Sorelle: Bellatrix e Narcissa
Mi giro nel letto, poi mi rigiro di nuovo.
Provo a rilassarmi, lascio passare del tempo. Poi ancora, ripeto tutto da capo un paio di volte, ma niente, non funziona.
Stanotte mi è impossibile dormire.
Apro gli occhi che vedono solo buio e oscurità.
Resto sdraiata nel letto, abbasso leggermente le coperte, rinuncio a dormire, respiro lentamente e provo a tranquillizzarmi.
Non è semplice. Troppi pensieri si affollano tutti insieme nella mente, pensieri fastidiosi, molesti, agitati.
Penso alla sera prima, con l'Oscuro Signore, a quei momenti bruscamente interrotti da Lucius e dalla missione, che ormai sta volgendo al termine.
Vorrei poterlo vedere, stare con lui finalmente senza problemi.
Al contrario stasera non si è fatto vedere, forse non ha avuto voglia di stare con me, di parlarmi. Di finire ciò che aveva iniziato.
Mi alzo a sedere sul letto: se inizio a pensare a queste cose, non mi sarà mai possibile dormire.
Prendo lo scialle accanto al letto e mi copro le spalle. Ormai le giornate e le nottate sono diventate più calde, mi basta quello per sentirmi bene.
Altri pensieri continuano a vorticarmi nella testa: non mi fido di Piton, non sopporto l'idea che il Signore Oscuro se lo sia ripreso vicino, lo trovo pericoloso.
Ho anche il pensiero di mio cugino che fa parte dell'Ordine della Fenice, il disgusto per questa cosa, ma allo stesso tempo, la possibilità che sia proprio lui a fornirci il modo di portare a termine la missione.
Poi la profezia, il bambino sopravvissuto, il legame sconosciuto tra lui e il mio Signore. Mi domando incessantemente quali siano le connessioni, perché il Signore Oscuro soffra di quelle visioni legate al ragazzo.
Non li reggo più tutti questi pensieri; vorticano nella mia mente come impazziti, mi disturbano, mi fanno fisicamente male e mi ricordano quando ero ad Azkaban, che succedeva sempre così.
Decido di alzarmi, scendere al piano di sotto, vedere se riesco a distrarmi un attimo, tanto di dormire non se ne parla proprio.
Attraverso il corridoio a piedi nudi, scendo le scale in silenzio, penso che la casa sia deserta, ma mi accorgo ben presto che non è così.
Scendo più lentamente e sbircio dalle scale verso la stanza illuminata. In cuor mio spero sia lui che mi aspetta, ma so che è una illusione, stanotte non lo vedrò.
Nella sala grande è ancora acceso il lampadario che manda bagliori fiochi dalle candele, mi avvicino con cautela, non ho voglia di fare incontri sgradevoli. Silenziosamente mi affaccio e scorgo mia sorella che, con l'aria stanca e preoccupata, sorseggia un tè, o una tisana, con la grazia e la lentezza che la contraddistinguono.
Resto in silenzio sulla porta, non riesco a fare a meno di incantarmi a guardarla.
Ogni suo gesto è di una grazia e di un'eleganza che non pensavo possibili al mondo.
Nonostante il suo stato, certe cose di lei non cambiano mai. So che è preoccupata per la situazione, è in pensiero per il marito e per se stessa. Anche se lei crede che io non sia attenta a certi particolari, capisco perfettamente che è in ansia.
Altrimenti non sarebbe qui, alzata, come tante volte le è accaduto ultimamente, a passare la notte in bianco.
Non appena mi scorge appoggiata allo stipite della porta, ferma a guardarla, mi chiama.
"Vieni pure, Balla."
Non volevo disturbarla, non avevo tanta voglia di parlare questa notte, ma forse è lei che ha voglia di parlare, per cui mi sforzo, entro e mi avvicino.
Non potremmo essere più diverse, Cissy ed io: lei è bellissima, di una bellezza candida e cristallina, elegante, ma quasi glaciale.
Io ero affascinante, un tempo, ma di un fascino oscuro, perverso e dannoso.
Porta la camicia da notte bianca, lucida di seta, morbida, le scende perfetta fasciandole con garbo tutto il corpo. Persino le pantofole sono adattissime, tutte piumate.
Mentre mi avvicino le sorrido, le sistemo i capelli capelli biondi e lunghi: una ciocca era sfuggita al fermaglio e le ricadeva sugli occhi.
Occhi chiari, limpidi e glaciali, la pelle candida e morbida.
È bella, non ha il minimo segno della vita che le è passata addosso, cosa che invece è capitata a me.
Siamo simili, ma opposte Cissy ed io, non sembriamo nemmeno sorelle infondo.
Fuoco e fiamme il mio carattere e ghiaccio e neve il suo.
Lei è eterea come una nuvola nel cielo azzurro, fredda ed impassibile, con la sua tazza da tè fra le dita e lo sguardo distaccato.
Sorrido, non riesco a dire nulla, non riusciamo ancora ad intavolare una conversazione, ci guardiamo e ci studiamo a vicenda.
Mi prendo un bicchiere e lo riempio a metà di whisky incendiario, poi mi siedo vicino a lei.
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Sgath, che significa oscurità
Fanfiction**Completa** I segreti che racchiude il piccolo frammento di anima rimasto nel corpo del Signore Oscuro.. L'amore infuocato, dirompente e disperato di Bellatrix.. I cambiamenti nel cuore e nella mente di Narcissa.. La dolce e ambigua presenza di Pit...