39. - l'umiliazione.

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Quella mattina, Harry avrebbe preferito rimanere a casa. Avrebbe preferito sprofondare nelle sue coperte, affondare il viso nel cuscino profumato piuttosto che ritrovarsi quella scena davanti.

Gli veniva da vomitare e sentiva le gambe molli, ma non poteva andarsene e rimanere tutto in quella maniera.

Ce la puoi fare, H.

Certo, aveva passato di peggio, decisamente di peggio, ma ritrovarsi tutti le pagine del suo diario attaccate per ogni perimetro e parete della scuola era decisamente come un pugno nello stomaco. Un deciso, forte, duro pugno nello stomaco.

Non riusciva a respirare correttamente e l'unica cosa che pensava era che le pagine erano state scelte con cura. Non c'erano le tragiche storie dei litigi dei suoi genitori, non c'era il suo segreto, non c'erano parole di apprezzamento per Niall, c'erano solo parole su parole su parole di quanto magnifico fosse Louis. Di quanto amasse Louis. E si sentiva male. Si sentiva come se nella scuola fosse stato risucchiato l'ossigeno.

«Aria dentro, aria fuori» sentiva dire da Niall, che gli massaggiava le spalle e gli spostava i riccioli dalla fronte. Liam, invece, cervava il responsabile e si aggirava come una furia per i corridoi.

Alcune pagine le avevano tolte, ma erano ovunque, e si sentivano disperati. Lui si sentiva disperato.

Vedeva le parole d'amore che aveva dedicato a Louis e pensava solo che, cazzo, aveva appena rovinato tutto perché il maggiore non era decisamente pronto a quello. E, quei brutti bastardi, avevano anche mandato a monte la sua vita sociale. In che modo avrebbe potuto essere visto di buon occhio se, da quel momento in poi, sarebbe rimasto "Lo sfigato con il diario d'amore"? Non riusciva ancora a respirare e si sentiva sott'acqua.

Non era piacevole come perdersi negli occhi di Louis.

«Harry, tesoro, senti come respiro? Puoi provare a farlo anche tu, per favore?» Niall aveva la voce graffiata e Harry sapeva che aveva cercato di evitare quel momento. Ma il biondo non poteva salvarlo per sempre e il riccio non poteva dipendere da lui.

Strinse la presa attorno al suo polso quando notò le due sagome di Louis e Zayn. Erano entrati a scuola e si stavano guardando intorno e lui stava davvero per vomitare sulle scarpe del suo migliore amico. Erano nascosti all'angolo, e guardavano la scena in silenzio, come se non fossero loro ad essere diventati i nuovi coglioni della scuola (Harry parlava al plurale perché ovviamente, ovviamente, Niall gli aveva detto che se lo avessero preso per il culo, allora avrebbero sfottuto anche lui. Affondo io, affondi tu).

Le lacrime calde bagnavano la sua maglia e si sentiva in dovere di poterlo fare. Louis aveva spalancato la bocca e si era messo una mano sul cuore, era sbiancato e sapeva. Lui, adesso, sapeva. E non poteva fingere di non vedere, come aveva cercato di fare con lui dopo che gliel'aveva confessato. Semplicemente...non poteva.

Niall strinse la presa su di lui proprio mentre i suoi occhi stavano perdendo di vista il maggiore, troppo appannati dalle lacrime amare che aveva versato. Troppo dolore, troppo troppo troppo. Le sue emozioni erano così tante e lui ne era totalmente sopraffatto.

Chiuse gli occhi, lasciando che le mani dell'irlandese lo modellassero a loro piacere. Si ritrovò con l'orecchio premuto sul suo petto, il calmo suono del battito cardiaco di Niall lo stava calmando. Strinse le braccia attorno alla sua vita e si avvicinò maggiormente, gli bagnò il maglione e sussurrò anche un flebile "Mi dispiace".

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora