34. - sole.

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L'ultima cosa che si sarebbe aspettato, era vedere Louis steso sul suo letto mentre lui era di ritorno a scuola. Harry aveva notato la sua assenza, ma di certo non aveva pensato che fosse andato a casa sua.

Notò come il suo viso fosse rilassato mentre le sue palpebre erano serrate, i suoi tratti duri e i suoi zigomi alti facevano innamorare il riccio ogni volta. Le sue gambe accavallate lo facevano sembrare rilassato, mentre sapeva bene quanto quell'azione gli fosse costata e quanto si sentisse agitato. Lo poteva capire dalla sua palpebra che non era completamente chiusa e dal suo sopracciglio leggermente inarcato, dalle mani che si rifugiavano sotto le maniche della felpa e dal suo piede destro che continuava a muoversi.

«Cosa vuoi, Louis?» chiese, cercando di essere acido e schivo. Non ci era mai riuscito particolarmente, ma vedere Eleanor a scuola lo aiutava. Immaginare il suo sorriso velenoso quanto una vipera aiutava la sua rabbia a crescere, e ai suoi sensi di colpa svanire. A volte alcune persone meritavano di essere odiate da lui, non che odiasse Eleanor.

«Scusarmi» fu l'ovvia — non ovvia, in realtà, risposta del ragazzo. Si mise seduto al centro del letto, e guardò attentamente Harry, che lasciò scivolare lo zaino a terra e stette fermo, in piedi mentre gurdava e osservava gli sforzi di Louis. «Io...ho sbagliato quando ho urlato, non avrei dovuto farlo. Cercavo solo di capire, Harry, perché per me sei un libro aperto che viene improvvisamente chiuso, e anche solo la copertina cambia lingua e diventa arabo. Non ci capisco nulla, e non riesco— non intendevo dire che devi necessariamente andare d'accordo con El, volevo solo che la mia- la mia..ragazza e uno dei miei...volevo solo che voi andaste d'accordo. E mi dispiace se ti ho ferito, o se ti aspettavi un altro comportamento da parte mia. Mi dispiace, okay? ma non evitarmi»

Harry rimase con il fiato sospeso, a ripensare alla difficoltà con cui aveva detto che Eleanor era la sua ragazza. «Perché non dovrei evitarti?» fu tutto ciò che chiese. Aveva tanti motivi per farlo, e se solo li avesse elencati, allora avrebbe potuto scriverci un libro a riguardo. Aveva così tanti motivi per allontanarsi da Louis, ma non riusciva a farlo.

«Perché...non lo so perché non dovresti, Harry. Sono un casino, non— vorrei solo che tu rimanessi, Haz, perché quando ci evitiamo io non riesco ad essere felice, il mio sorriso non arriva agli occhi. Sei tu il mio sole, ricciolino, non posso impedirlo e non posso..non posso far finta che non significhi nulla» sospirò, stendendosi di nuovo e guardando il soffitto. Era vuoto, avrebbe dovuto comprare anche a lui le stelle di plastica.

«Cosa stai cercando di dirmi, Lou?» mormorò, pronunciando quel soprannome che sapeva avrebbe dato inizio al suo cedimento. Non sapeva neanche come aveva resistito fino a quel momento, senza avvicinarsi e abbracciarlo, senza essere smielato e fottutamente e irremediabilmente innamorato. Era riuscito a mettere da parte i suoi sentimenti per i primi cinque minuti, ma dopo che Louis aveva cominciato a parlare..tutto era crollato. La sua rabbia si era eclissata e nella sua mente esisteva solo LouisLouisLouis.

«Sto cercando di dirti che non voglio discutere con te, e che voglio..posso abbracciarti?» e voglio baciarti, e urlarti quanto mi piaci. Ma sono così codardo, pensò.

Harry annuì, aprendo le braccia per esortarlo ad avvicinarsi, e Louis si catapultò tra di loro. Aveva bisogno solo di un incentivo, ma anche senza permesso, lui avrebbe abbracciato Harry. Lui aveva bisogno di avere un contatto con Harry, qualsiasi contatto. Uno sfioramento, un abbraccio, uno sguardo, aveva bisogno di sentirlo vicino sempre. Non riusciva più ad immaginarsi senza lui ed era preoccupante, ma non aveva tempo per i pensieri negativi. Era così felice tra le sue braccia, così al sicuro.

«Mi hai perdonato, ricciolino?» chiese, speranzoso, allontanandolo di poco per incontrare i suoi meravigliosi occhi verdi. Si perse in ogni dettaglio di Harry, perché la vita prendeva colore con la sua presenza e con il suo essere. Ogni minimo particolare di quel ragazzo, faceva parte della lista di motivi per cui Louis era felice.

Louis era felice perché Harry mostrava sempre le sue fossette.
Louis era felice perché Harry si grattava il mento quando pensava.
Louis era felice perché le braccia di Harry erano fatte per circondarlo.
Louis era felice perché le labbra di Harry erano più carnose e grandi delle sue, e sembravano completarlo.
Louis era felice perché Harry aveva sempre gli occhi verdi come il prato e trasparenti come l'acqua.
Louis era felice perché Harry brillava tra tutti. Se fossero stati al buio, Harry avrebbe brillato.
Louis era felice perché Harry era il suo sole, e lui il suo girasole. Così affascinato da lui, come se fosse la sua metà. Ma il suo stelo era ancora attaccato al terreno e un fiore non può volare fino al sole, quindi aspettava che lui lo richiamasse a sé. Magari il sole, mentre si abbassava per tramontare, avrebbe potuto spezzare via il suo unico legame.

«Ti ho perdonato non appena ti ho visto sul letto» ridacchiò Harry, perdendo il sorriso a poco a poco. Gli occhi di Louis erano sempre così intensi, e profondi, e bellissimi. C'erano così tante sfumature di blu che sfociavano nell'azzurro che non riusciva a contarle. Avevano più sfumature del cielo e del mare, e lui era pronto per perdercisi dentro. O forse, era già perso. Inevitabilmente, involontariamente, era già perso dentro i suoi occhi.

E Louis era sotto la sua pelle. Louis era sotto la sua pelle da quando, vedendo il bagno di casa sua, ripensava alla giornata che avevano passato insieme. Quella era casa sua, ma il ricordo di Louis, il suo profumo, l'ombra del suo sorriso e l'accenno della sua risata vivevano tra quelle pareti. E vivevano dentro di lui. Dentro il suo cuore, così grande da poterlo ospitare per tutta la vita.

Quando gli chiedevano perché fosse innamorato di Louis (e gliel'avevano chiesto) non sapeva mai cosa rispondere. A volte aveva pensato che fosse proprio perché l'amore è irrazionale, ti innamori di una persona ma non te ne accorgi fin quando non c'è l'evidenza che fa di tutto per essere notata. Ti aggrappi all'idea che non sai cos'è l'amore, ma la verità è che non bisogna sapere cosa sia l'amore per amare. Quella era una cazzata. Lui non sapeva cosa fosse l'amore, forse un meccanismo senza ragioni, idiota, senza un filo da seguire, ma sapeva per certo di essere innamorato di Louis. Lo sapeva perché, quando il ragazzo rideva, il suo cuore lo accompagnava. E lo accompagnava sempre. Come se le loro anime fossero cucite e loro fossero una sola persona.

A volte aveva anche pensato di essere innamorato dei suoi occhi, ma non era abbastanza. Erano bellissimi, piccoli, vispi e incerti, ma non era abbastanza per innamorarsi di qualcuno. Così aveva pensato al suo viso, i lineamenti sicuri e duri, come una statua strutturata e scolpita con forza, ma non bastava l'aspetto esteriore. E allora vide quanto gentile fosse con le sue sorelline, quanto affettuoso fosse quando parlava con sua madre, quanto protettivo si dimostrasse quando si parlava di Zayn. Osservò come il suo grande cuore d'oro facesse rientrare ogni singola persona che gli avesse regalato un'emozione, ricordandone i particolari che lo avevano aiutato. E fu in quel momento che capì; non poteva dare una spiegazione quando gli chiedevano perché fosse innamorato di Louis, perché non poteva rispondere con una semplice sfaccettatura del suo carattere. Lui non amava una parte del più grande, lui amava Louis per intero. Non c'erano parti che non amasse, non una sfumatura che non venisse impressa nella sua mente, per cui la risposta era "Perché Louis è Louis" ma non avrebbero capito.

Guardò il ragazzo, si perse, e sorrise.




Spazio Au.

Non ho pubblicato alle tre del mattino, strano, ma vero. Credo che la storia stia morendo ma la scrivo comunque, forse..FIN QUANDO HO ISPIRAZIONE NSOMMA.

Btw spero voi abbiate avuto una meravigliosa giornata, spero che voi stiate bene e che siate amatx. All the love, Xx🐣

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora