14. - abitudine.

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Quando Harry spalancò la porta di casa, di certo non poteva aspettarsi di vedere sua madre seduta sul divano, con delle occhiaie nere e il cellulare posto davanti. Sembrava che lo guardasse da ore, e non aveva alzato lo sguardo neanche quando il riccio era entrato totalmente in casa, chiudendo la porta alle sue spalle e facendo passi incerti verso Anne.

«Mamma?» chiamò, e solo in quel momento la donna alzò il capo. Suo figlio era lì, a pochi passi da lei, e stava bene, stava bene. Si affrettò ad alzarsi e a stritolarlo in un abbraccio che durò più del previsto, ma Harry la lasciò fare. Infondo, non gli dispiaceva così tanto.

«Harry Edward Styles, dove diavolo eri finito? io- ho chiamato la polizia! pensavo ti avessero fatto del male, e invece..» sembrava sull'orlo di una crisi isterica, e i suoi occhi erano colmi di lacrime. Quando Anne si rese conto che il figlio stava per piangere per il dispiacere, si sciolse in un sincero sorriso. «Non importa, tesoro, l'importante è che tu stia bene» sospirò infine, lasciandogli un bacio tra i ricci.

«Quindi mi lascerai uscire?» tentò Harry, con un berlume di speranza.
«Assolutamente no,» confermò sua madre, per poi «e adesso vai a lavarti, puzzi» concludere.

***

Louis non era mai stato un tipo dolce. O almeno, non aveva mai richiesto esplicitamente di aver bisogno di essere amato, o almeno di una dimostrazione nei suoi confronti. Ma in quel momento, aveva realmente bisogno di urlare al suo patrigno che poteva anche dirgli un "come stai, Louis? ci hai fatti preoccupare". Ma non ottenne niente, e non chiese niente. Non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe elemosinato attenzioni.

La macchina venne parcheggiata con attenzione, e Mark sembrò accorgersi solo in quel momento che il suo figliastro era ritornato da un viaggio non avvisato di un giorno e mezzo. «Louis, noi ci eravamo..sai, preoccupati» tentò, guardando dallo specchietto il viso del ragazzo.

E Louis decise di non rispondere, piuttosto scese dall'auto. Appena spalancata la porta, Phoebe e Daisy lo avvolsero in un abbraccio caloroso. «Dove eri stato, BooBear?» chiese Daisy, con i suoi occhioni spalancati per la sopresa e la bocca tirata all'insù per la felicità di riavere il fratello in casa.

«Ci eravamo preoccupate, Boo. Ci mancavi» le diede manforte la gemella, e il maggiore si sentì sciogliere. Si abbassò alla loro altezza, e le baciò le guanciotte.

«Sono qui, va bene? e adesso andiamo a vederci un film»

«Alt!» urlò Lottie, seduta sul divano dapprima. «Ho la precedenza, e poi, puzzi Louis»

Il maggiore le fece la linguaccia, avvicinandosi per farle il solletico. La ragazza si dimenò sotto di lui, ridendo a crepapelle. «B-basta! dai, per f-favore» supplicò, con le lacrime agli occhi per aver riso troppo.

«Va bene, va bene» concesse Louis, ma prima di potersi alzare, Lottie lo strinse a sé.

«Mi eri mancato, coglione. La prossima volta avvisa» sussurrò, lasciandolo dopo un attimo e concentradosi sulla sua telenovela. Il ragazzo le lasciò una carezza tra i capelli, e poi andò a lavarsi. Puzzava davvero.

  ***

Rimanere seduti sul divano per un intero pomeriggio con le sue sorelle, a guardare un film, era quello che Louis intendeva per abitudine. Lo facevano sempre, ma quella volta mancava Fizzy. In realtà, Lottie gli aveva detto che la ragazza era uscita con un amico, e che sarebbe tornata da lì a poco. E davvero, Louis non vedeva l'ora di vedere chi fosse l'idiota con cui uscisse sua sorella.

Passò un'ora, più o meno, e finalmente il campanello trillò. Il ragazzo si affrettò ad aprire la porta, ma non si ritrovò sua sorella dinnanzi, bensì Zayn, che lo guardava con un espressione annoiata. Lo sorpassò con un passo, non chiedendo neanche il permesso per entrare. Daisy e Phoebe, non appena lo videro, urlarono felici, e stritoralono anche lui in un abbraccio spacca-ossa. «Ciao, piccole» salutò lui, baciando il capo ad ognuna di loro. Anche a Lottie, che lo allontanò con un sorrisetto e un finto verso disgustato.

«No eh, ma fai come se fossi a casa tua!» lo rimbeccò Louis, sedendosi sul divano e guardandolo male.

«Già lo faccio» rispose Zayn, lanciandogli un'occhiataccia e stendendosi sulle gambe di Charlotte, che prese a fargli i grattini sul collo. «Andiamo, non mi guardare male! lo sai che ho altri gusti» si difese il mulatto quando notò che il migliore amico stava per picchiarlo.

«Questo non ti impedisce di-» non finì la frase che il campanello suonò di nuovo, «Sei solo fortunato» soffiò prima di alzarsi e andare ad aprire. Sua sorella Félicité aveva il viso rigato di lacrime, un'espressione arrabbiata ad incorniciare il tutto. Quando notò che ad aprirla fosse stato Louis, la sua bocca si spalancò per la sopresa, e ci volle davvero poco prima che si fiondasse tra le sue braccia.

«Hey, tesoro, cos'è successo?» chiese, dolcemente. La ragazza scosse la testa, rifiutandosi di parlare, e Louis sospirò, accettando il suo silenzio. Con una mano le asciugò il viso, e anche se i suoi occhi erano ancora rossi, sembrò stare meglio. La fece entrare, e non appena la videro stare male, tutta la famiglia Tomlinson (più Zayn) si alzò per andarle in contro.

«Non piangere, piccola, okay? chiunque ti ha fatto piangere non ti merita» le disse il mulatto, dandole un bacio in fronte e stringendola tra le sue braccia.

«Lo sapevo che era uno stronzo» sbottò Lottie, incrociando le braccia al petto e roteando gli occhi.
«Oi oi, le parole! ci sono le bambine» la rimproverò Louis, severo.
«Scusa scusa» alzò le mani la ragazza, avvicinandosi a sua sorella ancora stretta da Zayn. «Vediamoci un film, non ci pensare» le disse, sorridendole.

Fizzy si lasciò convincere, e dopo poco furono tutti sul divano. Zayn aveva il capo sulle gambe di Lottie, che continuava a fargli i grattini, mentre Fizzy era stesa tra le braccia di Louis, che a sua volta aveva Phoebe attaccata alla sua gamba e Daisy a stringergli il fianco. Il finale fu così triste che qualche lacrima scappò anche dal controllo di Zayn, e Fizzy non si trattenne dal prenderlo in giro. Ma poi le venne rinfacciato il fatto che stesse piangendo più di lui, e allora si zittì.

«non ricambiava più i miei sentimenti, era innamorato di un'altra. È una stro-» guardò le bambine, sorrise e si raddrizzò. «è una stupidaggine, mi dispiace avervi fatti preoccupare per così poco» sospirò. Fizzy aveva sputato il rospo, e si sentiva un minimo meglio. Non voleva che la sua famiglia si preoccupasse per cose inutili.

«Non è una stron-uhm, stupidaggine se ti ha fatta piangere» rispose Louis, mentre Zayn annuiva, concordando con quello che aveva appena detto. «Che ne dite se faccio dei pancakes, adesso?» sorrise il maggiore, ma tutti lo guardarono male.

«No, ti prego» fece Lottie, mentre «No, BooBear, no» lo ripresero le gemelline, e infine «Non ci pensare neanche!» ululò Zayn, alzandosi di scatto e tirandolo per la manica, facendolo finire col culo a terra.

«Occazzo, scusa Michelangelo!»
«Ti stai davvero scusando con il mio culo? e poi, non dire le parolacce»

Louis sbuffò, ma sapeva che se avesse potuto chiedere di meglio, non l'avrebbe ottenuto. Perché quello era il meglio, quella era la sua famiglia, e non l'avrebbe cambiata per niente al mondo.

Spazio Au.

Questo capitolo serve per far capire le dinamiche nelle rispettive famiglie, anche se ci sono davvero tante cose da dire a riguardo.

Ma comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto. See u soon, love u all Xx🐣

Sunflower; Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora