Notte di tempesta

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Notte di tempesta: Bellatrix

Quella notte il vento era inquieto e forte.
Potenti folate si alzavano dalla brughiera e sibilavano attorno alla torre.
Era un rumore continuo e persistente.
Dopo qualche ora notai che il vento si placò di colpo: il classico segnale di allarme prima dello scatenarsi di una tempesta.
Infatti, a tarda notte, questa arrivò con pioggia violenta e vento sferzante.

Nessun tuono, o lampo all'orizzonte.
Solo vento e tanta, tanta pioggia.

Tutta quell'acqua mi dava una sensazione strana di debolezza e nausea.
Faticavo a sopportarla.
Non mi era mai capitato di non sentirmi bene al pensiero della pioggia e dell'acqua.

Mi ero svegliata poco prima, lentamente, ascoltavo e pensavo a tutte quelle cose senza muovermi dal letto, che era quello del mio Signore.
Sentivo le imposte che sbattevano, ma non violentemente, lasciai fare senza accennare ad alzarmi.
Col passare del tempo la pioggia aumentava ancora.
Il vento si insinuava appena nella stanza e muoveva leggermente le fiamme delle poche candele rimaste accese.
Ebbi un brivido.
Sentivo freddo nonostante fosse il periodo più caldo dell'anno, nonostante tutto il calore e il sudore di quelle giornate, un freddo strano ed eccessivo si era impossessato di me.

Per questo mi ero messa per bene sotto le lenzuola, cercando di riscaldarmi con quegli indumenti leggeri che avevo a disposizione.
Provai ad accendere anche il fuoco con un tocco della bacchetta ma, stranamente, risultava poco potente, scaldava a malapena tutto attorno.

Quella notte era diventata poco accogliente, quasi inquietante.

Inspiegabilmente strinsi le braccia sul mio ventre, mi sentii le vertigini.

Tentavo di non dirlo a me stessa, ma avevo una strana sensazione, come timore, anzi proprio paura e non era da me.

Non feci in tempo a pensare oltre che sentii dei passi lenti entrare nella stanza: il mio Signore era tornato da me. Raramente era successo di vederlo entrare in camera senza un chiaro motivo sessuale.
Anzi, probabilmente mai.
Eppure quella notte non venne per quella ragione.

Per quel motivo ho atteso qualche attimo prima di voltarmi verso di lui, alzandomi a sedere sul letto.

Presi coraggio e lo guardai in viso.
Come avevo percepito non dava nemmeno per un attimo l'idea di voler avere rapporti sessuali, anzi, il suo sguardo non sembrava avere in mente nulla di piacevole.

Non so come, ma avevo capito tutto ancora prima di alzare gli occhi su di lui.

Il suo pallore era più pronunciato del solito, mi impressionava e rassicurava allo stesso tempo, era inquieto, come me.

Questo me lo faceva sentire vicino, ma allo stesso tempo, sapevo bene che lui non stava mai realmente vicino ad una persona.

I suoi occhi quasi brillavano di lampi di luce rossa, come se anche da essi scaturisse la sua magia e la sua energia distruttiva.

Si era fermato sulla porta e anche lui mi osservò a lungo.

Mi appoggiai al cuscino ricambiando il suo sguardo, pronta ad ascoltare il suo volere.

"Ditemi, mio Signore."

Lui restava fermo, come soprappensiero, senza parlare.

Dopo alcuni interminabili istanti di silenzio, posò il suo sguardo sul mio ventre appena pronunciato.
Nonostante mangiassi veramente poco la pancia si notava sempre di più. Il mese di agosto era arrivato all'apice e Sgath era lì da sei mesi scarsi e cresceva rapidamente.
Mi sfiorai il ventre.
Lui mi guardò ancora più serio in volto.

Sgath, che significa oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora