mi ha accompagnato di nuovo all'ingresso, dove un agente mi ha poi portato di nuovo in centrale. Mentirei se dicessi che non è stato un bel pomeriggio, solo io ed Harry, solo io e il riccio che sta iniziando ad essere già meno fastidiosa del solito. Persino quando la mano dell'avvocato si è stretta intorno alla mia, perfino quando la stretta l'ho sentita anche allo stomaco, anche li mi sono sentito bene.

La mattina dopo mi sveglio di buon umore, evento più unico che raro, e con una voglia matta di rivedere la testolina ricciola che mi ha tormentato per tutta la notte.

Adesso ci mettiamo anche la cotta per l'avvocato? Quanti anni hai Louis, tredici?

Scuoto la testa e lascio che un sorriso si apra sul mio viso, un sorriso che appena Niall entra nella centrale si affievolisce nel non vedere la figura di Harry dietro di lui.

-"Louis dormito bene?" il biondo mi richiama dai miei pensieri allora mi costringo a puntare lo sguardo verso di lui.
Afferro il suo sguardo indagatorio sul mio viso e gli rivolgo un sorriso cercando di nascondere qualcosa che in realtà è già stato captato dal biondo.

-"Bene grazie. Andiamo?" annuisce e lo seguo fuori. Inutile pesare i dettagli, sempre gli stessi, le strade, il traffico, le persone spazientite e tanta tantissima normalità. L'unica eccezione è che in questo momento la mia testa è altrove. La mia testa è sull'immagine del riccio e sul perché non sia venuto lui a prendermi in centrale.

Perché forse non l'ha mai fatto? Non sei così importante.

Solita entrata, solito corridoio e soliti quadri. Mi sembra di conoscere più questa parte del tribunale che casa mia, l'ho già trascorsa più volte di quanto avrei voluto.
Stessa porta in legno, busso, aspetto ed entro. Entro trovandomi Harry di fronte, entro con l'intenzione di rimanere freddo e magari anche arrabbiato nonostante non ne abbia poi così tanto diritto in realtà, però le mie intenzioni sono quelle a quanto pare. A quanto pare, come ho detto. Perché appena entro e appena il mio sguardo incontrano il suo sorriso, tutte le mie intenzioni vanno a puttane perché cazzo...quel sorriso mi manda in pappa il cervello.
Quelle fossette che vanno a scavare nelle guance rosee e che appaiono solo quando anche gli occhi sorridono insieme a lui.

-"Buongiorno Louis." sembra di essersi accorto del modo in cui mi ha chiamato dopo, perché la faccia assume un colorito più accesso e abbassa la testa facendo finta di guardare dei fogli sulla scrivania.

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