Nel momento in cui restiamo soli si fa un gran silenzio nella stanza. In quell'istante sembra quasi esistere solo lui per me, il mondo scompare, sento solo l'eco dei suoi passi lenti in mezzo a quella camera enorme, oscura e spoglia.
Lo guardo, ma non riesco a proferire parola.
Anche lui mi guarda, ma si ostina nel suo silenzio per un tempo che sembra infinito.
Mi osserva imperterrito. Non posso sopportare quei suoi occhi per il disgusto che vi leggo.Abbasso la testa e resto zitta.
L'ho deluso e sono davvero affranta per questo, sono arrabbiata con me stessa e non voglio cercare il suo perdono per evitare l'inevitabile punizione.
Non è esattamente della punizione che ho paura, non mi spaventa il dolore
Non ho nessuna intenzione di sfuggire a questo evento, quello che voglio è soltanto il suo perdono ed evitare di essere odiata, non sopporto nemmeno l'idea che ce l'abbia con me, figuriamoci se mi odiasse e mi disprezzasse.
Devo tentare per forza un approccio.
Mi faccio coraggio e alzo la testa, con esitazione cerco i suoi occhi anche se sono terribili. Tento di implorarlo coi gesti, con gli atti e con lo sguardo.Inutilmente.
Questa volta non riesco a fare minimamente breccia in lui. Mi odia, mi disprezza come non ha mai fatto finora.
Non so cosa dire, deduco sia inutile ritentare, anche controproducente probabilmente, mi lascio cadere con le ginocchia a terra, mi mancano le forze per tenermi su, mi sento prostrata dalla disperazione.
Dopo diverso tempo, alla fine di questo dialogo muto e inutile, è la sua voce fredda e tagliente a rompere il silenzio.
"Sei stata un'incapace. Proprio da te non me l'aspettavo."
Respiro a fatica.
Quelle parole iniziano ad aleggiare piano nella mia mente, poi sempre più insistenti, fino ad arrivare a martellarla prepotentemente. Passano pochi attimi e, di conseguenza, le lacrime iniziano inesorabilmente a bruciare i miei occhi, per quanto tenti di frenarle, sento forte l'istinto di piangere.
"Sei incapace, come tutti gli altri. Ho sbagliato a crederti diversa."
Lo guardo ancora una volta senza riuscire a proferire parola, senza quasi respirare. Pronuncia quelle frasi con fredda insistenza, lento, vuole farle entrare dentro di me, rincarando la dose all'occorrenza, procurandomi un dolore infernale.
Non mi sta punendo come ha fatto con Lucius, come ha sempre fatto con tutti, mi sta semplicemente parlando, ma è una tortura anche peggiore.
Mi parla con rabbia, con disgusto, mi vuole proprio umiliare fino in fondo e ci riesce perfettamente. Non sono nemmeno in grado di tentare di ribattere.
So anche di non avere scuse e non posso fare nulla. Il mio animo prova dolore, frustrazione, si abbatte sotto le sue continue cattiverie; attendo una sua parola che non sia una pugnalata al cuore, ma non riesco a trovarla.
Sento solo freddo, lontananza, rabbia.
D'altra parte cosa potevo aspettarmi da lui? Non deluderlo è ciò a cui più dà importanza, la sua fiducia negli altri è talmente inesistente che distruggerla così come ho fatto io non può essere che un errore madornale.
Abbasso la testa, vedo i miei capelli coprirmi il volto, sento le gambe tremarmi sotto questo peso troppo grande che mi sta buttando addosso. Seppure già in ginocchio, sento le mie membra cedere, non riesco a reggere tutto questo disprezzo e questa rabbia nei miei confronti.Mi parla ancora, imperioso.
"Guardami."
Sospiro, prendo coraggio e lo guardo in viso attraverso le lacrime che tento di reprimere, ma con difficoltà immane.
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Sgath, che significa oscurità
Fanfic**Completa** I segreti che racchiude il piccolo frammento di anima rimasto nel corpo del Signore Oscuro.. L'amore infuocato, dirompente e disperato di Bellatrix.. I cambiamenti nel cuore e nella mente di Narcissa.. La dolce e ambigua presenza di Pit...