La mia piccola sgualdrina

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La mia piccola sgualdrina: Lord Voldemort

La guardo mentre è sdraiata sul letto, le guardo i pizzi indossati ad arte per eccitarmi, le guardo la bocca sensuale e vogliosa.
I capelli scuri, avvolgenti come la notte.
Ho fatto bene a riprendermela quella sera al ministero. Quando l'ho portata via afferrandola per la vita, sentendo di nuovo il suo corpo accanto al mio e lei si è stretta forte a me.
Aveva intuito sicuramente che la desideravo come prima e anzi, forse più di prima.
Sentivo quel suo profumo e mi entrava nella testa percepivo quel richiamo ancestrale di passione e desiderio a cui non volevo sottrarmi.
La guardo ancora lungamente.
Le tocco il viso che resta un pochino scarno, le accarezzo il collo fino ai capelli.
Ripenso alle prima volte che l'ho avuta, quando era così giovane e bella, la pelle fresca, la carne soda i seni morbidi e profumati.
Il viso era quello di una ragazzina.
Aveva un fascino oscuro e un'aura di mistero che toglievano il fiato.
Tutti allora la desideravano, naturalmente si è concessa solo a me. Senza vergogna e senza ritegno nonostante fosse tanto giovane.
Adesso la vedo sciupata, magra, ma possiede lo stesso fascino malato e oscuro di allora, ancora più sensuale di un tempo.
Osservo quegli occhi scuri, le ciglia folte, quel suo sguardo sempre misterioso, ancora coperto dai lunghi capelli neri, lisci, folti, che si appoggiano maliziosi sulle spalle nude e sul seno.
Quante volte me la sono presa, ora e allora, trovo sempre qualcosa di perfetto in lei, anche quando non vorrei.
"Mio Signore, a cosa state pensando?"
La guardo assorto. Resto in silenzio.
Io l'ho portata via con me, quella notte al ministero, l'ho presa e l'ho stretta.
L'ho scelto io, di salvarla.
Di non lasciarla sola in balia di vari pericoli.
Poi ancora e ancora l'ho fatta mia, senza sosta, senza lasciarle e lasciarci un attimo di respiro.
"Se posso chiedere..."
Le sue parole mi riportano a questa notte, questo momento strano in cui la sto guardando senza prenderla e scoparla, in cui la guardo e penso in silenzio al passato, al presente, senza guardare al futuro.
Rispondo qualcosa a caso, tanto per farla tacere.
"Penso a come sei bella e che non mi deludi mai."
Il suo sguardo a quelle parole si accende. Sembra incredula, è talmente stupita dalla mia risposta che resta finalmente muta.
Le tocco i pizzi della biancheria, li scompiglio, li strappo. Ho voglia di sentirla urlare, gemere, guardarmi implorante con quegli occhi adoranti pieni di confusione, desiderio, scompostezza e oscenità.
"Ti ho fatto male le volte scorse, vero? Lo senti ancora il mio male? Il mio segno su di te?"
Lei annuisce, è così attenta è concentrata su di me e su ciò che gli sto dicendo che non ha ancora detto una sola parola.
"Avevo voglia di farlo in quel modo con te e ho appena cominciato..."
Ci guardiamo, lei si muove sinuosamente libera il seno dalla biancheria.
"Non hai paura?"
Scuote la testa senza smettere un attimo di guardarmi, si abbassa la biancheria anche sul pube, sento il suo profumo, quell'odore che mi attrae senza pietà.
Gliene rifarò, di male, e lei mi adorerà, di più, sempre di più, non mi basta mai questa sua adorazione, ne vorrei sempre di più e lei mi vorrà, avrà bisogno di me, un bisogno insaziabile.
Le tocco fuggevolmente il seno, poi fra le gambe, sento quanto sia bagnata già ora, senza che l'abbia quasi toccata, le basta guardarmi, starmi accanto.
Non le do soddisfazione, continuo a toccarla appena, trastullarle i seni, poi le cosce, ma senza fare altro, se tenta di avvicinarsi con quel suo corpo già caldo ed eccitato, mi allontano leggermente.
Ogni volta mette il broncio, si arrabbia, si avvicina ancora, geme ad ogni mio tocco leggero.
È persino dolce in certi momenti ed è un piacere vederla così tanto in balia di ogni mio piccolo cenno e tocco, completamente domata.
"Sei così solo con me. Sei così docile e sottomessa solo al mio volere."
Le sussurro certe parole che seguono i miei pensieri, le mie modalità di eccitazione, che forse lei non può nemmeno capire completamente.
"Certo, mio Signore. Solo con voi."
Mi sorride. Io mi soffermo a lungo sulla sua espressione: forse mi sbaglio, in realtà le comprende molto più di quanto io immagini.
Si avvicina ancora, tanto che stavolta tutto il mio corpo percepisce il suo calore voglioso.
La guardo mentre anche lei mi restituisce lo sguardo.
Arresa, nuda, languida.
Ebbene mi era mancata. Lei, la sua passione e tutta la sua voglia e il suo desiderio. Il fatto che faccia di tutto e che non si vergogni di niente.
È ancora più bello di prima. Avevamo voglie arretrate, devo ammetterlo, per anni e anni di astinenza.
Vedo che mentre mi guarda, mi studia, cerca di comprendere il motivo del mio indugiare, prova a parlarmi, ma poi ci ripensa e tace.
Sa che la punirei. Non mi piace quando si parla tanto.
Mi mette una mano sul petto, è calda, leggera.
Scivola con le dita sui graffi della notte precedente.
Quando si è avvinghiata a me e mi ha graffiato come una gatta. Godeva della mia passione.
Mi piace quel tocco, la lascio fare finché sento che sale sul collo, accenna una carezza al viso.
Allora approfitto per punirla subito, le schiaffeggio la mano. Una punizione quasi morbida con un accenno di violenza.
"Non riesci proprio ad imparare, vero?"
Mi guarda e sorride, ritira la mano arrossata e se la massaggia distrattamente.
"Mi piace quando mi maltrattate, mio Signore, mi piace quando mi punite."
Mi guarda maliziosa, mi eccitano sempre da morire queste cose che mi dice.
Le tocco il seno, lo accarezzo e eccito i suoi capezzoli con forza.
Vedo che i suoi occhi cambiano espressione si riempiono di desiderio.
"Usa quella mano dove devi usarla allora, altrimenti mi fai arrabbiare."
Allora sposta le sue mani finalmente sul mio sesso.
Lo accarezza, lentamente si avvicina, lo lecca, lo succhia.
È brava, è la migliore che abbia mai provato e avuto.
Proprio mentre mi fa eccitare ben bene si stacca con delicatezza e mi guarda adorante.
La osservo, non capisco perché si è fermata, ma resta una bella visione, là in mezzo alle mie gambe pronta a succhiarmelo forte.
"Mi piacete quando vi arrabbiate, mio Signore."
Subito torna a succhiarlo e di nuovo si interrompe.
"Voi mi piacete sempre."
Resta ferma a guardarmi.
Le afferro i capelli e la spingo sul mio sesso di nuovo.
"Allora continua, non ti devi fermare a parlare."
Le do un ritmo serrato, quasi soffocante.
A lungo e senza sosta, entrambi i nostri corpi iniziano a sudare, le grida prima accennate diventano forti e appassionate.
Quando vengo la inondo tutta. Le avrei visto volentieri il mio liquido caldo sulla bocca, sul viso, ovunque, ma lei è brava, se lo ingoia tutto, lo tiene tutto per sé senza indugi, soddisfatta del suo operato.
Mi allontano ancora, mi prendo il mio tempo senza più considerarla.
Noto che è stanca anche lei, ci fermiamo per riprendere fiato. Evito di guardarla, ma so che che lei invece mi osserva, non è mai sazia della mia immagine, men che meno in certi momenti.
Restiamo così a lungo, insieme nel letto, ma distanti. Il tempo passa senza che nessuno dei due parli.
Per me è normale, mentre per lei è inusuale.
Appena la fatica scema e riprendo le energie, la guardo attentamente per diversi istanti. Quello sguardo e quel sorriso sulle labbra mi bastano per capire quanto sia soddisfatta.
Glielo leggo negli occhi quanto è contenta di avermi fatto venire così forte, quanto è felice di essersi goduta tutta quella mia momentanea perdita di controllo.
Allora, ancora una volta, le do uno schiaffo forte e improvviso.
Completamente inaspettato.
Lei, stupita, sgrana gli occhi e mi guarda sorpresa.
Si porta la mano al viso.
"Perché, mio Signore?"
Allora le sorrido io.
"Perché sei la mia sgualdrina, la mia puttana e ti faccio quello che voglio."
Mi guarda attenta, vedo che le viene da ridere e lentamete si scioglie in una risata fragorosa e sfrontata.
"Come volete, mio Signore."
Allontana la mano dal viso e si avvicina a me.
Avvicina le sue labbra alle mie. Di nuovo vuole un bacio.
Osa di più e osa di nuovo, con quelle labbra ancora sporche di sperma.
Allora la prendo e la rovescio sulle coperte, le chiudo la bocca e mi strofino con forza su di lei, basta poco in quella situazione per eccitarmi.
"Allora sei proprio sfrontata fino in fondo."
Ancora mi sorride, con quelle labbra tutte rosse a forza di sfregarle sul mio sesso.
Le apro le gambe e con violenza la penetro forte, le faccio male, lo vedo dai suoi occhi sofferenti.
La guardo e spingo forte finché quello sguardo di dolore si tinge di piacere e desiderio.
La sento che si bagna e mi avvolge di calore umido, sento che inizia a muoversi anche lei sotto di me e si dimena per sentire quell'orgasmo che poi arriva violento, improvviso. La guardo venire più volte, mentre continuo le mie spinte violente e incessanti, fino ad arrivare al mio orgasmo, sempre forte e liberatorio, mentre anche lei viene un'ultima volta, vogliosa e desiderosa.
Proprio come la sgualdrina che è.
Mi accascio su di lei. Stanco, stremato da quei ripetuti amplessi.
Non la guardo ma la sento. La pelle calda e sudata, il viso accaldato e arrossato dal piacere.
Le dita, anzi, le unghie sulle mie braccia e sulle mie spalle, strette in un abbraccio graffiante di possesso.
Il cuore che pompa il sangue puro, bruciante come il fuoco, in tutto il suo corpo languido e sensuale.
Mentre mi alzo e mi allontano, la guardo ancora una volta e la trovo sempre bella.
È proprio lei, la mia piccola sgualdrina.

Sgath, che significa oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora