Non sanguini più

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Non sanguini più: Lord Voldemort

Al termine della riunione mi alzo in piedi e attendo qualche istante vicino al tavolo. Di conseguenza tutti i Mangiamorte si alzano dalle loro sedie e mi guardano, mi salutano, forse attendono da me un cenno che non avranno.

Aspetto che si allontanino.

Non degno nessuno di un solo sguardo, i miei occhi puntano involontariamente solo e solamente i suoi, quelli di Bella.

È un attimo che devo attendere, ma subito vedo che anche i suoi occhi cercano i miei, lontani, distanti metri da me, eppure sembriamo essere i soli esseri viventi in quella stanza.

Attendo ancora in silenzio, sento le chiacchiere a mezza voce su ogni minimo argomento trattato durante la riunione.

Sono anche consapevole dei tanti commenti, delle osservazioni e delle sciocche chiacchiere su di noi: chi si accanisce, chi nega ad oltranza, chi non si interessa.

Non mi importa, sorrido ad ogni più piccolo riferimento.

La guardo ancora fissamente, cerco quegli occhi scuri profondi e penetranti, poi le faccio un cenno breve e fugace e sono certo che ha inteso perfettamente che le voglio parlare.

Deve uscire per incontrarmi sulla terrazza, poco più tardi, quando tutti si saranno allontanati.

Lei mi capisce sempre e non ho bisogno di parlare.

Infatti mi fa un cenno di assenso inchinando la testa, poi abbassa lo sguardo. La vedo alzarsi dalla sedia attorniata dai suoi due innamorati: il marito e il cognato.

Non li degna di uno sguardo.

Dopo quell'occhiata di intesa con me ha abbassato gli occhi sorridendo con le labbra e non ha più fatto cenno a nessuno, né parlato a nessuno.

Eppure la seguono e la riversiscono come se fosse il centro del loro mondo.

Scuoto la testa: non ci voglio pensare, esco dalla stanza e mi allontano, evito tutti gli altri Mangiamorte attorno a me, colei che voglio incontrare è una sola ed è già informata.

Cerco la mia stanza e mi chiudo in solitudine a riflettere. Mi sento inquieto, forse per le troppe cose a cui la mia mente deve pensare contemporaneamente.

Passa molto tempo prima di sentire il silenzio più totale attorno, la casa cade nell'oscurità e nella pace più completa.

Allora e solo allora, mi muovo.

Scendo lentamente le scale, osservo ciò che mi circonda: tutto tace, tutto è circondato dal buio. Gli unici rumori udibili provengono dagli animali della notte.

Percorro i corridoi, entro nella grande sala dove le vetrate sono accostate. Mi avvicino lentamente alla terrazza, scorgo la sua figura all'esterno, ma ancora non la raggiungo.

Poso invece silenziosamente la mano sul vetro: si appanna leggermente, segno che fuori fa ancora freddo a quest'ora. Nel vapore del vetro la osservo mentre mi aspetta fuori nella notte.

Sospiro, non so se sono pronto. Questa situazione mi crea non pochi problemi.

Striscio le dita sul vetro, il vapore se ne va sotto al mio tocco, percorro tutto il suo corpo con le dita attraverso il vetro, la guardo.

Pensierosa, bella.

A cosa starà pensando?

Si sarà accorta di ciò che mi tormenta da giorni? Settimane?

Probabilmente no, è troppo tranquilla.

È appoggiata coi gomiti alla ringhiera, guarda lontano, sente il vento, so che talvolta prova a sentire cosa porta con sé il vento, i suoi messaggi, le sue parole.

Sgath, che significa oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora