12.lui non è qui.

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"Tante volte uno deve lottare così duramente per la vita, che non ha tempo di viverla."
-CHARLES BUKOWSKI

-"Louis per favore svegliati!" una presa prepotente si posa sulla mia spalla, scuotendola e facendomi venire un infarto. Mi alzo di colpo, mettendomi seduto sul letto ancora intontito, strizzo gli occhi per mettere a fuoco la figura di Lottie che piange mentre continua ad alternare lo sguardo dalla mia figura alla porta alle mie spalle.

-"Charlotte cosa succede?" chiedo alzandomi e afferrandola per le spalle mentre continua a piangere scossa dai singhiozzi. Le passo una mano sui capelli e cerco a tastoni l'interruttore della luce accanto alla testata del letto, ma lei mi ferma.

-"Non lo fare, ci troverà." si stringe al mio petto, mentre io invece ritiro la mano dal muro e la poso sulla sua testa. Nonostante la mia statura non troppo alta, sono costretto ad abbassarmi in modo da guardarla in faccia.

-"Chi ci troverà Lots?" sussurro e lei scuote la testa, cacciando un urlo quando la porta di camera mia si spalanca. Con un tonfo va a sbattere contro il muro e il mio primo istinto è quello di spingere dietro la schiena mia sorella e quindi lo faccio.

Sento le unghie di Charlotte che si aggrappano alla mia maglietta di cotone, prendo respiri profondi quando un uomo inizia a camminare verso di noi, entrando nella stanza. Nonostante la leggera luce che filtra dalla finestra, il volto è irriconoscibile e sono sicuro che il mio cuore, che batte nel petto si possa sentire anche da fuori. Continuo a stringere il fianco di Lottie mentre inizio a individuare il viso dell'estraneo.

-"Louis Louis, pensavi sul serio di esserti liberato di me?" la voce roca rimbomba nella stanza mentre un miagolio esce dalla bocca di mia sorella che continua a stringermi, quella voce, la voce di... no è fottutamente impossibile.

Il cappuccio alzato sulla testa viene abbassato sulle spalle e il mio cuore manca di qualche battito mentre inizio ad affannare. Il volto martoriato da graffi, lividi ed ematomi, un occhio gonfio e un labbro ancora sanguinante, lo zigomo spaccato e il livido violaceo sulla fronte. Nonostante i segni il sorriso rimane lo stesso, sadico e colmo di rabbia, mi gelo sul posto terrorizzato quando riconosco gli occhi, quegli occhi scuri che contengono tanta di quell'oscurità. Proprio mentre sto pensando a un piano per agire e per far scappare Lottie, mio padre tira fuori dalla tasca della felpa qualcosa che luccica sotto la luce della luna.

Quel qualcosa è una pistola, lucida e di un color grigio metallico di cui posso sentire l'odore del ferro anche da qui, alza l'arma di metallo puntandola verso di me e togliendo la sicura con un ticchettio.
-"Hai fatto tanto per salvarla e adesso guardala, mentre perde la vita per salvare te." prima che possa fare niente uno sparo rimbomba nella stanza facendomi fischiare le orecchie, mi giro verso destra proprio mentre la figura di Charlotte si sposta da dietro la mia schiena.
Il tutto accade in troppo poco tempo, non ho il tempo di metabolizzare nulla che vedo la bionda cadere a terra mentre una chiazza di sangue si espande sul suo stomaco.

-"No!" urlo e proprio in quel momento apro gli occhi.

Apro gli occhi trovandomi con la fronte imperlata di sudore e con due lacrime che mi scorrono sulle guance, seduto in mezzo al piccolo letto della cella.
Mi poso le mani sugli occhi cercando di calmare il respiro accelerato e prendendo grandi boccate d'aria, mi afferro la fronte con una mano, mentre l'altra la lascio cadere accanto alla mia gamba sul letto.

-"Merda." sussurro mentre alzo la testa ancora agitato, rivolgendo lo sguardo verso il muro poco distante dalla cella. L'orologio rotondo segna le tre del mattino, sbuffo quando torno a stendermi e una fitta mi attraversa la schiena. Stringo i denti e cerco in tutti i modi di trovare una postazione più comoda, ma nulla sembra voler farmi trovare un po' di sollievo. Fottuto materasso.

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