16.Harry ha avuto paura.

514 21 4
                                    

-"Sono qui perché credo che abbiamo un problema" trattengo il respiro per una manciata di secondi, mentre sento la stanza intorno a me girare facendomi perdere per un momento il senso dell'orientamento. Quel pisolino deve avermi fatto peggio, mi sento ancora più spossato e fuori di me.
Il fiato lo trattengo davvero giusto il tempo prima dell'arrivo della mano di Harry che si stringe attorno alla mia, perché quando le nostre mani si toccano il respiro non lo trattengo più, il bastardo viene proprio a mancare tanto che mi ritrovo a boccheggiare.

-"Dobbiamo parlare seriamente, devi essere davvero sincero e dirmi la verità." annuisco convinto e anche più lucido visto che la sua mano ha lasciato la mia, facendomi tornare a pensare e a calmare le pulsazioni del polso.

-"Mi stai facendo venire ansia, sai non vorrei dire però..." sussurro e abbasso la testa mentre gioco con una pellicina appena staccata dal mio pollice, sospira mentre io avevo solo provato ad alleggerire la tensione, cosa a quanto pare inutile.

-"Devi dirmi di quella sera, quello che è successo, quello che ti ha spinto a farlo. Ogni stimolo, ogni dettaglio che ti viene in mente, è importante che tu mi dia qualcosa per aiutarti." annuisco non seguendo effettivamente il discorso del riccio di fronte a me. Lui al contrario è convinto, sicuro e con adesso uno sguardo serio sul viso, annuisce aggrottando le sopracciglia e chiedendo con gli occhi una conferma.

-"Io, ok si...erano più o meno le 23.30, credo almeno" lui annuisce e inizia a tirare fuori un bloc-notes dalla cartellina accompagnato da una penna.
-"Charlotte mi ha chiamato perché essendo stato a casa mi ero offerto di riaccompagnarla in caso quelle due squilibrate fossero state talmente ubriache da non stare nemmeno-" ero partito nel raccontare, mi stavo sforzando di ricordare qualunque cosa potesse essere utile all'avvocato che sta solo cercando di fare il suo lavoro, ma lui mi interrompe posando la penna e chiudendone il tappo.

-"No Louis io..." porta le mani incrociate davanti alla bocca, appoggiandoci poi il mento e facendo scontrare gli anelli che gli ricoprono le dita.

-"Io intendevo la notte in cui hai ucciso tuo padre." l'aria nella stanza sembra essersi congelata, una cascata di brividi cade sulla mia schiena mentre il sangue mi si ghiaccia nelle vene e sento la gola stringersi sotto una presa a tutti gli effetti inesistente.

-"Io..." provo a iniziare, ma la mia voce si blocca e una scarica di brividi di forma sulle mie bracci facendomi drizzare persino i peli del collo, mi perdo nelle mie parole, inizio a perdermi nella mia testa mentre delle ombre scorrono a destra e a sinistra, mentre Harry davanti a me sembra sdoppiarsi.

Guardo un punto del collo di Harry, proprio sotto allo zigomo cercando di focalizzarmi solo su quello, dove un piccolo neo appare proprio all'attaccatura tra il lobo e l'osso prominente della mascella.
Continuo a fissare il punto ipnotizzato e assente, mentre la lucidità abbandona quasi completamente il mio corpo e nonostante io mi sforzi di rimanere attaccato, la presa sta diventando sempre più scivolosa.

-"Louis?" Harry prova a farmi ritornare alla realtà, posando una mano sul mio braccio e stringendo di poco la presa sulla felpa, sto sentendo come facendo questo stia cercando di trattenermi qui, di portarmi indietro. Lo sento eppure rimango inerme, mentre vortici di emozioni miste a terrore stanno arrivando a prendere possesso anche delle mie capacità cognitive oltre che a quelle motorie.

-"Lou che cosa ti succede?" il prossimo step è la voce ovattata. Sento Harry come un brusio lontano, come qualcosa che non è raggiungibile, qualcosa di effimero. Tanto lontano che mi ritrovo a sperare che non esista, perché fa più male sapere che c'è ma che non puoi averlo, che sapere che sia stato solo qualcosa di immaginario.

Le altre parole che lasciano la bocca del riccio non mi arrivano proprio, mi blocco e semplicemente continuo a fissare il punto dove prima c'era il neo di Harry ma dove adesso c'è solo il vuoto, un vuoto appannato, c'è quel qualcosa che non ha una forma. C'è quel qualcosa che vedi quanto in realtà non vedi nulla. I miei occhi smettono di vedere anche se rimangono aperti, le mie orecchie smettono di sentire anche se io rimango vigile, io smetto di connettere nonostante provi a dare alcun segno di essere ancora qui, fa davvero male combattere con se stessi.

only for the braveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora