L'ombra del Signore Oscuro

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L'ombra del Signore Oscuro: Narcissa

Ieri notte, nessuno mi ha spiegato nulla. Nessuno si è degnato di parlarmi, anche solo di guardarmi per un attimo. Sono rimasta sola nell'angoscia e nella paura.
Ho passato la notte completamente insonne ad attendere una notizia, un aggiornamento sulla condizione delle cose, ma invano.
Fino a questa mattina, nessuna parola, nessuna spiegazione. Nessuno si è palesato per farmi partecipe degli accadimenti.
Alle prime luci dell'alba mi sentivo stremata dalla fatica e dall'angoscia, ero ormai già certa che fosse accaduto qualcosa di brutto, che la situazione fosse precipitata. Mi sentivo fredda e tremante, pallida e incapace di muovermi e reagire.
Ho atteso ancora e ancora, ho atteso che arrivasse giorno fatto è che dunque i giornali fossero disponibili, poi ho chiamato un elfo e chiesto che mi portasse la Gazzetta del Profeta.
Ho appreso tutto da lì: mio marito era stato arrestato e si trovava ad Azkaban, i miei parenti più stretti e gli amici, anche loro erano ad Azkaban.
L'incubo si ripeteva di nuovo, ma mi era ancora più vicino, mi colpiva nel vivo del mio cuore. Lucius era là dentro. Nonostante tutte le sue rassicurazioni, nonostante le volete che mi ha ripetuto quanto tutto fosse sotto controllo, ecco che le mie sensazioni e premonizioni si erano realizzate.
Il fallimento più totale è giunto e imperverserà su di noi ancora molto a lungo.
Non so cosa dire a mio figlio. Di certo avrà appreso la notizia, anche lui, come me, dai giornali.
Sento le mani congelate, dal freddo, dalla tensione, dalla disperazione. Sento la paura in tutta me stessa, come un'onda gigante e nera, che arriva e mi distrugge.
Avvolge tutto, togliendomi ogni risposta per il futuro.
Anche il mio viso è freddo, la mente vaga senza sosta senza trovare una soluzione, un appiglio per non crollare.
Leggo il nome di Bella: scrivono i giornali che lei è fuggita.
Come abbia fatto non lo so, ma forse mi può aiutare. Mi può spiegare dettagliatamente e cosa è successo e trovare insieme una soluzione. È una piccola speranza, ma mi ci aggrappo come fosse la mia unica salvezza.
Termino velocemente di vestirmi, perché comunque non sono mai andata a letto veramente stanotte e mi appresto a scendere nella sala da pranzo.
Percorro tutto il corridoio quasi correndo, non vedo nessuno, la casa sembra deserta.
Spero di vederla scendere dalle scale, come fa di solito ogni mattina, resto con l'angoscia per diverso tempo.
Niente, non accade nulla, la casa resta deserta, io mi sento emarginata da ciò che mi sta accadendo intorno.
Penso che presto Draco sarebbe tornato per la vacanze estive: che razza di situazione avrebbe trovato?
Che razza di vacanze avrebbe passato?
Come posso fare questo a mio figlio?
Come posso permettere che debba vivere tutto ciò?
Questi pensieri mi schiacciano, mi fanno sentire disgraziata e impotente.
Provo a recarmi nella veranda, dove gli elfi ormai apparecchiano giornalmente la tavola per la colazione, salvo in giornate ancora fredde, ma ormai la primavera permette di restare tranquillamente a godersi il sole. Spero di trovare mia sorella già là.
Cammino veloce, sempre con l'ansia che mi attanaglia la gola, nella fretta metto anche male il piede, piego la caviglia, mi duole fortemente, ma non ho tempo di fermarmi, l'agitazione è davvero troppa.
Quando arrivo sulla veranda però la trovo vuota, deserta. Non c'è nulla che possa fare, nulla che possa capire. Sento i miei nervi crollare, la mia forza, quella poca che mi era rimasta, abbandonarmi di botto.
Mi sciolgo in un pianto forte, quasi isterico, mi accascio accanto alla sedia e non riesco a frenarmi.
Il tempo passa, le lacrime non si frenano per molto, moltissimo tempo.
Resto in quella posizione, mi sento sconfitta, non ho la forza di alzarmi, non riesco a riprendermi.
Solo dopo un tempo infinito riesco a calmarmi leggermente. Mi guardo intorno, tutto è silenzio e calma.
Non riesco a toccare cibo.
Mi sposto nella sala per riflettere un attimo, credo sia giusto farmi sentire subito da Draco. È grande ormai, necessita di spiegazioni e parole ragionevoli, non si accontenta più di coccole e caramelle.
Mi siedo al tavolo e impugno carta e calamaio. Impiego molto tempo per scrivere a mio figlio una lettera affettuosa e sincera, cerco di trasmettergli fiducia, quella che io ormai non ho più. Provo a fargli sentire che io ci sono sempre per lui.
So invece di non poter raggiungere mio marito in nessun modo, né mettermi in contatto con lui.
Perciò allontano buste e piuma e cerco di pensare a cosa fare.
Forse potrei rivolgermi a Severus. Il dolce e discreto Severus, che dietro quella sua aria fredda e ironica so nascondere una forza d'animo straordinaria.
Spero sinceramente che lui possa venire qui, a casa, così potrei vederlo e parlargli, chiedere di aiutarmi.
Grazie a quel pensiero una piccola speranza si riaccende nel mio cuore e nel mio animo: forse Severus può aiutami.
Un lieve calore si espande nel mio cuore, ritrovo la forza per alzarmi dal tavolo e dare un'indirizzo a quella giornata. Mentre mi avvio in anticamera sento qualche rumore al piano di sopra e finalmente vedo Bella scendere dalla scalinata. Mi volto verso di lei e la attendo con molta ansia perché voglio chiedere spiegazioni e discutere di tante cose.
Sono smaniosa di chiederle aiuto, lei avrebbe potuto certamente parlare al Signore Oscuro se solo avesse voluto.
La attendo e la guardo, ma lentamente accade qualcosa dentro di me, proprio mentre la osservo, c'è qualcosa in lei che frena il mio entusiasmo, bloccandomi poi totalmente.
Sono zitta e la seguo con lo sguardo mentre scende le scale e si avvicina poi a me.
C' è qualcosa in lei di spaventosamente e tremendamente diverso da prima.
Non so come possa essere, ma in un momento simile la vedo splendida, dopo quello che è accaduto al ministero, nonostante l'accaduto debba aver colpito anche lei fortemente, sembra ora nel suo stato migliore.
Calma, tranquilla, come mai l'avevo vista prima d'ora. Quasi sorridente, di quei sorrisi felici e compiaciuti, ma appena accennati, che vanno quasi al di là di ciò che è reale.
Mentre scende le scale, appoggia appena una mano sulla ringhiera di marmo, languida, stanca, con le unghie rosso sangue che spiccano come sensuali petali di rosa sul marmo bianco.
I capelli le ricadono un po' spettinati sul viso, sulle spalle, sul seno, con una sensualità al di là del suo usuale.
Allora penso che qualcosa è successo.
Non mi guarda, è persa nei suoi pensieri, per la prima volta la vedo con lo sguardo abbassato, per la prima volta è privata di tutte quelle energie che perennemente le ardono dentro.
È serena e appagata della sua innegabile stanchezza.
"Qualcosa è successo" ripeto fra me e me, quasi in un sussurro che lei non può sentire.
"Vorrei solo che non fosse quello. Vorrei solo non me l'avesse portata via proprio ora."
Eppure, più mi si avvicina, mi vede e mi sorride, più capisco che il mio timore è fondato.
Quel suo abbandono, quella sua tranquillità, quella sua estrema sensualità, quella sottoveste nera di prima mattina, quel suo scialle di seta appena appoggiato sulle spalle.
"Bella..." la chiamo, quasi tremando.
Lei, questa volta, mi dà attenzione, mi vede realmente e, senza una parola, mi viene vicina.
Fra i capelli che le coprono appena il volto, fino alle spalle, vedo la conferma alle mie paure.
Scorgo la sua pelle, fra lo scialle e i capelli, il suo collo, le scapole: è tutta rossa, a tratti viola acceso.
Con orrore, noto che sono baci, anzi, morsi.
Allora è proprio successo, ma come è possibile? Come può essere dopo un totale fallimento. Non dovrebbe essere adirato?
Forse sono piccoli lividi della battaglia di ieri sera, penso, ma non lo credo realmente, mi racconto solo storie.
In realtà so bene che sono i suoi morsi. Il Signore Oscuro l'ha presa di nuovo. Come diceva Lucius erano amanti anni e anni addietro e ora è ricominciato tutto.
Possibile proprio adesso? In una situazione simile lui pensa a lei?
"Cos' è successo ieri sera?"
Lei mi guarda un po' sorpresa, quasi allarmata, si sistema lo scialle in modo da coprire meglio quello che in realtà io ho già visto, ma io non mi riferivo a quello che ha capito.
"Cos' è successo al ministero? Tu c'eri, ti prego, dimmi qualcosa."
Mi guarda come se non capisse nemmeno di cosa sto parlando. La sua mente è lontana mille miglia dagli accadimenti della sera prima.
"Bella, sorella mia, sono disperata, mio marito è in galera, non so cosa dire a mio figlio che è lontano..."
Trattengo a stento le lacrime, ma lei se ne accorge.
Allora si siede sul divano e io la seguo.
Mi mi racconta tutto, lentamente, per filo e per segno: mi dice di Sirius, nostro cugino e di come lo ha eliminato per sempre. Si sofferma a parlare dello scontro con gli Auror e di come lei si sia allontanata dalla battaglia.
Parla del suo successivo scontro con Silente e dell'arrivo del Signore Oscuro.
Si blocca però sul finale, non sa dirmi cosa sia accaduto da un certo punto in poi.
Risponde alle mie domande, ma non alla più importante, dice di non essere stata presente alla cattura.
"Come non eri presente? Non li hai aiutati? C'era anche tuo marito con loro!"
Resta interdetta, sembra ricordarsi di Rod solo in quel momento.
"Mi dispiace per Rod, anche per Lucius, ma io... io non ero lì."
Ci guardiamo, lei non aggiunge altro, capisco che non vuole farmi sapere oltre.
"Nemmeno il Signore Oscuro ha potuto fare nulla?"
È titubante, accenna una risposta vaga.
"Nemmeno lui era presente alla cattura."
Rimango bloccata. Capisco che sono andati via entrambi lasciando gli altri in balia degli Auror. Senza la loro protezione, gli altri Mangiamorte saranno stati catturati e portati in prigione velocemente.
Non riesco a dire più nulla, la disperazione mi blocca la gola.
"Azkaban non è più terribile come lo è stata un tempo, Cissy, non è più come la conosco io, vedrai che Lucius se la caverà abbastanza facilmente."
Mi guarda negli occhi, si vede che prova sinceramente a consolarmi.
Io sento le lacrime salirmi agli occhi: il solo pensiero di Lucius là dentro mi devasta.
"I dissennatori non ci sono più, vedrai che tutto questo passerà molto presto, non ne risentirà in maniera particolare. Lo libereremo, non ti disperare."
Alzo lo sguardo verso di lei, cerco di farmi coraggio.
"Come faranno a liberarlo? Cosa succederà poi, ora che tutti sapranno che Lucius è un Mangiamorte, come ce la caveremo? Cosa farà il Signore Oscuro? Tu lo sai?"
Vedo che si irrigidisce leggermente.
"Finalmente tutti sapranno che Lucius è un Mangiamorte. Dovrebbe essere un onore per lui, al contrario di quello che appare dal vostro comportamento. In ogni caso, stai tranquilla, ti ho già detto che presto prenderemo noi il potere, allora Lucius sarà salvo, dovete portare solo pazienza."
Quelle parole invece di tranquillizzarmi mi agitano.
"Tu non sei preoccupata per Rodolphus? Ancora in quel posto, dopo tutti quegli anni di sofferenza."
La guardo, sembra volermi rimproverare quel mio pensiero a Rodolphus, ma poi diventa seria, quasi triste. Lei sa cosa significa stare là dentro molto meglio di me. Lei e il marito ci sono stati, insieme, per moltissimi anni. Eppure sento che non le importa, mi preoccupo più io del suo Rod di quanto faccia lei.
Ogni elemento di questa situazione è dissonante.
"Il Signore Oscuro farà in modo di liberarli. Non devi temere così tanto."
La sua voce mi arriva dura, incerta, lontana.
Provo a sembrare convinta, le sorrido, lei mi ricambia, mi prende le mani e cerca di insistere.
"Vedrai che andrà bene, le cose miglioreranno presto."
Annuisco, cerco i suoi occhi e per un attimo ritrovo mia sorella e tutto il suo affetto.
Un istante fuggevole perché purtroppo, poco dopo, vedo il suo sguardo cambiare improvvisamente, sembra che tutto attorno a lei scompaia, perda totalmente d'importanza.
Non esiste più nulla.
Io invece, nello stesso istante, sento un fremito delle mie membra, una minaccia nell'aria e mi volto subito nella direzione del suo sguardo. In tutta la sua fredda imponenza vedo lui.
Il Signore Oscuro.
La sua ombra, la sua aura oscura mi sovrasta e mi permea.
Da dove viene, dove va, quando, come e perché, non è dato saperlo.
Compare e scompare, come gli piace, nel mistero e nel terrore più completo e totale.
Nel silenzio che porta con sé.
Lo saluto, ma non mi degna nemmeno di uno sguardo, mi sento invisibile e precaria. Lancia uno sguardo intenso a Bella, non le toglie gli occhi di dosso.
La guarda tutta con quegli occhi di fuoco, con quello sguardo inquietante che con lei oggi è però molto diverso, pieno di intesa.
Lei ricambia con un sorriso languido e desideroso.
Sembra che lo voglia abbracciare con gli occhi e col pensiero.
Ci alziamo per salutarlo come si conviene. Bella fa un passo verso di lui, gli è vicinissima. Il Signore Oscuro non si sposta e restano accanto l'uno all'altra, si guardano silenziosi per alcuni istanti.
Sono solo attimi, ma mi sento un organismo estraneo in tutta quella situazione e non sono l'unica.
C' è anche Piton che è entrato assieme a lui, discreto e silenzioso, non mi ero nemmeno accorta della sua presenza. Vedo che anche lui li osserva attentamente e con curiosità.
Solo dopo sposta lo sguardo verso di me e mi fa un leggero inchino.
Anche io lo saluto silenziosamente, accenno ad un sorriso e lui fa lo stesso con me.
La sua presenza mi dà sollievo. Sento che posso fidarmi, forse potrebbe persino aiutarmi.
Sto per avvicinarmi silenziosamente a Piton, quando vengo chiamata.
"Fai preparare tutto per una riunione, Narcissa. Devo parlare ai miei Mangiamorte."
L'Oscuro Signore, è tornato a parlarmi, noncurante dell'accaduto, distaccato e freddo, evita di guardarmi in faccia.
Sento che ormai siamo caduti in rovina, Lucius e tutti noi, che siamo la sua famiglia siamo caduti in totale disgrazia.
Lo guardo e annuisco.
Mi guardo un momento intorno, prima di andare a dare gli ordini richiesti.
Bella è remissiva, felice accanto al suo uomo che non le si è ancora allontanato, si sfiorano quasi, tanto sono vicini, ma senza guardarsi negli occhi.
Lui la osserva senza farsi vedere, le guarda la pelle, i capelli, le guarda quello che palesemente si intravede sotto il raso e sotto la seta della sottoveste.
Piton si comporta nel suo solito modo distaccato e ironico, sornione, ma vedo che li studia, non si lascia sfuggire nulla di nessuno.
"Se Bellatrix ci fa la grazia di vestirsi, data l'ora tarda della mattinata ormai, potremmo finalmente parlare della situazione che si è venuta a creare, mio Signore, e dei piani futuri."
Sorrido tristemente a quelle parole, faccio appena in tempo a vedere Bella guardare il suo Signore e avere un suo cenno di assenso prima di salire nelle sue stanze per cambiarsi.
Mentre mi allontano per dare ordini agli elfi, lancio anche uno sguardo verso Severus. Ho una piccola speranza che lui riesca a cogliere quel mio gesto, quella richiesta di aiuto.
Infatti miracolosamente mi rivolge un cenno impercettibile, luminoso e comprensivo. È un'occhiata fugace, quasi nascosta a cui lego tutta la mia speranza.
Forse mi aiuterà. Non sarò sola a sopportare tutto questo.
Severus è l'unico che comprende il mio stato e la mia paura. Sa che temo per Draco prima che per me stessa.
Lui rappresenta la mia unica speranza.

Sgath, che significa oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora