L'erede

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L'erede: Bellatrix

Diverse ore dopo mi svegliai leggermente intontita, stanca e dolorante.

Aprii gli occhi lentamente e ricordai a fatica gli eventi accaduti poco tempo prima.

Erano eventi dolorosi che avrei preferito non ricordare.

Sospirai profondamente e cercai di allontanare ogni pensiero.

Mi guardai attorno per cercare di ternare al presente e alla realtà, notai che le poche candele lasciate accese emanavano ancora una luce flebile, eppure bastava per farmi male agli occhi.
Probabilmente erano gli strascichi della pozione che piano piano se ne andava dal mio corpo.

Rimasi sdraiata per qualche istante ancora, mi strofinai con le mani il viso e le tempie per mandare via il sonno.
Notai una piccola traccia di sangue sulla guancia: era rimasto a sporcarmi i polpastrelli.
Mi sembrò strano, ma infondo poco importante.
Cercai di concentrarmi su quella situazione nonostante fosse difficile affrontarla.

L'avevamo fatto, alla fine.
L'avevamo ucciso: era morto.
Non se ne sarebbe parlato mai più, non sarebbe mai più esistito il problema.

Sospirando profondamente, mi misi a sedere sul letto.
Cercai di guardare me stessa senza pensare a nulla, solo osservandomi freddamente.

Le cosce portavano ancora abbondanti tracce di sangue, ormai secco, arrivavano fin quasi alle ginocchia; stessa cosa valeva per le lenzuola, ancora attorcigliate alle gambe, mentre la mia sottoveste era tutta scompigliata all'altezza dell'addome.
Abbandonata lì così, senza cura.

A quella visione una forte sensazione di disagio mai provata prima di allora mi salì lentamente fino al cervello.
Non mi era mai capitato di vedermi così desolata, né di sentirmi così distrutta.
Forse nemmeno quando ero sola in galera.

In quel momento la nausea era molto forte.
Mi sentivo sola, completamente abbandonata e stravolta, il mio Signore non era con me.
Anche il mio Sgath mi aveva abbandonata ed ero stata proprio io ad averlo desiderato.
Avevo tanto voluto che sparisse in tutti quei mesi, poi impercettibilmente qualcosa in me era cambiato e solo in quel momento lo capivo appieno.
Tutto era completamente diverso e lo avrei desiderato accanto a me.

Tentai di nuovo di non pensare, volli alzarmi nonostante il dolore alle membra mi facesse sentire debole e inutile, nonostante la sensazione che mi si lacerasse la carne fra le gambe, e che mi bruciasse tutt'attorno non mi permettesse di fare quasi nulla.
Mi misi lo stesso in piedi, voltando lo sguardo verso il buio.

Volevo di nuovo sentirmi forte, potente come sempre, una strega invincibile.
Non volevo che cambiasse più nulla nella mia vita.
Volevo tornare ad essere quella Bella che amava il Signore Oscuro e non pensava a nient'altro se non a lui.
Esattamente come ero stata fino a poco tempo prima.

Nonostante mi sentissi molto debole, decisi quindi di fare un bagno caldo per togliere via ogni traccia di sangue e di debolezza dal mio corpo.

Avanzai per i corridoi con una lentezza ed un peso alle membra che erano estenuanti.
Stringendo i denti mi trascinai fino alla stanza da bagno della torre.
Era enorme e molto antica, nonostante la famiglia che vi abitava non avesse una lunga storia di stirpe purosangue.

La vasca centrale era grande, alta, con piedi a zampa di leone e smaltata di bianco perlaceo.
Era scheggiata qua e là ma manteneva un grande fascino.
Scaldai l'acqua che riempiva le vasche con un semplice incantesimo, poi entrai, sempre sopportando il dolore delle membra.

Indugiai lì per parecchio tempo, lavando via le tracce di sangue, lasciandomi bruciare le lacerazioni della pelle dall'acqua calda, che sembrava quasi un disinfettante benefico.

Sgath, che significa oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora