Harry si era svegliato presto. Aveva lasciato un post-it a Niall, e dei messaggi sul telefono. Era ritornato a casa ed era rientrato come un ladro. E, visto che anche da ladro non sarebbe mai stato cauto o attento, con il fianco aveva fatto cadere un libro che era sbattuto sul tavolo, facendo rovesciare e rompere un vaso nuovo.
Sua madre era entrata in salone con una mazza in mano e una vestaglia rosa shocking, ed era finita per dargli anche un colpo, presa dal momento. Harry aveva raccolto tutti i pezzetti di vetro, visto che sua madre l'aveva minacciato; se non l'avesse fatto, lei lo avrebbe rincorso con la mazza. Il riccio sapeva che non l'avrebbe fatto davvero, ma gli piaceva aiutare e quella sembrava un'ottima distrazione.
Il campanello trillò, e dallo spavento il ragazzo si conficcò un pezzo di vetro sul palmo aperto. L'aveva poi estratto con velocità, guardando il muro al posto della sua mano, ed era andato ad aprire la porta. Rimase fermo e impietrificato dinnanzi alla figura bassa che aveva davanti. «Haz, stai sanguinando!» appurò, con la sua voce acuta e il suo fare sbarazzino.
«Uhm, sì, ecco..» si fece di lato per fargli vedere il casino che aveva combinato, e i suoi occhi azzurri lo guardarono sbalorditi e critici. «Cosa ci fai alle otto del mattino, di un Venerdì qualunque, alla mia porta?» chiese, ancora stupito di vederlo lì. Louis si strinse nel suo giacchetto di jeans, alzando le spalle e facendo una smorfia.
«Non sono una stalker, Niall mi ha detto che abitavi qui e che oggi non venivi a scuola, per cui..» borbottò il liscio, abbassando lo sguardo sulle sue converse rovinate. «Però se hai da fare ci vediamo un'altra volta, okay? insomma, io avrei dovuto chie-»
«È okay, Lou. Non avevo niente da fare» sorrise raggiante il riccio, facendo accomodare il ragazzo in casa. Louis gli proibì di raccogliere i cocci da terra, e lo fece lui stesso. Prima però, appoggiò una busta (che Harry non aveva notato) sul divano. La guardò attentamente, come se con lo sguardo potesse sapere cosa ci fosse al suo interno. Non voleva sbirciare, solo sapere. «Dov'è il bagno, ricciolino?»
***
Non sapeva come era finito in bagno con Louis a cavalcioni su di sé. Sapeva solo che era successo. «Non muoverti così tanto, non riesco a concentrarmi» lo maledisse per la quinta volta il maggiore, facendo attenzione a non essere rude con i modi. Harry stava sorridendo, era felice, seppure gli bruciasse la mano e Louis stesse cercando di disinfettarla mandandogli bestemmie contro.
Sfregava con attenzione un batuffolo di cotone bagnato di qualche medicina sul sangue, e gli accarezzava il retro del collo quando sentiva i suoi lamenti. Il riccio, provocato dalle attenzioni e anche dal fastidio, si muoveva continuamente, e così Louis si era messo a cavalcioni su di lui per stringergli i fianchi tra le gambe e farlo stare fermo. La cosa che non sapeva, era che Harry aveva eliminato quella parte di storia dal suo cervello e si era focalizzato sulla posizione che avevano assunto. Se il maggiore avesse fatto qualche tipo di movimento, strusciandosi per mettersi comodo, avrebbe fatto formare un'erezione al riccio e lì non sarebbe stato più divertente. «Lou, mi fai male» si lamentò a quel punto, sia per spostare i suoi pensieri su altro, sia perché veramente gli bruciava il palmo.
«Lo so che ti fa male, ricciolino, ma devo disinfettarla» rispose cautamente, continuando imperterrito a sfiorare il suo taglio con il cotone. Le ciglia sfioravano i suoi zigomi alti, le sue labbra erano arricciate in una smorfia concentrata e le sue sopracciglia erano aggrottate. I suoi capelli, invece, erano tenuti fermi da una fascia nera. Louis non li aveva lunghissimi, ma le ciocche gli finivano sugli occhi e per evitare la scocciatura di aggiustarli sempre, Harry gli aveva dato una fascia di sua sorella. Era stato bello mettergliela, sentire la consistenza dei suoi fili biondicci tra le dita e sfiorargli la fronte. Con la scusa (che non era una scusa) di dover abbassare le braccia, Harry gli aveva anche sfiorato gli zigomi che tanto amava. Se gli avesse sfiorato anche le labbra, Louis si sarebbe accorto della falsa accortezza che aveva usato e sarebbe andato tutto male.
«Sei davvero sbadato, Harold» lo ammonì il ragazzo, alzandosi dal suo bacino e buttando il batuffolo in un cestino. Il riccio si accigliò, e il maggiore gli passò un dito su tutte le rughette di espressione. L'aveva fatto con così tanta delicatezza che gli erano venuti i brividi perfino a sé stesso.
«Mi chiamo Harry,»
«Harold» ribatté Louis, deciso.
«Harry» rifece il riccio, invece.
«Harold» gli puntò perfino un dito contro il petto, che non solo aveva fatto scoppiare il suo cuore di gioia per quegli attimi, ma aveva fatto anche ridere lui. E poi il maggiore aveva riso, e il suono della risata aveva battuto qualsiasi altro suono esistente sul pianeta.***
Erano stravaccati sul divano, soli in casa. Sua madre era uscita di casa con un cenno, e non aveva neanche fatto caso a Louis steso di fianco ad Harry. Sua sorella, invece, era stata molto diretta e; «Sei tu il ragazzo che gli occupa sempre il tempo dopo scuola? sei il suo fidanzato? uno scopamico?» aveva detto, facendo arrossire Harry e facendolo urlare come una ragazzina. Le aveva sbraitato contro, in realtà, mentre le risa di Louis si diffondevano per casa.
Il liscio aveva la testa appoggiata sulla sua spalla, e guardava il film che avevano deciso di trasmettere (alle nove del mattino, sì) con attenzione. Quando arrivarono i quindici minuti di pubblicità, Louis si allontanò da Harry per afferrare la busta che aveva portato. La mise tra di loro, cacciandone un milkshake e una ciambella alla fragola ricoperta di cioccolato bianco. Prese anche una bottiglina piena di tè freddo, ed Harry si preoccupò di versarne il contenuto in una pentolina e di riscalarla. Pochi minuti dopo lo versò in una tazza azzurra (che era la sua) e glielo porse con un sorriso caloroso.
Bevve il suo milkshake, gustandosi la fragola e i brividi che gli procurava il gelato, e addentò la sua ciambella, condividendola con Louis. «Grazie,» espirò, dopo aver finito di mangiare il tutto e aver continuato a prestare attenzione a quel film. I due protagonisti stavano facendo l'amore, quindi lui e il suo imbarazzo potevano intervenire.
«Non c'è bisogno che mi ringrazi, ricciolino, noi siamo amici, no? gli amici fanno questo» gli diede anche una tenera spallata, che ottenne un sorriso tirato e un "sì" accennato. Infine Harry si stese con la testa sulle cosce di Louis, e lui prese ad accarezzargli la cute e a sentire il suo cuore tremare al contatto. Guardò il viso di Harry, che sembrava appagato e rilassato. Aveva gli occhi chiusi e le ciglia ad accarezzargli gli zigomi, le labbra rosse leggermente disciuse e i ricci sparsi sulla sua fronte. Il cuore di Louis tremò di nuovo.
In quel momento si rese conto che per quanto cercasse di autoconvincersi che Eleanor fosse abbastanza, che Eleanor gli piacesse ancora, che l'amasse ancora, quelle erano tutte bugie che cercava di dirsi per calmare il suo spirito e far finire tutto come nei piani prestabiliti silenziosamente da sua madre e Mark. Harry cominciava a piacergli, e questo lo destabilizzava. Se fosse stato veramente innamorato della sua ragazza, il suo cuore avrebbe dovuto battere in quella maniera per lei, non per un ragazzino riccio conosciuto sì e no da due settimane.
Era davvero, davvero, fottuto.
Spazio Au.
Okay, questo capitolo è fluff e Louis capisce di provare qualcosa per Harry. Piango, la storia sta prendendo forma man mano.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, see u soon xx🐥
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Sunflower; Larry Stylinson.
Fanfic"Hai bisogno di qualcosa, riccio?" "Sì. Del diario, per precisare, poiché è mio" "Non ho intenzione di restituirtelo, riccio. Mi hai ben capito? Adesso puoi ritornare dal tuo amico biondo -per cui hai speso ben due pagine, fantastico, e smetterla di...