Da lasciarci entrambi senza fiato: Bellatrix
Respiro lentamente, apro gli occhi e sorrido tra me e me, poi li richiudo, volto la testa sul cuscino, mi giro, sento ancora il suo profumo lasciato sulle federe, non mi stacco da lì. Sento il suo odore e mi basta per desiderarlo ancora, lo vorrei lì accanto a me.
Di nuovo.
Mi sfioro la pancia con le dita.
Sospiro.
Non mi sono ancora rivestita.
Non mi va, non mi piace l'idea, al contrario, amo indugiare in questa sensazione appagante di nudità, di sovraesposizione a lui e ai suoi desideri.
Apro gli occhi e mi guardo: mi piaccio davvero tanto, dopo molto tempo di nuovo ammiro soddisfatta il mio corpo. Ci voleva lui a farmi sentire di nuovo bella, di nuovo donna.
Chiudo gli occhi sorridente e beata, crogiolandomi fra le lenzuola.
Mai stata così stanca e felice.
Mai stata così sorridente e straziata.
Immagino come sarebbe stare così per sempre. Vorrei stare con queste emozioni addosso per tutta la vita, vestita solo di quel tocco.
Del suo tocco.
Vorrei sempre sentire le sue mani su di me, le sensazioni delle sue dita sulla mia pelle, dei suoi morsi dolorosi nella carne, del suo viso e della sua bocca ovunque, fra le gambe, sul seno, sul collo.
Respiro lentamente, prendo parecchia aria nei polmoni, cerco di calmare il mio desiderio, ma non posso evitare di ripensare a quei momenti, ora che finalmente sono successi.
Ripenso a quando mi spogliava.
Era la sensazione più audace che avessi mai provato.
Sentivo brividi caldi per tutta la superficie della mia pelle, e poi più intensi e profondi, nella mia carne, scosse elettriche di vibrante piacere.
Mi ha spogliato con calma, ma con forza, senza risparmiare strappi e strattoni, si è fatto spazio prima sul collo, poi sulle spalle, poi sul seno, dove ha indugiato parecchio. Mi ha sciolto infine la cintura, lasciandomi quasi nuda davanti a lui.
Mi sentivo così bene, un sogno.
È stato lui a spogliarmi, a volermi, tutto per il suo personale piacere, il piacere del mio signore e padrone.
Quindi, ora, perché mai dovrei rivestirmi?
È difficile accettare che sia tutto finito, quando vorrei soltanto che ricominciasse tutto da capo. Vorrei che fosse qui con me, pelle contro pelle, sesso contro sesso, vicini come non mai. Come non lo eravamo stati da tanto tempo.
Non so come sia successo, so che è stato improvviso e inaspettato. È bastato quell'abbraccio, al ministero, per farci tornare di nuovo insieme.
È bastato che mi afferrasse forte, che mi portasse via da quel posto per farmi sentire che, infondo, tra noi non era cambiato nulla.
Mi voleva ancora, nonostante le sue ritrosie e malumori, mi desiderava ardentemente.
È bastata l'adrenalina della battaglia, il vortice della smaterializzazione, la sua stretta forte tanto da essere soffocante, per farci ritrovare uniti.
Quando ci siamo fermati, al sicuro, stretti nella sua morsa, allora ho capito che mi voleva, che sarebbe successo finalmente.
Voleva sesso e io glielo avrei dato con infinito piacere, perché lui è il mio padrone e lo desideravo da anni come non ho mai desiderato nessuno.
Ora è il mio unico pensiero e non so come farlo risuccedere. So che se non risuccederà, ne morirò.
Mi rigiro nel letto, spargo i capelli sul cuscino, sento le lenzuola attorcigliarsi alle gambe, sento ancora il male, e che male.
Mi sfioro delicatamente, la sento ancora calda, la sento bruciare.
Sorrido al pensiero di quanto mi faccia male ancora adesso.
Mi piace sentire il segno della sua forza, della sua rabbia, della sua passione, della sua voglia dentro di me.
E lo amo, questo male.
Il suo male.
Mi ha tolto i vestiti, portandomi sul letto e si è scaraventato addosso a me, dentro di me.
Fa male quando lo fa, lascia il suo segno dentro di me per giorni interi, è sempre stato così, ma oggi ancora di più. È forte, sadico, gli piace vedermi soffrire, gli piace sottomettermi al suo volere e al suo piacere.
Durante tutti quei momenti, fra noi non ci sono state frasi, solo sguardi, solo gesti.
Solo una volta, dalle mie labbra, sono uscite poche parole.
"Mio Signore."
Lui però ha messo le sue dita sulle mie labbra per non farmi dire oltre, la ha premute forte. Ha giocato violentemente con le mie labbra finché non gli ho leccato e succhiato le dita.
È comunque sempre lui che comanda, me lo ha fatto capire in ogni modo questo suo gioco, dove io devo solo ubbidire.
Indugio su quel pensiero e sui ricordi di come mi ha travolta e stravolta dal piacere, dal dolore, dal tormento e dalla passione.
Ritorno con la mente a come mi ha afferrata, là sul pavimento del ministero, mi ha stretta, guardandomi negli occhi, senza pudore, davanti a tutti.
Ascoltavo il suo respiro, il suo cuore, appoggiata stretta al suo petto, mi sentivo svenire per l'emozione, ero in balia dei brividi e delle vertigini.
Ero debole, fragile e indifesa vicina a lui, mi toglieva il respiro con quella stretta, con quell'afferrarmi improvvisamente e portarmi via con sé.
Quando siamo giunti al Quartier Generale, nella stanza della villa, eravamo finalmente soli, lontani da tutti, immersi nel più totale silenzio. Lui mi guardava e non parlava.
Anche io lo guardavo dritto negli occhi.
Nel cervello sentivo le sue parole, ma non le aveva pronunciate, mi stavano semplicemente invadendo la mente ripetutamente.
"Sei mia, ti voglio sottomettere, ti voglio scopare. Perché così voglio io, che sono il tuo padrone."
Respiravo e lo guardavo, completamente in balia dei suoi desideri, che erano anche i miei.
Siamo passati improvvisamente, nel giro di un attimo, dalla guerra al ministero, tra incantesimi, duelli e morti, all'amore sfrenato ed incondizionato.
Soli, in quella stanza buia, rischiarata dalla luce di poche candele.
"Tu sei la mia piccola sgualdrina."
Gli ho sorriso nell'oscurità.
"Sì, mio padrone, lo sono, fate di me quel che volete, quando volete, per l'eternità."
Mi piaceva da morire, gli lasciavo fare tutto, volevo solo che mi penetrasse ovunque.
Già entrava dentro di me con la sua mente, aspettavo solo che lo facesse nel corpo.
In pochi attimi mi strinse più forte, afferrandomi di peso e materializzandoci insieme nella mia stanza, ci siamo ritrovati al centro di essa, quasi completamente al buio.
Restavamo ancora in piedi, afferrandoci l'un l'altra dopo il turbinio della smaterializzazione.
Lui mi teneva con rabbia, furore, elettricità. Io con amore, adorazione, candore misto a depravazione, un miscuglio che lo eccitava sempre tanto.
Mi ha guardata di nuovo intensamente e vogliosamente con i suoi occhi infernali, quello sguardo mi ha fatto impazzire, mi ha fatto morire, mi ha fatto male fisico tanto era bello.
E nessuno di noi poteva ancora interrompere quel modo di guardarsi, quelle fiamme fra i nostri occhi, mi sentivo quasi svenire.
Ho distolto io per prima lo sguardo.
In quell'istante, arresa a lui, l'ho sfiorato sul collo con le labbra. Avvicinandomi, socchiudendo gli occhi per un momento, sentendomi finalmente debole sotto ogni aspetto di me stessa.
Lui sa quanto il mio amore per lui mi renda incredibilmente vulnerabile e quanto questo mi faccia sentire bene e senza freni.
È un segreto solo mio e che solo lui conosce, non lo ammetterei mai con nessuno.
Nonostante il respiro mi si frenasse nei polmoni per l'emozione e per l'eccitazione, sono scesa lentamente con le labbra vicino al suo petto, fino a dove la veste mi lasciava lo spazio di sentire la sua pelle.
Poi ho alzato lo sguardo verso il suo viso, languida e vogliosa, restando in attesa di un suo gesto.
Lui, dalla sua altezza, mi osservava e taceva, dominandomi totalmente.
Ho piegato la testa mostrandogli un sorriso invitante. Un po' provocante e un po' innocente.
Allora mi ha afferrato i capelli, improvvisamente, ha stretto forte la presa, facendomi male e facendomi uscire un forte sospiro di piacere.
Provavo piacere a quel dolore provocato da lui.
Non mi ha dato la possibilità di fare nulla, di chiedere nulla: lui comandava completamente. Mi ha guardato, mi ha mostrato i denti, quasi mi volesse ringhiare contro, mentre mi baciava e mi mordeva forte il collo, iniziando poi a scoprirmi il seno. Allora io l'ho guardato soddisfatta, ero finalmente contenta che avesse iniziato ad amarmi.
Ho provato ad avvicinare le mie labbra alle sue, desideravo un bacio, un segno di amore.
Improvvisamente, al posto del bacio ho sentito uno schiaffo forte sulla guancia destra.
L'ho guardato sorpresa.
"Io comando, tu ubbidisci, nessun bacio fra noi. Chiedimi scusa, subito."
Quelle parole hanno eccitato ancora di più, voleva giocare e anche io non ne vedevo l'ora.
"Perdonatemi, mio padrone, non succederà più."
Mentre dicevo così gli ho sorriso invitante.
"Se vuoi che continui, devi implorarmi di andare avanti,"
Gli ho sorriso ancora, leccandomi le labbra, mi sono inginocchiata davanti a lui accarezzandogli il sesso, implorandolo senza ritegno di continuare ciò che aveva iniziato poco prima.
Allora mi ha preso le mani alzandomi da terra per gettarmi poi sul letto e ha ricominciato a spogliarmi, lentamente, mentre mi osservava tutta.
Fra le coperte io ero completamente nuda, lui ancora vestito, si occupava di eccitare tutto il mio corpo senza sosta.
Imperversava su di me con morsi, baci appassionati lasciandomi piena di lividi, succhiava voracemente la mia pelle, la leccava e la tormentava.
Sulle spalle, sul collo, sul seno.
Come ama succhiarmi il seno: lo ha sempre amato, sono gli unici momenti in cui, anche lui, chiude gli occhi.
Anche adesso sento quanto mi mi fa ancora male, soprattutto i capezzoli.
Mi tocco il seno e sento come mi duole forte, ma mi piace il suo male, mi fa impazzire, guardo i lividi rimasti e quanto sono belli, ne vado contenta e orgogliosa come per il Marchio Nero.
Sospiro, prendo ancora tempo, poi passo oltre coi ricordi, scendo a sfiorarmi il ventre, la pancia, ripenso a quando mi spogliava e mi strappava, con violenza, i vestiti sotto la cintura.
Allora mi viene un pensiero strano, uno scoppio di risa: portavo la veste da Mangiamorte, che è quasi una divisa per noi suoi seguaci.
Non ho idea di come sia ridotta ora. A brandelli probabilmente, accasciata da qualche parte sul pavimento, o ai piedi del letto.
Sarebbe bello andare in missione così, con la veste strappata dalla passione del Signore Oscuro.
Sorrido a me stessa, quante sciocchezze che mi vengono in mente, tanta è la felicità di quella notte.
Quando poi era sopra di me, nudo, forte, bello, non ho potuto toccare il suo petto, la sua pelle chiara, le sue braccia i suoi muscoli forti, non mi sono potuta trattenere e di nuovo gli ho avvicinato le labbra socchiuse, di nuovo a cercare un suo bacio.
Di nuovo ho preso uno schiaffo.
Lo sapevo, ma iniziava davvero a piacermi.
Ho ripetuto il tentativo, quindi mi ha colpito con più violenza, ho sentito il labbro rompersi, il sangue scendere caldo.
Allora mi ha parlato.
"Devi smetterla, devi ubbidire, devi fare solo quello che ti dico io."
Ho annuito con la testa, affondandola nelle lenzuola sgualcite, sotto al suo peso, accanto al suo viso.
"Allora adesso ti faccio urlare, devi urlare forte, devi farmi sentire che ti piace il dolore."
Mi sono morsa le labbra, ho allungato le braccia sulle sue spalle, ma lui si è divincolato per scendere fra le mie gambe, sentivo la sua lingua calda sul mio sesso. Ho gridato subito per il piacere.
Lui non voleva però solo il mio piacere, voleva anche il mio dolore, lo sapevo ed ero pronta, e infatti il male è arrivato inesorabile.
Lo sentivo mentre mi baciava, mi leccava e mordeva altre labbra, labbra più calde, più profumate, intime e delicate e mordeva fino a farmi urlare forte, davvero, come mi aveva ordinato di fare.
Sentivo che quel grido piaceva a me per prima, mi eccitava.
Dunque l'ho lasciato uscire ancora più forte e altri a seguire, lo facevo eccitare bene, il mio padrone. Solo allora ha smesso di torturarmi ed è tornato col viso accanto al mio, penetrandomi violentemente la vagina completamente bagnata.
Ero bagnata sia per il piacere che per il dolore.
Piacere e dolore insieme al massimo grado: è il perfetto ritratto di lui, del mio Signore.
Allora mi ha fatto sentire sua, fino nel profondo, nel profondo della sua penetrazione dominante e prevaricante, forte ed appassionata, incurante ed egoista.
Lunga da togliere il fiato.
Da lasciarci entrambi senza fiato.
Mi piaceva quando urlava, mi faceva sentire donna, mi faceva sentire potente.
Mi piaceva quando faceva urlare me, per un orgasmo intenso, tanto forte da essere spaventoso, tanto forte da perdere il controllo di tutta me stessa.
Completamente.
Non solo uno, tanti, ripetuti, intensi ed estenuanti. Non si stancava mai, non mi ha risparmiato nulla in tutti quei momenti di passione, mi ha presa in tutti i modi finché non è arrivato al suo orgasmo, quando la mia carne già bruciava più del fuoco.
Per diversi istanti siamo restati fermi, l'uno dentro l'altra, ansimanti, distrutti l'uno dall'altra.
Ho incrociato il suo sguardo che in quel momento non era né cupo né teso, come ero abituata a vederlo, era invece un po' perso e stanco, appagato e soddisfatto.
Gli ho sorriso, avrei voluto abbracciarlo, ma non mi sono azzardata. Ero già felice perché era chiaro quanto gli fosse piaciuto.
Torno al presente, mi sento sola nel letto.
Lui è andato via, lontano da me.
Dove sia adesso, mentre lo sto pensando, è una domanda che mi faccio incessantemente, ma il suo mistero, il suo essere irraggiungibile, in fondo mi piace.
Sarà mai completamente mio?
Probabilmente no.
È un pensiero triste questo, ma veritiero, su cui però non voglio soffermarmi.
Sento freddo, afferro le lenzuola e le annuso, sanno ancora di lui, del suo profumo. Mi copro distrattamente e le stringo tra le gambe.
Ho già una voglia infinita di lui.
Sono successe tante cose stanotte e se penso a poche ore fa sembra di pensare ad un'altra vita. Prima la missione per la profezia, poi la battaglia al ministero con gli Auror, l'adrenalina che scorre nel sangue, veloce, che mi dà quell'ebrezza così forte da rendermi invincibile.
I giochi con mio cugino, fino a che lui non è morto.
In ultimo gli altri compagni Mangiamorte, attaccati, sconfitti, abbandonati a se stessi.
Chissà che fine avranno fatto, probabilmente sono stati arrestati e ora si trovano di nuovo ad Azkaban.
Noi intanto facevamo l'amore.
Sorrido, tra me e me penso a quanto sia affascinante che dopo questo plateale fallimento, mentre tutti i Mangiamorte finivano di nuovo in galera, mentre la profezia era andata persa per sempre, a lui importasse solo di fare l'amore con me.
Lo trovo perverso ed eccitante.
Guardo fuori dalla finestra, scorgo un leggero chiarore dietro le imposte. Ormai è quasi l'alba, io non ho chiuso occhio e non ho nemmeno sonno, resto qui nel mio mondo di voluttà godendomi questa sensazione meravigliosa dopo tutti questi orgasmi, mi sento a metà fra il sogno e la realtà, fra il paradiso e l'inferno.
Lo continuo a pensare, penso alle sue spinte forti dentro di me: se io gridavo piano, lui spingeva più forte.
"Fammi sentire quanto ti piace."
Allora gemevo e urlavo di più. Godevo moltissimo.
Lui mi prendeva i capelli le sue spinte diventavano ancora più violente.
"Ancora! Fammi sentire ancora!"
Lo ascoltavo e ubbidivo, mi avvinghiavo a lui e mi dimenavo, lo volevo sempre più dentro di me e gridavamo insieme. Stringevo forte le mie dita sulle sue spalle per tenermi a lui e averlo tutto dentro di me.
Spero di avergli lascito anche io i miei segni, vorrei che si guardasse e vedendoli pensasse a me e a tutto quello che abbiamo fatto insieme.
A tutta quella devastante passione che non consumavamo da anni.
Io ho ancora voglia.
Sospiro e mi rigiro di nuovo sul letto, vedo che il sole ormai spunta prepotente dalle vetrate della stanza, non mi sono preoccupata di chiuderle.
Resto però ancora sdraiata, incapace di muovermi, stanca, dolorante, provata dalla sua furia appassionata.
Guardo i segni rosso vivo sulla mia pelle, che diventano lividi viola col passare delle ore. Mi piacciono, li trovo affascinanti, ne vado orgogliosa, mi fanno sentire sua.
Li osservo meglio: ne ho tanti e sono ovunque, ci deve avere messo impegno e desiderio per farmeli, mi ha marchiata davvero per bene.
Mi ha amata.
E gli è piaciuto.
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Sgath, che significa oscurità
Fanfic**Completa** I segreti che racchiude il piccolo frammento di anima rimasto nel corpo del Signore Oscuro.. L'amore infuocato, dirompente e disperato di Bellatrix.. I cambiamenti nel cuore e nella mente di Narcissa.. La dolce e ambigua presenza di Pit...