37. - il diario.

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Quando si svegliò, Louis era già sveglio con una sigaretta tra le labbra. Gli sorrise, ma notando che era occupato a guardare il cellulare, fece per uscire dal nido di lenzuola bianche. «Dove credi di andare?» lo fermò subito il maggiore, stringendogli un braccio dietro le spalle e rigettandolo sul suo petto.

«Volevo farmi una doccia e lavarmi i denti, Louis» rispose, annoiato. Roteò perfino gli occhi, facendo scoppiare a ridere l'altro.

«Dopo, puoi farlo dopo» e di nuovo, le sue labbra erano su quelle di Harry. Si baciarono fino a perdere il respiro, fin quando le loro anime non divennero una.

«Che schifo» ridacchiò il riccio, venendo spinto scherzosamente in risposta. Non sapeva se essere felice perché Louis non stava scappando come era solito fare, o piangere a dirotto perché la notte prima aveva confessato di amarlo e lui lo stava trattando come se non avesse detto nulla. Probabilmente non l'aveva fatto davvero, forse l'aveva sognato. Sperava, almeno, che fosse solo il frutto della sua immaginazione. Anche perché Louis non gli aveva risposto..

«A cosa pensi?» gli chiese, giocherellando con un suo riccio. Lo guardò, con quello sguardo di ammirazione, devozione, e Harry sapeva che qualsiasi cosa gli avrebbe chiesto Louis di fare, lui l'avrebbe fatta. E no, non sarebbe morto per lui, perché morire era facile. Chiudi gli occhi e non ti aggrappi a niente, ti arrendi e abbandoni. Invece, per Louis, lui avrebbe combattuto, avrebbe stretto la presa, sarebbe vissuto e avrebbe condotto una vita che avrebbe soddisfatto appieno la sua visione. La loro, in realtá: era da quando scriveva sul diario il suo nome che non riusciva ad immaginarsi una vita senza le sfumature di blu.

Penso che ti amo, ma non so se sei pronto a sentirtelo dire. «Niente di importante» mormorò, baciandogli le labbra come se fosse un soffio di vento improvviso. Sorrise, mostrandogli le due profonde fossette che si palesavano solo quando era felice. E lui era felice, almeno fin quando non pensava. Doveva solo spegnere il cervello. Niente pensieri.

«Non avevi una doccia in programma?» chiese il maggiore, con un tono malizioso e una scintilla a fargli brillare le perle blu che aveva al posto degli occhi.

«Non faremo la doccia insieme, Louis»

Inutile dire che, dopo quella piccola protesta, non appena Harry aveva messo piede in doccia, Louis l'aveva seguito.

                                 ***

Era Venerdì pomeriggio, era passata un'altra settimana da quando il suo rapporto con il maggiore si era evoluto. Avevano fatto dieci passi avanti, ma Harry sentiva che mancava qualcosa. Sentiva come se il ragazzo gli stesse nascondendo un dettaglio, ma non sapeva cosa stesse nascondendo e per quale motivo. Sapeva solo che loro non erano una coppia e la mano in pubblico (specie fuori la scuola) non dovevano tenersela. Altrimenti discutevano, e anche pesantemente.

Gli faceva male? Un male cane.
Avrebbe rinunciato a loro? No, non avrebbe mai potuto. Preferiva possedere Louis nelle mura delle loro case sicure piuttosto di non averlo affatto.

Adattarsi non era poi così male.

No, in realtá era un vero schifo. Odiava adattarsi.

Louis rientrò in camera con un vassoio pieno di dolci, un té ed un milkshake a fragola e vaniglia. Posò il tutto sul comodino di fianco al letto, e poi si gettò a peso morto su di lui. Gli baciò tutto il viso, il naso, gli zigomi, la mascella, il pomo d'adamo, le guance, le labbra. Le loro lingue si cercarono, insaziabili come sempre.

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora