Epilogo II

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La cena era stata tranquilla, avevano chiacchierato in modo leggero e Louis era stato più dolce del solito. Ad un certo punto si era tolto la giacca, troppo accaldato, e aveva arrotolato le maniche della camicia fino al gomito. Era davvero, davvero, davvero, bellissimo.

«Voglio fare l'amore con te in spiaggia» sussurrò, e il suo ragazzo quasi si soffocò. Bevve velocemente un bicchiere d'acqua e si alzò velocemente, facendo cadere la sua sedia per la fretta che aveva. Mano per la mano, palmo contro palmo, uscirono dalla loro stanza e corsero furtivamente per la villa, cercando di non fare troppo chiasso.

Quando la sabbia si intrufolò tra le dita dei loro piedi, Harry si avvinghiò a Louis e lo baciò con tutto il fiato che aveva in corpo. Le sue mani finirono tra le ciocche castane e le mani del maggiore finirono sui suoi fianchi, stringendolo e avvicinandoli ai suoi. In poco tempo si ritrovarono stesi a terra, il mare a fargli compagnia e il rumore dei loro baci bagnati.

Il riccio fece per mettere le mani sulle sue cosce, in modo da tenerlo fermo, ma Louis si alzò velocemente e gliele bloccò. «C'è qualche problema? Ho fatto— sai, non ti va?»

«Stupido, certo che mi va! Ma..devo—» si alzò in uno scatto, offrendogli le mani e facendolo alzare. Gli sorrise, giusto perché sapeva quanto paranoico potesse essere.

«Harry, io ti amo così tanto che non riesco ad immaginarmi con un'altra persona. Ti amo così tanto che il mio futuro è collegato solo a te e a quello che potremmo fare. Ti amo così tanto che se immaginassi una casa, qui, adesso, domani, in un futuro lontano, la immaginerei sempre con le nostre tazze inguardabili perché, dopo di te (non che possa esistere un futuro senza te), non andrò mai a comprare tazze con animali strani disegnati sopra. Ti amo così tanto che non berrei più un milkshake se sapessi che non mi faresti il broncio se non te ne portassi uno. E sì, ti amo così tanto che..» la mano finì nella sua tasca, la scatolina di velluto fu stretta in una morsa coraggiosa.

Il ginocchio destro si immerse nella sabbia e il ginocchio sinostro fu il sostenitore del braccio che stava mantenendo ciò per cui Louis era tanto nervoso. «Ti amo così tanto che voglio essere tuo per sempre. Quindi, H, vuoi sposarmi?»

Harry pianse. Pianse davvero. Si mise una mano dinnanzi alla bocca e si coprì gli occhi con il braccio. Louis temeva davvero che non volesse quello per loro, o che non volesse lui, per cui richiuse la scatolina e si alzò (di nuovo), togliendosi i residui di sabbia dai pantaloni costosi ed eleganti.

«Vuoi..sposarmi?» chiese, con la voce tremante, scompigliandosi i ricci. Era felice? Era triste? Louis non capiva.

«Voglio sposarti, Harry, ma tu lo vuoi? Vuoi sposarmi?»

Il più piccolo si asciugò le lacrime velocemente, e annuendo in modo vigoroso, lo strinse tra le braccia in una morsa che gli tolse il respiro. Quindi..si sarebbero sposati. «Aspettavo che tu me lo chiedessi da cinque anni, Lou, non riuscivo a crederci» mormorò, le mani che ricercavano l'anello.

«Mi sono spaventato» ammise, e con il pollice e l'indice cercò di infilare l'anello al suo annulare, ma nel frattempo Harry stava piangendo e un improvviso verso di animale lo fece spaventare e saltare per la sorpresa e l'anello non era più tra le sue dita. Oh. Oh. Era caduto, nella sabbia. Avrebbe pianto anche lui.

«Oh mio Dio, Harry! cazzo, aiutami» lo cercarono con la torcia del cellulare per una buona mezz'ora prima di riuscirlo finalmente a trovare.

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora