49.siamo stati coraggiosi Harry.

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-"...ti giuro" una risata interrompe la voce della mora, mentre addenta una forchettata di pollo "ha chiuso nostro padre fuori al balcone, era davvero arrabbiato e non aveva per niente intenzione di aprirgli." mi giro verso il riccio che fatica a nascondere il sorriso ma che viene accompagnato da un rossore sulle guance dovuto all'imbarazzo.

-"Non so perché ma me lo immagino a fare una cosa del genere." ridacchio anche io portandomi il bicchiere di birra alle labbra "cosa è successo dopo? L'ha fatto rientrare?" chiedo posando una mano sul mento e guardando la mora in cerca di risposta.

-"No, certo che no, mio padre ha dovuto aspettare nostra madre e appena è rientrato era talmente furioso che Harry per poco non rimaneva in punizione a vita." io sorrido ma la mia risata viene smorzata quando vedo la risata di Harry che si spezza al nominare la madre. Gemma sembra essersene accorta ma si limita a fare finta di niente e andare avanti, afferra la ciotola dell'insalata e prima di mettersene un po' nel piatto me l'avvicina.

-"Ne vuoi ancora?" mi chiede mentre io poso il bicchiere sul tavolo e scuoto la testa ringraziandola.

-"Per stasera vi ho sistemato nella camera degli ospiti, penso ci sia abbastanza spazio o almeno spero e comunque il divano letto è sempre disponibile. Per domani a pranzo..." Harry interrompe la sorella che intanto aveva iniziato a parlare talmente velocemente che faticavo a stargli dietro. Questa cosa deve essere una cosa un po' di famiglia, il riccio ha imparata a gestirla meglio ma quando è davvero in difficoltà o in imbarazzo è solito anche lui iniziare a parlare a macchinetta.

-"Domani io e Louis saremo fuori, non preoccuparti ci rivediamo per cena che ne dici? Magari andiamo al ristorante infondo alla strada, da quel tuo amico...come si chiamava Ashlyn?" la voce alla fine della frase si incrina con una nota di fastidio quasi presa in giro e quando infatti vedo la faccia della sorella racchiusa in due sopracciglia aggrottate e gli occhi chiusi in due fessure, capisco che è una specie di tasto dolente.

-"Ashton, si chiama Ashton non è un nome tanto complicato." alla fine la mora si gira verso di me e io temo il peggio "puoi dire anche tu che è un nome comune? Magari non britannico, non tutti si chiamano come se fossero vecchi di novant'anni." la frase pungente penso sia rivolta al fratello e infatti poi non manca di aggiungere.

-"E non fare quella faccia, sappiamo tutti che 'Harry' è solo la versione aggiornata di Harold." Harry alla menzione del nome diventa paonazzo e per poco non lancia la bottiglia verso la sorelle e infatti è per questo che cerco in tutti i modi, il metodo o insomma una via di fuga per scappare da quella situazione di merda.

-"Domani dove andiamo?" chiedo allora rivolgendomi al riccio che intanto stacca lo sguardo da Gemma e grazie a dio, lo punta nel mio sorridendomi di sbieco.

-"E' una sorpresa, ti prometto che non è un altro aereo." ridacchio per la brutta battuta che ha fatto e afferrando la sua mano, mentre sento una sedia strusciare per terra e poi vedere la sorella di Harry che si alza con in mano la ciotola vuota e nell'altra un vassoio, dandoci le spalle e andando verso il lavello.

-"Adesso è arrabbiata?" chiedo abbassando il tono della voce, incrociando poi le mani sulle gambe che vengono subito strette da quella di Harry che si diverte e posizionare palmo contro palmo e far combaciare le dita.

-"No, litighiamo spesso in questo modo, tra massimo dieci secondi tornerà di qua e ti offrirà un pezzo della sua crostata come se non fosse successo nulla, questo Ashton non mi va molto a genio, quindi è ancora un argomento caldo." spiega piegando la testa e continuando a giocare con le mie dita. E come se avesse predetto il futuro, non passano nemmeno due minuti prima che Gemma torni in cucina con un vassoio tra le mani e due piatti insieme a delle forchettine.

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