Può esistere l'amore?

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Può esistere l'amore?: Bellatrix

I giorni continuavano a scorrere più veloci di quanto si potesse pensare: non succedeva nulla di nuovo, ma tutto ciò che non avevo mai potuto vivere con lui e vicina a lui, in un'intera vita prima di ora, lo stavo vivendo nel giro di un tempo brevissimo.

Sentivo da parte sua un'inquietudine nuova, strana, moti turbolenti del suo animo che si mostravano attraverso i suoi movimenti, i suoi occhi, i suoi sguardi misteriosi e sfuggenti.

A volte, quando gli ero accanto per caso o per qualche ragione, potevo facilmente percepire che mi guardava e mi sondava silenzioso. Sentivo la sua mente nella mia, il rosso dei suoi occhi sulle mie labbra e sulla mia pelle come mai era capitato prima d'ora. Se succedeva di volgere i miei occhi nei suoi, subito si allontanava stizzito, quasi irato.

Sentivo il ghiaccio e il freddo scendere fra noi. Era nervoso per la situazione, irato per quella condizione che non controllava più tanto bene come aveva imparato a fare in passato.

Questo mi faceva sentire felice: mi dava un brivido di potere nei suoi confronti che non ero abituata ad avere, né a gestire, ma mi rendeva forte come non mai. Sentivo perfettamente che qualcosa in lui stava mutando lentamente, qualcosa scompariva piano, per lasciare posto ad altro di misterioso e sconosciuto.

Come il tramonto lascia spazio alla notte scura e avvolgente.

Io giocavo con tutto ciò come una bambina emozionata e contenta, provocavo le sue inaspettate reazioni come una diabolica strega malvagia e torturatrice.

Non lo sentivo mai completamente infelice.

Non lo vedevo inquieto e ossessivamente ambizioso come all'inizio, prima di Azkaban, non lo vedevo nemmeno freddo e irato come dopo Azkaban e prima dell'ultima battaglia.

No, non era più così infelice.

E io mi sentivo radiosa, oscura come non mai.

Non era comunque tutto qui, mai tutto è splendido col mio Signore: il dolore, la paura e la sofferenza sono inscindibili dalla felicità, dall'eccitazione e dall'amore che non esiste.

Il fatto di sentirlo così strano mi lasciava anche incerta. Lui infatti era il mio Signore, il mio padrone, colui che sempre aveva deciso, agito, fatto e disfatto, colui che sapeva e comandava, colui che guidava e puniva.

In quel periodo non era completamente diverso, ma impercettibilmente certi particolari sfuggivano al suo controllo e io me ne rendevo perfettamente conto.

Ogni volta che ero vicina al suo viso, al suo sguardo e alla sua pelle, quando potevo sentire il freddo profumo che emanava, allora qualcosa restava in sospeso fra noi, preso in un vortice di tutto e nulla che non riusciva ad esprimere.
Cercavo di capire senza riuscirci pienamente.
Lui, così grande e potente, forte e inarrivabile.
Ancora davvero così inarrivabile?

Un fremito mi prendeva ogni volta in cui la vicinanza e i silenzi si tingevano di un significato particolare, violento, forte. Non potevo che fermare la mia foga: qualcosa dentro me mi diceva di attendere.
Non era più un desiderio irrealizzabile il mio, una preghiera sognante che mai sarebbe stata esaudita. Se avessi chiesto, forse lui avrebbe accettato; se avessi provato, forse lui non si sarebbe scansato questa volta, non avrebbe riso di me, non mi avrebbe schiaffeggiata, non avrebbe voluto giocare ai nostri giochi perversi.

Più questa consapevolezza si faceva strada nel mio cuore, più la mia incertezza cresceva e il desiderio di quel bacio esplodeva violento più che mai.

Baciatemi, mio Signore. Non voglio essere io a farlo, baciatemi voi.
Tornate a comandarmi, a prendermi e a farmi sentire tutta la vostra forza e la vostra passione, quella vostra magia potente che non si spegne mai.

Sgath, che significa oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora