Avrei voluto andarmene subito, appena finito di possederla, eppure qualcosa di indistinto dentro di me mi ha spinto a restare ancora lì, ancora accanto a lei. Appoggiato al marmo freddo restavo in silenzio senza altra voglia se non quella di rimanere fermo in silenzio.
Lei era accanto a me, seduta sul parapetto della terrazza, con la vestaglia sgualcita e leggermente strappata, i capelli scompigliati, mi guardava, sapevo che mi sorrideva anche se non la guardavo in viso.
Non osava parlarmi perché sapeva bene che amo il silenzio e non sopporto tutte le sue chiacchiere.
Già prima con quella domanda mi aveva irritato.
Un bacio?
Figuriamoci se era un bacio. Non era nulla, assolutamente nulla, solo voglia del suo sangue.
Mi piace sentire quel suo sapore nobile e macabro. È un bel rituale farla sanguinare e assaggiare quel qualcosa di lei di così speciale, un rituale eccitante. Tanto eccitante che poco prima si era morsa da sola pur di ripeterlo.
Mi volto leggermente, la guardo, stavolta le scosto i capelli dal viso, la voglio osservare bene. Vedo che alza anche lei la mano, vorrebbe toccare la mia, ma non osa, si ferma a metà, poi la riappoggia sulla balaustra.
Le aggiusto i capelli malamente, finisco più che altro per spettinarla di più, ma mi interessa solo vederle bene lo sguardo.
Ha qualcosa che le fa brillare quegli occhi scuri. Quel qualcosa mi piace, uno sfavillio che nasce ed esiste solo quando guarda me.
Ho imparato volta dopo volta a conoscere quello sguardo e a riconoscere che è sempre indirizzato solo a me.
Mi avvicino, sento il suo respiro. Un respiro emozionato, travolto dalla mia presenza di nuovo troppo vicina per lasciarla indifferente.
Per fortuna continua a rimanere in silenzio, a parlare solo con gli occhi, come preferisco di gran lunga alle sciocche parole.
Quello sguardo mi piace.
Nutre il mio ego.
Nessuno riesce a farmi sentire potente quanto lei, la sua sola vicinanza riesce a farmi sentire forte e tranquillo, talvolta riesce anche a distrarmi dai mille problemi.
Di nuovo il vento le muove i capelli, li scompiglia sul volto, la vedo avere un tremito, un brivido che cerca di nascondere. Svestita a quel modo deve avere un po' di freddo.
Le tolgo di nuovo i capelli dal viso.
Resto fermo a guardarla ancora per un attimo, prima di comandarle di rientrare entrambi, ma forse proprio quell'ultima occhiata, quello scambio di sguardi teso e prolungato, pieno di significati mai pronunciati, le dà il coraggio di spingersi a sfiorare la mia mano, quella che le tiene i capelli.
Questo non lo permetto, è un gesto troppo intimo, che mi infastidisce, mi inquieta. Stringo subito la mano e le afferro più forte i capelli, alcune ciocche.
Non sembra provare nessun dolore. La sua mano resta ferma, posata sopra la mia, socchiude le labbra di poco, in segno di sofferenza, sembra dolore misto a piacere.
Li tiro con più forza, quei capelli nerissimi, deve vedere il mio sguardo senza emozione, senza nulla, solo rabbia e rimprovero per il suo gesto.
Niente da fare, mi sorride, continua a volermi e anche di più.
Più stringo, più si abbandona a me.
Più gode.
Ha bisogno di sentire la forza per lasciarsi andare. La mia forza.
Stringo ancora e socchiude gli occhi rapita, muove le labbra desiderosa di respirare, di assaporare il mio odore accanto a lei.
Per Bella sono più vitale io dell'aria.
Sorrido. La guardo tutta.
Quanto le piace essere totalmente in balia del suo Signore? Le si vedono i capezzoli dritti fra i pizzi strappati della sottoveste.
Glieli tocco, poi mi avvicino e glieli succhio, strofino il mio viso contro al suo seno, mi piace sempre tanto, mi fa sentire bene, anche questo di lei mi fa sentire tranquillo.
È passato davvero poco tempo dall'orgasmo di poco fa, eppure mi fa eccitare ancora. Il mio corpo, morto per tanto tempo, torna alla vita ogni volta che lei si avvicina.
Dunque non mi fermo, continuò con desiderio crescente,
Lei reclina il capo, mi fa spazio anche sul collo, sulle spalle, chiude gli occhi, si perde nel suo piacere e nella voglia, di nuovo, di me.
Sessualmente la conosco bene, la capivo perfettamente allora, quando era tanto giovane che praticamente tutto la eccitava e la capisco perfettamente ora, che abbiamo un'intesa perfetta. Lei mi segue e asseconda ogni mio desiderio, amplifica ogni mio atto e ogni piacere che provo.
È straordinaria anche in questo.
Mentre penso queste cose, però, apre di nuovo gli occhi, mi guarda, come se volesse sfuggire al mio controllo, e questo, invece, non mi piace.
"Mio Signore, allora, era un bacio quello di prima?"
Ribadisce quella domanda. È eccitata, distratta, eppure non si dimentica di quel particolare.
Disubbidisce quindi è questo mi piace ancora meno.
Non so capire se mi provoca, dove vuole arrivare, oppure se dice davvero sul serio.
Non le rispondo nemmeno, in quel momento si alza un vento forte ed insistente nell'ora più buia della notte, quella che annuncia già l'alba.
Vedo che ha freddo, ma non dice nulla, è troppo presa dalle mie mosse.
Le lascio i capelli, per afferrarle invece la vita con forza, con uno strappo quasi, ma lei si abbandona ancora di più, in tutta naturalezza.
Il suo corpo parla meglio di lei stessa.
È un groviglio di passione, abbandono, esaltazione e sottomissione. Sospiri lunghi e profondi, guance lievemente arrossate, muscoli eccitati, pieni di sensazioni percepibili nell'aria, poi quello sguardo talmente perso, da farmi sentire onnipotente.
Mi guarda, sbattendo attenta le ciglia lunghe, attende ancora una risposta.
Crede forse di poter imporre il suo volere anche su di me, ci prova sempre, è troppo abituata al comando. Ha sempre avuto un carattere indomabile e volitivo.
La lascio illudere ancora per alcuni istanti di giocare al suo gioco prima di farla mia, lascio crescere la mia eccitazione, per portare lei al massimo della voglia, sul baratro dell'inferno.
Le bacio ancora il seno e il collo, sento di nuovo il suo sangue pulsare nelle vene, la sua pelle è tornata di nuovo calda.
Infine mi stacco per un attimo da lei, dalla sua pelle e dal suo calore inebriante.
"Un bacio?"
Le parlo con tono vengo, mentre le strappo lentamente quel che resta intatto della sua sottoveste. Mi piace sentire il rumore della stoffa che si lacera. Mi piace vedere come gode a sentire quel rumore che le libera la pelle e il corpo, mi piace vedere quanto gode a sentirsi spogliare in quel modo distruttivo.
Con le dita scorro sulle sue spalle, poi lentamente sui suoi seni, sul ventre, fino alla vita, la stringo forte con le mani, le lascio i segni rossi.
"Nessun bacio, Bella, mai."
Resta per un attimo titubante, come a non sapere che fare, ma non me la dà ancora vinta, le sue labbra fanno un paio di tentativi per avvicinarsi alle mie, ma con le mani la trattengo, la stringo forte.
Non vuole piegarsi, continua il suo gioco, non la spaventa davvero niente. Le piace tutto quello che voglio, mi sprona, mi provoca, chiede, cerca la mia rabbia, le punizioni del suo padrone.
"Gli schiaffi con te non servono, vero? Con te ci vuole altro."
Mi sorride invitante, la guardo e non parliamo, la lascio immaginare, desiderare. Io dal canto mio so già cosa farle, ne ho voglia, assaporo per un attimo il momento prima di prendermela.
"Adesso ti faccio vedere cosa desideri davvero molto, molto più di uno sciocco bacio. Vieni qui, voltati."
La prendo per la vita e la strattono giù dalla balaustra, per un attimo è in piedi accanto a me, mi stringe e mi guarda con occhi maliziosi, curiosi.
Sono io a voltarla, mi avvicino a lei, la stringo da dietro, con le labbra mi accosto al suo orecchio, sento l'odore dei suoi capelli. Intrappolano il profumo della notte.
"Io so come sei fatta, so cosa ti piace veramente, sei la mia puttana vogliosa."
Vedo che sorride a queste parole quasi complici.
Mi faccio largo tra la sottoveste ormai ridotta a brandelli e giungo proprio lì dove fa più male a lei, dove fa più bene a me.
Appena spingo forte per entrare sento che lei grida più forte, un suono doloroso e voglioso, dolce per le mie orecchie.
Le metto una mano davanti alla bocca, per evitare che urli troppo, sulla terrazza di queste Villa enorme dove potrebbe arrivare chiunque. A lei piace anche di più così, lo sento, infatti insisto ancora, più forte.
Allora mi morde le dita, forte, sento male, sento tutta la sua passione. La stringo è lei stringe i denti mette tutto il suo desiderio in quel morso, la eccita sempre la mia forza, la mia violenza.
Assaporo ancora il fresco della notte fra i suoi capelli e il contrasto col calore del suo viso eccitato, mordo per un momento la pelle delle spalle, strappo completamente la sua sottoveste per averla nuda davanti a me.
Quando inizio a spingere per davvero le lascio la bocca, ci aggrappiamo entrambi a quel marmo freddo, non mi preoccupo di farle male, la sbatto lì contro con tutta la mia forza.
È lei naturalmente a venire per prima, a godere di tutta quella passione ed eccitazione, un orgasmo esplosivo, violento, molto diverso dall'altro.
Quando sento le sue grida leggermente soffocate, ma così intense, allora l'eccitazione arriva all'apice anche a me. È lei dunque che mi fa venire, dopo un amplesso eccezionale, estenuante. La sua eccitazione, il suo appagamento mi piace così tanto, che mi scatena un orgasmo lungo e potente.
Farla venire così mi fa sentire ancora più forte, mi eccita moltissimo.
Resto per un attimo fermo a riprendere fiato in quella posizione, poi mi allontano. Lentamente mi calmo e la guardo di nuovo.
Nuda, bella, un po' magra ancora, niente a che vedere con la giovane Bellatrix di tanti anni fa, ma ha quel fascino sofferente che prima non aveva. Quello sguardo profondo e malato che un tempo non esisteva.
A volte scatena dentro di me delle sensazioni che non provavo da tempo immemorabile, che pensavo perse, estinte per sempre. Non so se ne sono contento o innervosito.
E ora ha quegli occhi emozionati per quell'orgasmo violento.
Mi sorprendo quando sento il desiderio di parlarle io, anziché dover rispondere a lei, come accade sempre.
"Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto, ricordavo bene i tuoi gusti. Ti è sempre piaciuto."
Lei sorride un po' complice e un po' indecente.
"Sono contenta che vi ricordiate queste cose, mio Signore."
Abbassa lo sguardo come se volesse riflettere su cosa dire.
Invece io prendo il mio mantello abbandonato sul pavimento, poi la guardo: sembra che voglia aggiungere altro, ma la fermo e le parlo io.
"Ricordo molto bene che sei fatta così, ti piace comandare il mondo, ma quando si tratta di me, adori farti sottomettere e dominare in tutto. È una cosa che fai solo con me."
Lei annuisce e torna a sorridere beata, soddisfatta e felice.
Certo che ricordo questo di Bella, certo che so bene questa sua caratteristica: è una delle cose che più mi piacciono di lei.
"Mi avete osservata bene, mio Signore..."
La guardo, capisco la sua allusione al volo.
"Infatti, ti ho osservata bene. Ti ho sempre guardata con attenzione e ho notato anche che sei diventata più furba e sfacciata rispetto ad allora..."
Sorride e abbassa gli occhi.
"Fino a qualche tempo fa non mi dicevate così, mio Signore, dicevate che ero meno ardita."
La guardo ancora, lì nuda nella notte davanti a me.
"Non sei meno ardita, questo è vero, ma sei rinata davvero solo quando abbiamo ripreso a scopare."
Mi guarda, fa per rispondere, ma richiude subito la bocca.
È ovvio che le leggo la mente.
"Sfacciata."
Apro il mantello e glielo cingo attorno alle spalle, la strattono accanto a me tirandola per il bavero, poi, quando siamo a pochi centimetri l'uno dall'altra, stringo forte quasi per soffocarla.
Non le do il tempo di gioire di essere coperta dal mantello del suo Signore.
"Lo so cosa hai pensato, come immagini ti ho letto la mente."
Annuisce un po' felice e un po' desolata.
Le lascio il bavero e lei riprende a respirare più liberamente.
In quel momento il primo chiarore della mattina fa capolino all'orizzonte e in pochi attimi rischiara il cielo attorno, entrambi ci voltiamo a guardare l'inizio dell'alba.
Vedo che si sofferma pensierosa su quell'immagine, io guardo lei.
"Anche voi..."
Questo ha pensato poco prima. Risuonano ancora i suoi pensieri nei miei come se mi avesse parlato davvero.
Sorrido: che sciocca sfacciata che è.
Mentre ancora guarda l'alba sorgere io mi volto e mi allontano.
Non ci diciamo una parola.
Chiudo le vetrate alle mie spalle e restiamo entrambi soli.
Ho altro a cui devo pensare.
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Sgath, che significa oscurità
Fanfiction**Completa** I segreti che racchiude il piccolo frammento di anima rimasto nel corpo del Signore Oscuro.. L'amore infuocato, dirompente e disperato di Bellatrix.. I cambiamenti nel cuore e nella mente di Narcissa.. La dolce e ambigua presenza di Pit...