La lingua dei serpenti: Bellatrix
Sapevo che mi stava aspettando da qualche istante, quindi bussai subito alla porta ed entrai.
Non dissi una parola, attesi lui, lo osservai con calma, era voltato verso la finestra e guardava lontano, con aria cupa e dura.
Riconobbi l'espressione che assumeva ogni qual volta decideva di agire risolutamente, anche un po' istintivamente, senza aver valutato fino nei particolari i pro e i contro della sua decisione.
Mi avvicinai a lui fino ad accostarmi. Attesi ancora qualche attimo.
Poiché non mi parlava ancora, gli sfiorai la spalla con molta delicatezza. Era un gesto affettuoso per richiedere la sua considerazione, non sapevo se lo avrebbe accettato.
Non fece cenno di dissenso e questo mi fece piacere, ma dato che continuava a non parlarmi decisi di farlo io.
"Ditemi, mio Signore. Il nuovo elfo mi ha detto che volevate parlarmi."
Rhettler era l'elfo che si era procurato il mio Signore in persona. Era stanco dei miei continui sbalzi d'umore, aveva provveduto a catturare un servo e ad impormi di non ucciderlo per nessun motivo senza prima aver ottenuto la sua approvazione.
Mi aveva fatto sorridere quel gesto da parte sua e mi ero imposta quindi di mantenerlo in vita, ma non era facile per me non sfogare le mie sensazioni, i miei malumori, e i miei malesseri, sull'elfo domestico.
"Ho trovato il modo, Bella. Ora so come sconfiggere Potter. O meglio, al momento so come ottenere una bacchetta potente, ma indipendente dalla sua. Trovo sia un buon passo avanti."
Mi animai a quelle parole, desideravo ardentemente che sconfiggesse quell'onnipresente bimbetto, non potevo più sopportare di convivere con l'angoscia di vedere il mio Signore un'altra volta in difficoltà a causa di quel ragazzino.
Non avrei sopportato di perderlo ancora.
Mi avvicinai ancora di più, sorridendo a quella frase, lui ricambiò il mio sguardo con occhi cupi, senza gioia. Sentii lo stesso la sua forza e il suo ardore.
Più mi avvicinavo, più percepivo il suo istinto, il suo modo di sentire. Più eravamo uniti in questo, più il fuoco nel camino si ergeva alto.
Il tempo era ormai abbastanza caldo per mantenere il fuoco acceso, ma nessuno di noi aveva avanzato mai la proposta di spegnarlo definitivamente durante la bella stagione.
Eravamo fermi, vicini di fronte alla finestra, alle nostre spalle vi era una fiamma prodigiosa, la luce che ne derivava cresceva rapidamente, come se seguisse il battito del mio cuore.
Le nostre ombre si stagliavano sui vetri e sembravano più oscure che mai, forse a causa del contrasto.
Fuori il buio imperava.
L'atmosfera era strana, ma perfetta. Mi sentivo per la prima volta in vita mia a casa.
"Raccontatemi, vi prego, mio Signore."
Mi misi di fronte a lui, volevo che mi parlasse di nuovo, volevo perdermi ancora nel suono freddo della sua voce, tanto tagliente da essere dolorosa.
Incrociò il mio sguardo, mantenendo la testa alta, mi pareva di scorgere un legame profondo fra i nostri occhi, ma forse fu solo suggestione.
"Sono venuto a conoscenza di un'altra leggenda, quella della Fenice Nera. Un uccello dal piumaggio macchiato di nero dai Babbani, dai loro intrugli di oli e petroli."
Lo ascoltai attenta.
"Quella fenice è riuscita nonostante tutto a rinascere dalle proprie ceneri, mantenendo un piumaggio nero, per non dimenticare l'onta, il danno subito."
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Sgath, che significa oscurità
Fanfiction**Completa** I segreti che racchiude il piccolo frammento di anima rimasto nel corpo del Signore Oscuro.. L'amore infuocato, dirompente e disperato di Bellatrix.. I cambiamenti nel cuore e nella mente di Narcissa.. La dolce e ambigua presenza di Pit...